DIARIO DI VIAGGIO. La 4D del Vanoni in Marocco – Giorno 1 e 2

7 marzo 2019 | 11:44
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DIARIO DI VIAGGIO. La 4D del Vanoni in Marocco – Giorno 1 e 2

Sono arrivati a Marrakech e ci sembrerà di essere in viaggio con loro. Gli studenti dell’indirizzo Turismo ci racconteranno giorno per giorno il loro tour.

Sono arrivati in Marocco e ci sembrerà di essere in viaggio con loro. Gli studenti di 4D dell’Istituto Vanoni di Vimercate, indirizzo Turismo ci racconteranno giorno per giorno il loro tourche hanno interamente programmato allo scopo di approfondire la materia dell’Itinerario turistico.

L’iniziativa non è nuova, lo scorso anno avevamo pubblicato i diari degli studenti che erano andati in Grecia e Spagna.  Domenica 3 marzo la 4D, la stessa classe che lo scorso anno era stata in Grecia, ha iniziato il nuovo viaggio interamente ideato e progettato dai ragazzi, dall’oceano al deserto alla scoperta dell’affascinante paese dell’Africa del Nord.

Nove i giorni di viaggio: i ragazzi faranno ritorno il 12 marzo. Quattro le tappe che ci racconteranno: Essaouira, Marrakech, i villaggi dell’Atlante, le oasi e il deserto. L’importante novità di quest’anno, è che il laboratorio di viaggi è stato trasformato in un vero e proprio progetto di alternanza scuola-lavoro chiamato “Viaggi Diversi”. Un progetto dotato di sito Internet e pagina Facebook, per essere sempre aggiornati con le novità.

GIORNO 1 e 2 – ESSAOUIRA

Atterrati a Marrakech, con i visi stanchi e illuminati dal sole, saliamo sull’autobus che ci porterà verso Essaouira. Il pullman è pieno di gente, cattivi odori e fisionomie esotiche, eppure è comodo. Da subito ci incantano i colori di Marrakech, le case dalle geometrie simmetriche e intonacate in pisè – il tipico intonaco rosa marocchino -, l’atmosfera calda e accogliente della “città rossa”.

I nostri mediatori culturali che simpaticamente ci hanno accolti, ci raccontano poche cose promettendoci ulteriori approfondimenti nelle giornate che dedicheremo alla visita della città.
Ci stupiamo vedendo dei bambini ai lati della strada correre completamente soli nel bel mezzo del nulla senza la protezione dei genitori e non possiamo fare a meno di notare la loro sorpresa nel vederci passare.

Allontanandoci da Marrakech dai finestrini si scorge un immenso territorio arido, pochi cespugli verdi puntellano la terra arida e bruciata dal sole. La strada pare una lunga striscia grigia in mezzo al nulla pianeggiante, nessun caseggiato all’orizzonte e i colori tipici della gariga – il paesaggio arido tipico del Mediterraneo.

Le risate e le chiacchiere sul pullman sono inevitabili ma la nostra attenzione viene richiamata dalle capre adagiate tranquillamente sui rami di un albero.
Avvicinandoci sempre di più alla città osserviamo il cambiamento della vegetazione. Alberi immensi piegati dal vento fiancheggiano l’autostrada. È l’umidità dell’oceano, siamo quasi arrivati.

Essaouira ci accoglie col profumo di salsedine e il vento.
La città si presenta luminosa e arricchita dai tipici colori azzurro e bianco. Conta sessantamila abitanti e possiede un’economia basata su due settori, ovvero il turismo e la pesca.

Dopo aver sistemato i bagagli nel riad, usciamo per esplorare la città scoprendo per primo il mercato delle pulci, dove si vende di tutto all’asta, dalle biciclette ai frigoriferi. Camminando per i vicoli del mellah (quartiere ebraico) arriviamo a Skala du port, un bastione che nel XVIII secolo difendeva la città e che è stato scenografia di numerosi set cinematografici, fra i più noti Game of Thrones.
Dalla torre più alta dei bastioni scorgiamo in lontananza l’isola di Mogador, che anticamente veniva sfruttata per ricavare la porpora con cui i nobili romani amavano tingere i loro vestiti.

Il tramonto ci coglie sul porto di Essaouira, fra le barchette azzurre dei pescatori intenti a sistemare le reti per la pesca del mattino.
Ismail e Rafia, i nostri mediatori culturali, prenotano a nostra insaputa una cena sul mare. “Pesce fresco, molto buono” ci promettono, e spariscono in controluce schivando voli di gabbiani. La città del vento, a dirla tutta, andrebbe ribattezzata “città dei gabbiani e dei gatti”, creature dominanti in cielo e in terra, sui tetti e nei vicoli della medina. Capiremo la sera (a cena) perché tanti gatti grassocci girovagano felici e indisturbati fra le persone. Intanto ci attardiamo affamati sul porto, collezionando foto spettacolari di barche, bastioni e….gabbiani!

Si cena finalmente! Eccoci dentro un localino sul porto pronti per una cena a base di pesce fresco a un prezzo conveniente, sapientemente contrattato alla maniera marocchina – ossia a un terzo del prezzo proposto in partenza- dai nostri mediatori locali.

Le aspettative crescono insieme alla fame e la fame alla fine vincerà le nostre resistenze…

Ci siamo ritrovati ammassati su divanetti unti attorno a tavoli incartati con tele incerate. Il locale è un cubo di plexiglass su un rettangolo di piastrelle colorate. Quattro simpatici marocchini ci servono a raffica piatti stracolmi di pesce grigliato. Non ci danno posate ma tazzone colorate che riempiranno d’acqua. Una birretta ci starebbe bene, ma qui non si può!

La fame è tanta e ci guardiamo perplessi. E’ meglio non aspettare, è meglio non chiedere… Ci avventiamo a mani nude su scorfani, sogliole e gamberi da sbucciare. Assaggiamo senza paura cozze al limone e ricci di mare. Le pietanze si succedono copiose e decidiamo di non farci troppe domande su cosa sia giusto fare. E’ questo il Marocco che vogliamo vivere, la cultura che in questi giorni di viaggio vogliamo adottare. Stasera restiamo lontani dalle “buone maniere.”

Il mattino del giorno successivo abbiamo fatto un’escursione a piedi lungo la costa atlantica poco lontano dalla città. Prima ci siamo persi a giocare su grandi dune di sabbia, in seguito ci siamo arrampicati su per una scogliera. Gettarsi giù da una duna alta venti metri o arrampicarsi sugli scogli per molti di noi è stato divertente, ma per qualcun altro soprattutto un modo per superare qualche paura.

In tarda mattina, abbiamo raggiunto la Cooperativa Marjana, nella foresta dell’Argan poco fuori città. L’Argan è il frutto dell’Argania spinosa, una pianta che in tutta l’Africa cresce spontaneamente solo qui, in questa parte del Marocco, tra Essaouira e Agadir.

Marjana è una cooperativa femminile che dà lavoro a quaranta donne dentro un contesto rurale non facile. Il fatto che le donne siano coinvolte in un lavoro fuori casa è un fatto positivo sia perché significa che hanno una maggiore autonomia dentro le loro famiglie, sia perché si tratta di un salario in più che nelle campagne del Marocco, tendenzialmente povere, può fare la differenza.

La donne di Marjana producono l’olio di Argan sia per fini cosmetici che alimentari. Vendono il prodotto esclusivamente in cooperativa e in un paio di punti vendita in città.

Le responsabili ci hanno spiegato i vari passaggi del processo produttivo. Una cosa che ci ha colpito nella loro esposizione è che per fare un litro di olio di Argan ci vogliono cinque chili di mandorle di argania spinosa. Abbiamo capito quindi come si giustifica l’alto costo del prodotto.

Ci siamo poi calati nella parte e abbiamo provato ad affiancare le signore nel lavoro: spaccare le mandorle e estrarne l’olio con una macina. Siamo finiti con le dita doloranti e i crampi alle braccia. Ci siamo divertiti, ma che fatica fanno queste donne per pochi euro al giorno!

Alla fine della visita nei laboratori, ci hanno preparato un buon cous cous servito su tappeti all’aperto, all’ombra di un albero di argania. Un bel momento di condivisione e adattamento che dice molto dello spirito con cui iniziamo questo viaggio.

Denise La Mendola
Veronica Pirotta
Daniel Sula
Carlo Varisco
STUDENTI 4D del VANONI