Le interviste

Caro-energia e carenza di materie prime: è SOS imprese. Ecco le interviste agli imprenditori brianzoli

Dai costi delle materie prime a quelli dell'energia. Ma quali sono concretamente le difficoltà che stanno vivendo le imprese? Lo abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori brianzoli.

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Quello del caro-energia è un tema sulla bocca di tutti da mesi. Il motivo? È un tema trasversale: lo vivono i cittadini – che rischiano di vedere lievitate le bollette di luce e gas – e lo vivono le imprese (e a cascata i lavoratori) che con gli aumenti temono cali di produzione, costi aumentati, erosione dell’utile. Ad ottobre i costi per le imprese sono cresciuti del 7,1% su base mensile e del 20,4% su base annua: a rilevarlo l’ISTAT, spiegando che «la forte crescita dei prezzi» è spinta dall’incremento dei «prodotti energetici, particolarmente marcati sul mercato interno, dove si rilevano aumenti eccezionali per energia elettrica e gas». Secondo Il Sole 24 Ore, sarebbero ceramica, vetro, gomma plastica e metallurgia i comparti più in affanno per l’aumento dei costi. Aumenti che se letti sotto forma di percentuali parlano da soli: l’energia elettrica sale in media del 138% e il gas del 228%.

Ma cosa vuol dire concretamente caro-energia per la piccola impresa e l’industria? Come al solito, lo abbiamo voluto chiedere a chi il problema lo vive da vicino: gli imprenditori della Brianza. Sul piatto il tema dei prodotti energetici, ma anche quello del reperimento e dei costi delle materie prime, tema da mesi caldo per le aziende che sembra non volersi placare. Ecco le loro testimonianze.

Caro-energia, ma ne risentono davvero le imprese?

“Ne risentiamo eccome – spiega Alberto Dossi, Presidente del Gruppo Sapio, leader nella produzione di gas tecnici, medicinali e nella produzione di ossigeno. – Negli ultimi 6 mesi il costo dell’energia è triplicato, in alcuni momenti addirittura quadruplicato. La causa non è una sola: c’è la ripresa post-Covid, il freddo in Nord Europa e la corsa alle materie prime avvenuta in primis in Cina e nei paesi asiatici. Una vera e propria corsa all’approvvigionamento che ha inevitabilmente aumentato i costi per tutti quanti, secondo la legge domanda-offerta”.

“Abbiamo agito quando potevamo con investimenti a lungo termine che ora ci danno un po’ di respiro sul tema caro-energia – prosegue Letizia Landrini, AD di Aquasan di Villasanta, impresa attiva nei sistemi di filtrazione dell’acqua potabile con una gamma di prodotti ad alta tecnologia e ricerca. – Qui in azienda abbiamo i pannelli solari. Questo risolve tutti i problemi? No, i problemi per le aziende sono tanti negli ultimi mesi: quello delle materie prime, ad esempio. Abbiamo dovuto cambiare i fornitori e modificato alcune cose nella produzione, pur di non fermarci”.

“Quello delle materie prime resta il tema più serio per le imprese, a mio parere – spiega Andrea Paolillo, Materie Plastiche Paolillo, impresa che da oltre 30 anni è attiva nel commercio e nella lavorazione di materie quali metacrilato, policarbonato e pvc. – Certo però, anche l’aumento del costo dell’energia non aiuta. Ciò che consola è che un problema globale: lo vivono le piccole e lo vivono le grandi aziende. Il nostro paracadute su questo problema specifico è che ci affidiamo ad un consorzio dell’energia che trova sempre le migliori soluzioni per le piccole imprese. Senza la loro consulenza probabilmente avremmo più problemi e più costi”.

Che cosa rischiano le aziende?

“In primo luogo rischiano, almeno in prima battuta, di pagare loro i nuovi costi – continua Rossella Nigro, titolare presso la carpenteria artigiana CINI Solution. – Difficilmente i costi possono essere riversati sul cliente finale e all’inizio penso che saranno le aziende che si faranno carico di questo problema. Anzi, se ne stanno già facendo carico. Penso però che il sistema non possa reggere a lungo: se i costi vengono assorbiti da chi sta in mezzo alla filiera, cioè il manifatturiero, il gioco non potrà reggere molto. Insomma, è un tema che deve essere affrontato e gestito anche dalla politica. Il rischio che vedo è quello di una speculazione criminale”.

“Il rischio che io vedo è quello della corsa all’approviggionamento delle materie prime – commenta Fabrizio Felippone, CEO di Project Automation, azienda leader nelle soluzioni intelligenti e predittive per la gestione del traffico e il monitoraggio dell’inquinamento, attraverso l’uso di Intelligenza Artificiale e altre tecnologie avanzate. – Noi non viviamo sulla nostra pelle il problema del caro energia in questo momento, ma risentiamo quello delle materie prime. Anche dialogando con altri imprenditori il rischio è quello di fermare, rallentare, per alcuni addirittura cessare la produzione a causa dell’impossibilità di reperire materie prime. Sappiamo che diversi settori si sono fermati in questi mesi, non tanto perchè il lavoro non c’era ma perchè non c’erano la materie prime. Dobbiamo stare attenti a questo tema e anche a storture o speculazioni che possono avvenire. Personalmente mi chiedo se la scarsità è vera o è strumentale”.

“In questi mesi ne abbiamo sentite di tutti i colori – prosegue Landrini. – Container bloccati, componentistiche che non arrivavano, prezzi alle stelle. Noi siamo stati fortunati come azienda: non ci siamo fermati perchè in qualche modo avevamo preparato il terreno, ma è stato impegnativo. Ci sono rischi concreti e sfide all’orizzonte: a me piace pensare positivo, vedere questo momento come anche uno stimolo per investire su nuove idee, nuove tecnologie, soprattutto green”.

Questi costi avranno conseguenze sui consumatori, alla fine li pagheremo noi?

“Secondo me, lì per lì, sarà l’impresa che si accollerà questi extra. Penso che le aziende non possano permettersi di fare prezzi tre, quattro volte superiori e continuare a stare sul mercato in modo competitivo – commenta Paolillo.

“Il tema è serio e questa è una domanda giusta: su chi ricadono i costi? – conclude Dossi. – La speranza di tutti è che questo caro energia non duri: ha conseguenze molto serie sulle famiglie e sulle imprese. E capire cosa è vero e cosa è speculazione non sempre è semplice. Le previsioni però non sono incoraggianti: diversi studi dicono che il tema ci accompagnerà almeno in tutto il primo trimestre del 2022 e ciò genera ovviamente delle difficoltà per l’industria. Per rispondere alla domanda: io penso che ci saranno delle aziende che riusciranno ad ammortizzare internamente i costi e altre che dovranno per forza riversare sul consumatore finale una parte di questi. Ovviamente dipende anche dai settori. Il tema è caldo e trasversale: gli occhi delle imprese, della politica e dei cittadini mi sembrano vigili. Penso che tutte le parti sociali si adopereranno per trovare una soluzione a questo inaccettabile caro energia, che non si può subire in silenzio”.

 

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