Attualità

Processo penale, contro la riforma gli avvocati penalisti sul piede di guerra

In una lunga e certosina nota, la Camera Penale di Monza ha demolito pezzo per pezzo gli interventi normativi, giudicando "irridente" la riforma.

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No alla riforma del processo penale, così come è stata concepita. È questo il messaggio veicolato dalla Camera Penale degli Avvocati di Monza che, contro l’approvazione del 15 marzo scorso da parte del Senato del decreto di legge di riforma del codice penale e di procedura penale, che per cinque giorni sarà assente dalle aule di Tribunale, aderendo all’iniziativa dell’Unione Camere Penali nazionale. In una lunga e certosina nota, la Camera Penale di Monza ha demolito pezzo per pezzo gli interventi normativi, giudicando “irridente” la riforma dal titolo “modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e a durata ragionevole dei processi nonché all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena”. Secondo gli avvocati “ove si parla di rafforzamento delle garanzie difensive e durata ragionevole dei processi mentre, nella realtà, vengono allungati i termini di prescrizione attraverso un utilizzo improprio dell’istituto della sospensione dei termini, strumentalizzato solo per sopperire alle carenze strutturali della (dis)organizzazione del sistema giudiziario nel suo complesso: il processo, infatti, in caso di condanna in primo grado viene sospeso dopo la sentenza di primo e secondo grado, per 18 mesi”.

Allungare i termini di prescrizione, secondo la Camera Penale di Monza “anche attraverso lo sproporzionato aumento delle pene edittali, significa dilatare indebitamente i già lunghi tempi del processo, violando la presunzione di innocenza, il diritto alla vita degli imputati e la dignità stessa della persona che per anni deve convivere con la pendenza di un processo (che di per sé costituisce già una pena anticipata, specie nei casi di maggior attenzione mediatica) mortificando anche l’interesse dell’intera collettività a conoscere nei tempi più brevi se un imputato sia colpevole o innocente”. Per i penalisti non va bene nemmeno il processo a distanza che “comprime il diritto dell’imputato ad una partecipazione attiva e completa al proprio processo, relegandolo al ruolo di mero spettatore collegato con strumenti di videoconferenza senza nemmeno distinguere il tipo di attività processuale da svolgere in udienza e senza preoccuparsi delle esigenze economiche che vedranno i Tribunali costretti a dotarsi di tali impianti, nonostante una carenza endemica di risorse”.
A questo si aggiunge, secondo la Camera monzese, “una serie di modifiche volte e comprimere nel merito le garanzie processuali stabilite a tutela degli imputati e nel rispetto dei principi costituzionali che regolano il giusto processo.” Infine “il voto di fiducia posto al Senato ha sottratto al dibattito democratico temi sensibili e inerenti i diritti di difesa dei cittadini ed ha reso evidente come il processo e quindi i diritti di tutti i cittadini ed in generale delle persone che hanno la sfortuna di incappare in un procedimento penale siano, purtroppo, diventati merce di scambio e ostaggio di conflitti di natura elettorale”.

L’Unione delle camere Penali ha proclamato astensione dalle udienze per la settimana dal 20 al 24 marzo, intendendo intervenire con autorevolezza e dare un segnale pubblico “in questo grave momento di crisi, nonché farsi artefice e promotrice di un reale cambiamento di rotta della politica giudiziaria, ponendo sul tavolo delle future riforme del processo penale il problema relativo alle scelte valoriali intorno alle quali riedificare il modello accusatorio”.

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