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Lentate: che fine hanno fatto i corsi di italiano? È polemica

Il comune non concede le aule per i corsi di italiano per stranieri. Le lezioni dovranno essere ospitate in una sala messa a disposizione dalla parrocchia.

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Niente più spazi comunali a Lentate sul Seveso per i corsi di italiano per stranieri. Tanto che i corsi, a un livello base e frequentati soprattutto dagli immigrati di Lentate e dei paesi vicini, si terranno in una struttura della parrocchia: l’amministrazione guidata da Laura Ferrari (Forza Italia), eletta a giugno a capo di una maggioranza di centrodestra, ha deciso di non concedere più la disponibilità delle sale comunali ai corsi di alfabetizzazione organizzati grazie a fondi europei dal Cpia, il Centro provinciale per l’istruzione e l’alfabetizzazione degli adulti italiani e stranieri di Monza.

«L’amministrazione non ha voluto concedere l’uso della sala Terragni per i corsi di italiano per stranieri – riassume Marco Cappelletti (Pd) -. I corsi si faranno comunque, perché si è fatta avanti la parrocchia, e a questo punto anche il comune ha provato a fare marcia indietro». Secondo Cappelletti l’amministrazione deve essersi resa conto di aver fatto un passo falso: impedire lo svolgersi dei corsi significherebbe implicitamente bloccare anche l’integrazione. Troppo facile, a questo punto, fare ironia su un’amministrazione per buona parte leghista che nega i corsi di alfabetizzazione e poi si lamenta che gli stranieri “non si integrano”.

Il vicesindaco Matteo Turconi Sormani (Lega Nord) però non ci sta: «Nel nostro programma c’era scritto che siamo per la vera integrazione, nel rispetto delle regole: non siamo certo contrari ai corsi -. E spiega così il rifiuto della disponibilità -: Ci hanno chiesto di utilizzare una struttura pubblica 5 giorni alla settimana, di sera, per 4 o 5 mesi: nello specifico, la sala Terragni. Ma è impegnativo: lì si svolgono anche i consigli comunali». E poi, come spiega Turconi, è una struttura dispendiosa per luci e riscaldamento, tanto che è nell’elenco degli immobili comunali in ricognizione da parte dell’amministrazione per la riduzione dei costi.

«Ci hanno detto però che volevano proprio quella sala – continua Turconi -, con la motivazione che è più facilmente raggiungibile da chi viene in treno, perché a quanto pare la maggior parte dei frequentanti viene da fuori. Insomma, ci si chiede di limitare l’uso di una struttura comunale, che non possiamo gestire come vogliamo, e per di più per gente che non abita nemmeno a Lentate! Abbiamo quindi proposto un’alternativa: la sala Mauri, un po’ più piccola e in centro paese, ma hanno rifiutato, e a questo punto si sono rivolti alla parrocchia. Mi chiedo – conclude polemico – perché non l’abbiano fatto prima».

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