Cronaca

Monza. Ennesimo suicidio in carcere. La denuncia del Sappe: “Situazione critica”

Si è tolto la vita inalando in cella il gas di una bomboletta. Ennesimo suicidio nel carcere San Quirico di Monza. 

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Il carcere di Monza

Monza. Si è tolto la vita inalando in cella il gas di una bomboletta. Ennesimo suicidio nel carcere San Quirico di Monza. A denunciare quanto accaduto all’interno delle mura della casa circondariale monzese è il SAPPE, il sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Il detenuto, 33 anni di origine straniera, sarebbe stato scarcerato nel 2024.

L’uomo è morto ieri dopo avere inalato in cella il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. “Non è ancora chiaro se si tratta di suicidio o le conseguenze”, spiega Alfonso Greco, segretario regionale SAPPE per la Lombardia. “La situazione nel carcere di Monza è sempre più critica e la gestione pandemica con numeri elevati di casi positivi tra la popolazione detenuta, insieme ad un organizzazione del lavoro da riconsiderare, alimenta sempre più malessere all’interno della struttura. Gli eventi critici presso il carcere brianzolo sono ormai all’ordine del giorno ed il personale di Polizia Penitenziaria sotto organico, quotidianamente deve subire minacce, ingiurie e umiliazioni da parte dei detenuti indisciplinati che sovente non vengono sanzionati adeguatamente dall’ Amministrazione”.

Un detenuto che muore o che, peggio, si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell’intera comunità”, commenta il Segretario Generale SAPPE Donato Capece. “Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. E il fatto che sia morto inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette di gas, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo’ inalandone il gas o come veicolo suicidario. Già da tempo, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE ha sollecitato i vertici del DAP per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente l’uso e il possesso delle bombolette di gas”.

“Ma la morte e il suicidio di un detenuto”, conclude Capece, “rappresentano un forte agente stressogeno per il personale di Polizia Penitenziaria e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.

Il SAPPE torna dunque a chiedere l’intervento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia per affrontare la questione penitenziaria, in particolare quella di Monza che per il sindacato rimane un’emergenza: “Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere”, conclude.

“Il 2021 è stato il primo anno segnato per intero dalla pandemia. Questo ha ristretto le libertà, oltre che infettato, chi nella libertà personale è già ristretto: i detenuti.  Nel frattempo l’affollamento della popolazione carceraria continua  a crescere. Questo accade sia per una tradizionale carenza di spazi, ma anche di personale. Il carcere di Monza è una casa circondariale non una casa di reclusione ma in questi due anni è avvenuta la trasformazione.  Così ad un sovraffollamento già chiaro a tutti si sono sovrapposti altri problemi strutturali ed organizzativi dovuti al Covid. Ricordo molto bene la visita che ho fatto come consigliera comunale grazie ai Radicali qualche anno fa nel carcere monzese e  rimasi sconvolta dal poco spazio a disposizione e dal fatto che i detenuti potessero cucinare dentro anguste celle sovraffollate..con fornelletti ed altro. La civiltà di una nazione si vede dalle sue carceri, il decimo  suicidio del 2022 a un mese e mezzo dall’inizio dell’anno  ( secondo nella casa circondariale di Monza)  non può rimanere solo un trafiletto di giornale : occorrono risposte ora e subito da parte della politica e dei legislatori. Occorre conoscere i luoghi,  le persone che sono lì ristrette, occorre  conoscere chi ci lavora , occorre conoscere cosa significa essere privati della libertà spesso in un modo che non corrisponde al dettato costituzionale. E’ triste pensare che in una città come Monza nessuno abbia risposto alla richiesta  di un garante cittadino promossa da una mozione sottoscritta dalla sottoscritta e dal Consigliere  Marco Lamperti. C’è un regolamento, c’è la volontà dell’ amministrazione. Manca chi si proponga. Il carcere di Monza è un pezzo e della nostra città e un segno della nostra civiltà” hanno commentato i consiglieri Francesca Pontani, Italia Viva, e Alberto Pilotto, Pd.

Sulla questione si è espresso anche il consigliere di Civicamente Monza, Paolo Piffer: “Poche ore fa c’è stato l’ennesimo suicidio di un detenuto, questa volta proprio nella nostra città, nella casa circondariale di Sanquirico a Monza.  Si è tolto la vita inalando il gas del fornelletto da campeggio con cui cucinava, una delle modalità più utilizzate. In Italia sono già 11 suicidi tra i detenuti dall’inizio dell’anno. Proprio qualche settimana fa avevo accompagnato la parlamentare Lia Quartapelle a visitare il nostro carcere, ed era uscita decisamente preoccupata. Al netto dell’emergenza sanitaria, che ha ovviamente complicato il tutto, le condizioni dei detenuti, così come quelle degli agenti, sono al limite. Mancano risorse, manca personale, la politica a tutti i livelli sembra limitarsi a passerelle di facciata e tavoli  di lavoro dove non si conclude nulla. Serve subito una riforma seria e radicale. Investire nel carcere vuol dire investire nella Sicurezza di tutti i cittadini. Se il grosso della responsabilità è del ministero, è altrettanto vero che il Comune non può voltarsi dall’altra parte facendo finta che il carcere non sia sul suo territorio, ecco perché pochi minuti fa ho inoltrato ufficialmente una richiesta di commissione consiliare ad hoc sull’emergenza carcere“.

 

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