Un giro di ricordi

Formula 1, in un giro la storia del Gran Premio di Monza

Un giro di pista del Gran Premio di Monza racconta più di cento anni di storia tutti da rivivere prima della 74ª edizione.

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Domenica 3 settembre prenderà il via il Gran Premio di Monza. Con il circuito costruito nel 1922, terzo al mondo dopo quelli di Brooklands e Indianapolis, e ormai giunto alla sua 74ª edizione, solo nel 1937, 1947, 1948 e 1980 non si corse a Monza, di aneddoti, curiosità e statistiche si potrebbe scrivere un libro. Simbolo della città e dell’automobilismo italiano, un giro di pista racconta più di cento anni della sua storia.

Gran Premio di Monza, la storia di un giro di pista

Il rettifilo di partenza rende giustizia al titolo “Tempio della Velocità”. Grazie ai suoi 1194,40 metri Kimi Räikkönen ha stabilito infatti il record ufficiale di velocità in Formula 1: nel 2005 la sua Mclaren n*9 ha raggiunto i 370,1 km/h.

La prima staccata arriva veloce. Nel 2016 Daniel Ricciardo non si è lasciato però intimorire dal destra/sinistra della “Variante del Rettifilo”. L’australiano compie una staccata perfetta, senza bloccaggio, partita 150m prima e conclusasi con il sorpasso sul finlandese Valtteri Bottas. L’esultanza dopo il sorpasso è la ciliegina sulla torta.

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Il sorridente Daniel Ricciardo

Dopo la variante si presenta un’altra “curva”: “Curva Biassono” o “Curva Grande”. Il nome però è solo un modo di dire e il fatto che si affronti ai 300 km/h a tavoletta lo spiega bene. In due occasioni questo punto della pista è stato teatro di duelli tra Fernando Alonso e Sebastian Vettel: nel 2011 il tedesco strapperà la prima posizione dalle mani di Alonso, non prima che l’asturiano gli fece assaggiare l’erba a bordo pista. Vettel nel 2012 non dimentica e ricambia il favore: giustizia è fatta.

Dopo una curva da ottava marcia ecco un’altra variante: la “Variante della Roggia”. Da 330 a 120 km/h per un rapido sinistra/destra, tristemente ricordato dai ferraristi per il duello Vettel vs Hamilton del 2018. Il testacoda di Seb rimane simbolo dell’illusione di un mondiale che, allora, mancava da 11 anni.

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Passione Ferrari

Questa curva è però luogo di un più triste e drammatico incidente: nel Gran Premio del 2000 Paolo Gislimberti, un vigile del fuoco volontario, fu colpito da una gomma volata via dalla Jordan di Heinz-Harald Frentzen in una collisione con più auto al primo giro. Vani purtroppo i tentativi di rianimare il Leone della CEA. Il suo ricordo però vive ancora, non solo in F1: il Trentino Volley infatti a partire dall’inizio del campionato di Serie A1 2011/12 ha dedicato a Paolo Gislimberti, appassionato di pallavolo e originario di Trento, la curva della sua tifoseria.

Un ricordo più dolce per gli amanti del Cavallino arriva alla prossima curva nel 1998, la “Lesmo 1”. Protagonisti del ricordo sono Michael Schumacher, Mika Hakkinen e David Coulthard. I due piloti McLaren in realtà preferirebbero dimenticare l’accaduto: Coulthard comodamente in testa alla gara vede la vittoria sfumare a causa di un guasto al motore, mentre il suo compagno Hakkinen subisce l’attacco di Schumacher all’ingresso della Lesmo 1. “The lead changes twice in about 400 yards!” esclama IL telecronista Murray Walker.

Ecco però che subito si presenta in volto la curva gemella, la “Lesmo 2”. Nel 1922 era chiamata Curva dei 100 Metri, per via della distanza che separava il punto di entrata da quello di uscita, mentre nel 1927 divenne la Curva del bosco dei Cervi. Non solo il nome è cambiato: agli albori del circuito veniva percorsa in piena accelerazione e si entrava in curva a quasi 300 km/h. Pochi piloti, i migliori, potevano vantarsi di percorrerla in pieno. Nel 1994-95 dei lavori l’hanno molto rallentata portando la velocità a circa 160 km/h.

Nel 1981 questa curva è stata sede di un “crash test” per la McLaren MP4/1 di John Watson. L’uscita di pista e il botto contro le barriere non erano nei piani del pilota americano, ma l’incidente ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza del primo telaio in fibra di carbonio ideato da John Barnard. L’impatto ha divelto in due la monoposto, ma la scocca in carbonio permise a Watson di uscire indenne dallo schianto. La maggiore sicurezza, unita a vantaggi tecnici come leggerezza e una maggiore resistenza alle sollecitazioni, spinsero anche le altre squadre a investire sul carbonio elevandolo a standard universale per l’automobilismo.

Superata questa coppia di curve si viene lanciati sul rettilineo che porta all’Ascari. Prima però bisogna affrontare un’altra curva, amica della “Curva Grande” perché anche qui il piede destro non si alza. La “Curva del Serraglio” prende il nome dal Serraglio: casa di caccia del Re, dove erano tenuti anche degli animali. La caratteristica più interessante di questa curva è che si può vedere la vecchia sopraelevata mentre la si percorre, anche perché lei non viene contata tra le 11 curve della pista.

Di fronte a noi ora, dopo aver superato il sottopassaggio del vecchio Anello, si trova la “Variante Ascari”. Dal 1955 è dedicata ad Alberto Ascari, due volte campione del mondo Ferrari nel 1952 e ’53. Il milanese perse la vita a causa di un incidente a bordo di una Ferrari 750 Sport. La sua morte spinge la Lancia, squadra di cui era pilota, a dare l’addio alle competizioni. La squadra torinese cederà tutto il materiale tecnico alla Ferrari.

Un punto della pista non amato da Kimi Räikkönen e David Coulthard: nel 2007 il finlandese in ingresso di curva perde il controllo della F2007 finendo violentemente contro il muro di cemento e le gomme, comprensibile il dolore al collo; momento di imbarazzo invece per Coulthard al giro di formazione del Gran Premio del 1995 quando in uscita di curva perde il controllo della sua Williams insabbiandosi.

Prima di concludere il giro e chiudere i ricordi è tempo dell’ultima curva. Attenzione: non “Parabolica”, ma la “Michele Alboreto”. Dal 2021 infatti si tratta di un tributo all’ultimo pilota italiano capace di vincere un Gran Premio su una Ferrari. Questo tratto ha perso parte della sua sfida dato che dal 2014 la ghiaia a bordo pista è stata rimossa a favore dell’asfalto: un piccolo grande aiuto per i piloti che ora hanno più margine di errore.

Più che una curva è un trampolino di lancio verso il traguardo. Charles Leclerc, Fernando Alonso e Michael Schumacher conosci bene la sensazione di uscire da quella curva come vincitore. “Il predestinanto vince il Gran Premio d’Italia! Dopo nove anni la Ferrari torna sul gradino più alto a casa nostra! Charles Leclerc vince a Monza!” urla Carlo Vanzini; “Fernando Alonso è davanti! Fernando Alonso è in lotta con Jenson Button! Siamo lì, siamo alla staccata della prima variante e Alonso è davanti!” esclama Gianfranco Mazzoni; “Bandiere rosse al vento! La Ferrari vince il Gran Premio d’Italia! Alza il pugno Michael Schumacher e con la media di 247 km/h è un nuovo record!” esulta ancora una volta Gianfranco Mazzoni.

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L'esultanza di Charles Leclerc dopo la vittoria del 2019

Il podio è proprio l’ultima tappa di un pilota a Monza, la più ambita per i ferraristi. Le ultime cinque gare hanno visto trionfare cinque diversi piloti: dal 2018 al al 2022 si sono alternati Lewis Hamilton, Charles Leclerc, Pierre Gasly, Daniel Ricciardo e Max Verstappen. Ferrari domenica potrebbe infrangere un record: in caso di vittoria diventerebbe la prima squadra ad aver ottenuto 20 trionfi su un singolo circuito. La scuderia di Maranello ha infatti già vinto a Monza in 19 occasioni.

Cala la bandiera a scacchi, giro di rallentamento e motori spenti: a tra poco Monza.

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Foto fornite da Luca Colnago: https://www.flickr.com/photos/lucacolnago/

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