Il regista statunitense Jeff Nichols tenta ancora una volta di raggiungere il livello di Spielberg, ispirandosi a film quali Amistad e Il colore viola,ma delude proponendo un film eccessivamente lento e carico di una gravitas molto spesso ingiustificata. La carica emotiva è sempre molto forte e le ingiustizie dei personaggi vengono vissute dal pubblico con partecipazione e indignazione. Ma questa insistenza sul pathos del soggetto rischia di compromettere la riuscita del film, anche a causa di uno stile di regia aulico e ridondante.
Un punto a favore della pellicola è sicuramente il tema. La lotta di una coppia mista innamorata alla follia per veder riconosciuti i propri diritti nell’America segregazionista degli anni ‘50 non può che affascinare gli spettatori, ma molte delle sue potenzialità vengono sprecate, mentre i coniugi Loving assumono il carattere di personaggi stereotipati più che di persone reali con una propria psicologia, riuscendo a trasmettere solo un costante senso di sofferenza. Nichols ha puntato tutto sul tema e sul coinvolgimento degli spettatori, anche attraverso una colonna sonora di efficace, e in parte riesce nel suo intento; ma in fondo il suo è un film che cadrà presto nel dimenticatoio.
Gli attori protagonisti, Ruth Negga e Joel Edgerton, trasmettono piuttosto bene le difficoltà vissute dai propri personaggi, anche se non risultano del tutto convincenti a causa di un ostentato patetismo e dell’insistenza su un solo aspetto caratteriale dei propri alter ego cinematografici. Il risultato è una recitazione leggermente stucchevole, adatta all’andamento della pellicola e al suo obiettivo di emozionare pur sacrificando tecnica e forma della pellicola.
Benedetta Pini – Redazione di 1977 magazine – per altri articoli clicca qui.
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