Salute

La sfida telemedicina oltre l’era Covid, Cgil MB: “Innovare modelli organizzativi e governance”

In un webinar il sindacato di via Premuda ha discusso su opportunità e rischi dell'assistenza socio-sanitaria a distanza. Un supporto da accompagnare anche ad investimenti nella formazione e ad un'adeguata contrattazione.

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Il Covid-19, ancora lontano dall’essere sconfitto, potrebbe provocare una vera rottura di sistema nel nostro modo di vivere, lavorare e relazionarci. Le conseguenze della pandemia possono rappresentare in questo senso un possibile pericolo, ma anche un’opportunità positiva. Soprattutto per il sistema sanitario, sicuramente il settore maggiormente messo a dura prova in quest’ultimo anno e più al centro dell’attenzione nella prima ondata del Covid.

Tra le sfide che stanno subendo un’accelerazione una delle più interessanti è la telemedicina. Gli strumenti tecnologici e digitali, che potrebbe diventare indispensabili nell’aumentare l’efficacia e l’efficienza non solo dei processi di cura, diagnosi e prevenzione all’interno del servizio sanitario nazionale, sono un tema di dibattito anche sul fronte normativo e sindacale.

Un ampio contributo ha provato a darlo la Cgil di Monza e Brianza. Che nel webinar “Telemedicina: l’assistenza socio sanitaria a distanza in Brianza. Nuove tecnologie per la salute e le cure”, ha riunito intorno ad un tavolo virtuale relatori esperti della materia e impegnati quotidianamente in incarichi di responsabilità per affrontare, da più punti di vista, una tematica così complessa.

Innovazione strutturale e non sperimentale dei modelli organizzativi, una governance pubblica, unica ed integrata, in grado di garantire anche l’interoperabilità dei sistemi sanitari regionali, il rafforzamento dell’assistenza territoriale in un sistema non più incentrato soprattutto sugli ospedali, la contrattazione sociale e del lavoro, la formazione del personale, un piano di assunzioni, l’adeguamento delle strutture sanitarie. Questi alcuni degli spunti principali emersi durante le oltre due ore andate in diretta sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Cgil di Monza e Brianza.

UN (POSSIBILE) FUTURO MIGLIORE

“La telemedicina non è una scorciatoia per ridurre i costi, ma una strada che può essere vantaggiosa soprattutto per seguire in modo specifico e nel tempo le persone più fragili e quelle affette da malattie croniche – afferma Franco Stasi, segretario Cgil di Monza e Brianza – c’è bisogno di una programmazione pubblica per orientare la telemedicina e le nuove tecnologie messe a disposizione verso un supporto concreto ai cittadini-pazienti, ma al momento manca un vero progetto nazionale”.

Il tema telemedicina non è nuovo come potrebbe far pensare la risposta emergenziale al Covid del sistema sanitario. “Negli Stati Uniti già 70 anni fa si è cominciato a monitorare a distanza il sistema cardio-circolatorio degli astronauti, poi negli anni Settanta in Italia ci sono state le prime iniziative dell’Università “La Sapienza” di Roma – spiega Giovanna Vicarelli, responsabile della ricerca “Le ICT – Opportunità e sfide per la salute e la sanità” dell’Università Politecnica delle Marche – nel 2010 il nostro Paese è arrivato a fissare le prime linee guida, poi tradotte nel 2014 in norme che non in tutte le Regioni hanno trovato applicazione strutturale”.

“Con la pandemia la telemedicina è stata utilizzata in maniera molto diffusa, soprattutto per seguire i pazienti non Covid – continua – ad ottobre 2020 il Ministero emana nuove linee guida e, con l’Accordo Stato-Regioni di dicembre, la telemedicina diviene una pratica inserita dentro il Servizio Sanitario Nazionale e vengono definiti anche gli ambiti di applicazione e le modalità di tariffazione e rendicontazione”.

Il Covid, però, ha anche reso evidenti i nodi organizzativi e professionali in cui si applica la telemedicina. “La strumentazione tecnologica e digitale è un mezzo per dare risposte più efficaci a domande e richieste dei cittadini, non un fine – afferma Vicarelli – è necessario ridefinire i confini e i rapporti intra-professionali e infra-professionali tra le diverse competenze e mansioni, ma anche innovare la routine, i tempi e le modalità lavorative”.

Tutto questo è reso più difficile dal fatto che il Covid è arrivato dopo 10 anni di riduzione del personale medico e sanitario, soprattutto a tempo pieno, e degli investimenti nel comparto. “Serve un’infrastruttura digitale diffusa, altrimenti il rischio è che gli strumenti tecnologici e digitali accrescano le diseguaglianze – sostiene Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia – la telemedicina è un’occasione necessaria per collegare sistema sanitario, pazienti e territorio, ma deve essere accompagnata da una nuova classificazione del personale, dall’inserimento dei medici di medicina generale in un progetto organico e nei sistemi sanitari regionali, da un piano straordinario di assunzioni e da un rinnovo dei contratti collettivi nazionali all’altezza della situazione”.

La telemedicina, insomma, potrebbe diventare uno degli strumenti principali di una vera riforma sanitaria. “Le norme ci sono, ma bisogna recuperare il ritardo nella loro applicazione perché, ad esempio, grida vendetta che il fascicolo sanitario elettronico, introdotto nel 2015, oggi è presente solo in 12 Regioni italiane – spiega Rossana Dettori della segreteria confederale della Cgil nazionale – bisogna consentire a tutti la stessa velocità e modalità di accesso, ci sono modelli organizzativi gerarchici da cambiare e bisogna puntare sulla medicina di prossimità e ricostruire quel sapere collettivo e multidisciplinare a partire dalla formazione universitaria, eliminando il numero chiuso e rivedendo il modello concorsuale”.

ESEMPI DALLA BRIANZA

Nel nostro territorio la telemedicina nell’era Covid ha mostrato lacune, ma anche pregi. Come dimostrano alcuni progetti innovativi che possono costituire anche un modello replicabile nel tempo. Da un lato, “se l’80% dei decessi dovuti alla pandemia sono ultra-80enni portatori di più patologie, non è la vecchiaia che porta la malattia, ma è il sistema che non ha garantito una cura adeguata e in sicurezza, anche in luoghi diversi dagli ospedali, ai pazienti, soprattutto quelli più fragili – afferma Anna Bonanomi, segretaria generale Spi Cgil Monza e Brianza – la telemedicina, anche se non risolutiva, può integrare il sistema di cura e prevenzione, favorire l’assistenza domiciliare con la diagnostica di nuova generazione e facilitare la presa in carico del paziente”.

Dall’altro lato, però, l’Ats Brianza ha contribuito a mettere in atto iniziative innovative, che potrebbero essere utili non solo in epoca pandemica. “Con un ambulatorio mobile abbiamo portato uno strumento diagnostico a casa del paziente che ha permesso flessibilità d’accesso ad esami come l’elettrocardiogramma, la spirometria e il fundus oculare e consulenze mediche specialistiche a distanza – spiega Silvano Casazza, direttore generale Ats Brianza – il tele-monitoraggio, con una piattaforma messa a sistema da Regione Lombardia, ha consentito di rilevare a domicilio dati relativi a saturazione, frequenza del respiro, pressione e temperatura, poi depositati in un sistema generale”.

“In ambito prevenzione, con le difficoltà dovute all’eseguire un tracciamento rapido dei contagi, è stato implementato un portale e-Covid da cui scaricare documenti, comunicare l’evoluzione dello stato del paziente, prenotare tamponi di controllo e recuperare i contatti stretti – continua Casazza – tutto questo si basa sulla pro-attività dei cittadini per far acquisire ad Ats una serie di informazioni, che poi comunque il case manager è pronto a valutare per intervenire quando c’è bisogno”.

Nell’ambito delle Residenze assistenziali per gli anziani, in pieno periodo Covid, la Cooperativa “La Meridiana” di Monza ha realizzato Isidora, un progetto innovativo per portare il Centro Diurno fra le mura di casa attraverso un canale televisivo accessibile tramite un apposito dispositivo tecnologico che utilizza strumenti della telemedicina, come la misurazione in tempo reale del grado di saturazione del sangue, per raccogliere informazioni sanitarie sul paziente, proporre svago, notizie, attività cognitive e motorie in una cornice di intensa interattività fra chi trasmette e chi riceve.

 “La tecnologia non risolve e sostituisce il rapporto umano, ma può essere utile per integrare l’assistenza domiciliare – afferma Roberto Mauri, direttore Cooperativa “La Meridiana” di Monza – ci auguriamo che Regione Lombardia possa utilizzare ed investire sui supporti tecnologici”. Nel successo di una telemedicina in grado di rendere più efficace ed efficiente il sistema sanitario, uno degli aspetti da considerare è la valorizzazione dei medici di medicina generale. Che, secondo la Cgil, dovrebbero essere inseriti a tutti gli effetti nel servizio sanitario nazionale.

“La pandemia ha dato una spinta a deroghe sull’uso degli strumenti alternativi alla visita in presenza, ad esempio con la valutazione di referti senza paziente – spiega Giorgio Barbieri (nella foto in alto), coordinatore Fp Cgil Lombardia Medici di Medicina Generale – in futuro la telemedicina territoriale, con le sue molteplici potenzialità, potrebbe essere d’aiuto per fornire servizi di maggiore qualità ai cittadini nella prevenzione, diagnosi e cura, ma i rischi possono essere quelli, in assenza di una governance, di servizi a macchia di leopardo”.

“Per questo bisogna puntare su formazione, su un nuovo quadro giuridico-normativo per la privacy e la tutela della sicurezza – continua Barbieri – sono necessari servizi di prossimità cuciti da una rete telematica basata su macroteam multidisciplinari di professionisti dei settori sanitari ed assistenziali”.

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