Il balletto è il solito. Gli organizzatori stimano “oltre un migliaio” di presenti. La Questura, invece, ne ha certificati 400. In ogni caso, molti meno degli oltre 1.500 unanimemente contati lo scorso settembre. Il popolo “No Pedemontana”, quindi, deve registrare un assottigliamento. Fisiologico, chissà. Oppure dettato da una rassegnazione dilagante contro questi “mostri di cemento”, che tiene in vita solo uno zoccolo duro.
Corposo, comunque, visto che alla manifestazione di domenica a Desio sono arrivati oltre 40 gruppi civici, politici, ambientalisti da tutta la Brianza e da vari angoli della Lombardia (compresi gruppi No Tav e No Expo). Per ripetere il loro no al progetto dell’autostrada che attraverserà la nostra Provincia mangiando via una bella fetta di territorio.
“Un’opera inutile, costosa e pericolosa – hanno spiegato in tutte le salse gli organizzatori diel Comitato Beni Comuni e di Legambiente – anche perchè aggrava, sulla tratte B2 e C, il rischio diossina, conseguenza del disastro dell’Icmesa del 1976 e ancora presente nel terreno”.
I concetti – devastazione del territorio, aggravio del traffico, rischio per la salute – sono stati declinati in decine di striscioni, slogan, cori, canti.
Il corteo è partito da San Giorgio e, scortato da un imponente cordone di forze dell’ordine, è arrivato fino in centro, destando più che altro curiosità tra gli “altri” desiani. In piazza don Giussani si sono svolti gli interventi e i concerti di chiusura.
Non è certo chiusa, invece, la battaglia dei “No Pedemontana”, che rimangono agguerriti, anche se in città non manca chi cerca di placarli, come Angelo, che su un sito locale dice, “ricordate che,
chi manifesta non vuole Pedemontana. Chi non manifesta la vuole. Contatevi, e rispondetevi da soli,
Siete in minoranza la Pedemontana s’ha da fare. Questa è democrazia”.
E’ proprio così?
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