Appalti pubblici

Gli architetti di Monza e Brianza scrivono a Meloni: il Codice dei contratti non va bene

“Il principio del fare in fretta non deve mettere in secondo piano il principio del fare bene”.

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- Foto d'Archivio

Il Codice dei Contratti non piace agli architetti: velocità e interessi economici nella progettazione delle opere pubbliche sono nemici della qualità. Questo in sintesi il messaggio che i professionisti monzesi della pianificazione del paesaggio esprimono nella lettera aperta destinata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e siglata anche da altri ordini professionali italiani. Sotto accusa la semplificazione di alcune procedure negli appalti pubblici che, dicono i professionisti, rischia di diventare piuttosto una banalizzazione. “Il principio del fare in fretta non deve mettere in secondo piano il principio del fare bene”, si legge nella missiva a Meloni, sebbene sia condivisa la necessità di ridurre le tempistiche, anche per intercettare le risorse del Pnrr.

LA RICHIESTA

“L’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Monza e della Brianza – si legge in un comunicato che meglio chiarisce la posizione dei brianzoli – chiede al Governo un ripensamento sui contenuti del nuovo Codice degli appalti, deliberato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e ora in fase di valutazione parlamentare”.  Circa 150 mila architetti, rappresentati da 102 ordini, stanno scrivendo a Giorgia Meloni affinché il nuovo Codice dei Contratti venga rivisto e si ponga a garanzia della qualità e della centralità del progetto. Non senza una serie di controproposte costruttive.

IL PRESIDENTE LOCATI

“Un atto doveroso far sentire la voce di tutta la nostra comunità professionale, con l’auspicio di poter avere a breve un giusto confronto con il Governo e che si riformulino al più presto i contenuti proposti”. Così dichiara il Presidente dell’Ordine Michela Locati, aggiungendo una serie di considerazioni: “Da un primo esame del testo, sono emerse molte criticità, in primo luogo la mancanza di garanzia di qualità della progettazione delle opere pubbliche, che sono beni di tutti i cittadini e delle generazioni future. Le risorse economiche disponibili devono essere messe a frutto in modo ottimale, sostenendo l’importanza del confronto di diverse soluzioni progettuali, di concorsi di progettazione che lascino spazio anche ai giovani professionisti, favorendo un’ampia partecipazione a vantaggio delle trasformazioni virtuose dei nostri territori. Tempi veloci ed interessi economici non possono contrapporsi alla qualità del progetto e di conseguenza del  risultato”. Al centro del discorso c’è una questione di dovere civico,  ci sono edifici e spazi pubblici che, ritengono i paesaggisti, devono essere consegnati alla società nella loro miglior veste.
“Da troppo tempo ormai la nostra categoria non viene ascoltata su temi fondamentali come i concorsi, l’equo compenso e la leale concorrenza – recita ancora il comunicato monzese – il nostro ordine aderisce sempre in modo costruttivo al confronto con le istituzioni locali e continuerà a farlo anche in affiancamento agli altri ordini e al Consiglio Nazionale su tutti i temi che interessano il bene e il futuro delle nostre città”.
Così conclude Michela Locati riferendosi alla sottoscrizione della nota condivisa con i colleghi di tutt’Italia, pubblicata sul Corriere della Sera lo scorso 23 dicembre.

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