Atletica

Mondiali, il bilancio della Brianza: Filippo Tortu brilla, Mario Lambrughi si accende

Lo sprinter, dopo l'eliminazione al primo turno dei 200 metri, ha conquistato un'incredibile medaglia di argento con la staffetta 4x100. L'ostacolista è andato vicino al suo personale nei 400 hs.

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- Foto d'Archivio

Nella vita di ognuno di noi in genere le domande e i dubbi superano di gran lunga le risposte disponibili. Nell’atletica leggera c’è solo un luogo dove questa disparità ha ragione di trovare la propria soluzione. Sono i 400 metri dell’anello di pista. Proprio quelli sui quali, grazie a Filippo Tortu e a Mario Lambrughi, anche la Brianza ha detto la sua ai Mondiali di atletica leggera di Budapest.

Lo sprinter, cresciuto a Costa Lambro, una frazione di Carate Brianza, ha conquistato una splendida medaglia d’argento con la staffetta 4×100 metri. Lambrughi, monzese doc, tesserato con la maglia dell’Atletica Riccardi, nei 400 ostacoli è andato ad un passo dal proprio personale nel primo turno eliminatorio, per poi essere squalificato in semifinale.

INIZIO DIFFICILE

Quando una grande gioia arriva dopo una fresca e cocente delusione, il vortice di emozioni diventa più intensamente godibile. E dalla propria mente tende ad esplodere all’esterno con grande evidenza. Così le braccia larghe e gli occhi spiritati di Filippo Tortu, quando capisce di aver portato la staffetta azzurra della 4×100 metri dietro solo agli Stati Uniti,  dimostrano quanto fosse incontenibile la felicità del 25enne velocista brianzolo.

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I suoi Mondiali di Budapest, però, per usare un eufemismo, non erano iniziati nel migliore dei modi. Il 23 agosto Tortu, che alla vigilia della rassegna iridata non aveva nascosto di puntare alla finale dei 200 metri e di scendere sotto la soglia dei 20 secondi, è stato clamorosamente eliminato al primo turno eliminatorio.

Filippo, fresco  Campione italiano nei 200 metri con un promettente 20”14, infatti, impegnato nella sesta delle sette batterie previste per i 200 metri, non era andato oltre il quarto posto con il crono di 20”46. Un tempo ben lontano dal suo personale, quel 20”10 realizzato nel 2022 ai Mondiali di Eugene, che lo ha reso il primo degli eliminati per soli 2 centesimi.

Una beffa per lo sprinter brianzolo, tesserato per le Fiamme Gialle ed ex studente del Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza, che è riuscito così a “peggiorare” perfino il risultato dei Mondiali dell’anno scorso, quando per soli 3 millesimi non si qualificò per la finale iridata dei 200 metri.

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LA RISALITA

Un campione si vede anche, forse soprattutto, da come riesce a rialzarsi da una caduta. E così Filippo Tortu ci ha messo solo due giorni per rifarsi dalla delusione dei 200 metri. Il 25 agosto, infatti, insieme agli altri tre moschettieri in maglia azzurra, l’esordiente Roberto Rigali, Marcell Jacobs, che si sta ritrovando dopo una serie di infortuni e Lorenzo Patta, stampa uno straordinario 37”65 nelle qualifiche della staffetta 4×100.

Il risultato consente a Tortu e all’Italia di vincere la batteria davanti al Sud Africa e alla Gran Bretagna. E di accedere alla finale con il miglior tempo. Perfino gli Stati Uniti e la Giamaica, rispettivamente con 37”67 e 37”68, sono dietro.

A quel punto le aspettative per chi, come il quartetto azzurro, è campione olimpico in carica, anche se negli ultimi due anni ha fallito tutti gli appuntamenti più importanti, salgono inevitabilmente. E questa volta Rigali, Jacobs, Patta e Tortu non tradiscono.

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Un'immagine della staffetta alle Olimpiadi di Tokyo

ARGENTO CHE VALE ORO

L’argento, conquistato con il tempo di 37”62, 12 centesimi meno dell’oro di Tokyo nel 2021, è solo un gradino in meno degli Stati Uniti (37”38) dell’inarrivabile Noah Lyles. E permette all’Italia di tornare vice campione del mondo dopo 40 anni. Nel 1983 ad Helsinki Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea, infatti, giunsero secondi al traguardo. Anche quella volta dietro gli Stati Uniti.

Gli azzurri, dotati di un forte spirito di squadra, sono stati perfetti nei cambi. E Filippo Tortu, ancora una volta, sul rettilineo finale, ha dimostrato di avere un lanciato incredibile, che gli ha consentito di recuperare la Giamaica e tenere a distanza la Gran Bretagna.

“Nella staffetta si accende dentro un fuoco che normalmente non hai – afferma lo sprinter brianzolo a Casa Italia – sai già che se prendi testimone bene e corri, c’è una medaglia che ti aspetta“.

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Mario Lambrughi

OSTACOLI AGRODOLCI

Il primo brianzolo a scendere in pista ai Mondiali di Budapest è stato Mario Lambrughi. Che, come non gli riusciva da tempo, nella mattinata del 20 agosto è riuscito a tirare fuori gli artigli nel primo turno dei 400 ostacoli. Il suo 49”05 è il sesto crono della sua batteria.

Mario, che quest’anno ha corso in 49”54 conquistando il titolo di Campione italiano dei 400 ostacoli a Molfetta compie un’autentica impresa personale. Con il quarto crono di ripescaggio conquista la semifinale. E può coltivare la legittima speranza di battere il suo personale, quel 48”99 siglato il 13 maggio 2018 a Rieti.

Purtroppo i sogni di Lambrughi, tesserato fino al 2016 con l’Atletica Vedano, durano un giorno e mezzo. La sera del 21 agosto, infatti, la sua semifinale, la prima delle tre in programma, non incomincia nemmeno. L’ostacolista monzese viene squalificato per falsa partenza visto che ha lasciato i blocchi 17 millesimi prima del colpo di pistola dello starter.

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Aceti (primo da sin.) alle Olimpiadi di Tokyo

Una beffa che lascia l’amaro in bocca. Anche se Mario per qualificarsi alla finale avrebbe dovuto correre almeno 48”39, un crono per lui piuttosto improbabile. In finale ai Mondiali di Budapest non ci è arrivato nemmeno un altro brianzolo, Vladimir Aceti, ragazzo di origine russa che vive e si allena a Giussano.

Una microfrattura vertebrale lo ha costretto a guardare da casa il quartetto azzurro della staffetta 4×400 metri, di cui ha fatto parte anche alle ultime Olimpiadi, giunto settimo nell’atto conclusivo della rassegna iridata.

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