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Bovisio, quando il degrado è a due passi dal centro #foto

Doveva diventare un'area residenziale, con la riqualificazione di strade e marciapiedi e la creazione di spazi verdi. Dopo dieci anni, via Zari e via Marangoni sono abbandonate al degrado.

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Un elefante in una stanza. Ossia, usando un modo di dire tipicamente inglese, una situazione problematica che seppur evidente, gigantesca, innegabile viene in qualche modo ignorata (o nascosta alla bell’e meglio) da chi vuole evitare di affrontarla.

Mai metafora fu più azzeccata per descrivere ciò che sta accadendo a Bovisio, a due passi dal Municipio: quasi settemila metri quadri di abbandono e di degrado nascosti – si fa per dire – da recinzioni arrugginite e teloni di nylon verde.

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Stiamo parlando della centralissima area tra via Marangoni e via Zari, diventata da anni una zona fantasma; nuovo habitat per sterpaglie, rovi spinosi, erbacce, fango, spazzatura e topi.

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Arrivando a piedi dalla via Zari si nota subito in lontananza che qualcosa non va: la sensazione è quella di ritrovarsi, in pieno centro abitato, di fronte a un bosco rigoglioso. Ma perché celare con inferriate e nylon una cosa tanto bella e positiva per i cittadini? Perché non rendere possibile l’accesso al parchetto? Purtroppo, avvicinandosi si ottengono le risposte a queste domande e si comprende subito ciò che realmente quelle recinzioni vogliono nascondere: un enorme appezzamento di terreno deturpato da lavori mai conclusi, ormai lasciato al proprio destino, all’incuria, al degrado.

Quella che da lontano sembrava essere una graziosa area verde nel centro della città, si rivela essere invece la terra delle erbacce e dei rovi, della spazzatura e dei topi.

Ma come si è arrivati a questa situazione? Tutto ha inizio nel 2007 quando, a seguito di una convenzione urbanistica, l’ex giunta presieduta da Giuseppina Stella si accorda con l’immobiliare “Bovisio Centro Srl” per la riqualificazione del lotto di via Maringoni-via Zari.

Nel progetto, presente nel piano particolareggiato denominato NPP1, l’appezzamento sarebbe dovuto essere destinato all’edificazione di un nuovo complesso residenziale, formato da 4 o 5 palazzine.

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L’immobiliare diventa proprietaria dei terreni, pagando circa un milione di euro per gli oneri di urbanizzazione e si impegna a completare le opere residenziali. Nell’accordo, anche la concessione di una parte del lotto al Comune per la riqualificazione di strade e marciapiedi e la creazione di un’area verde.

Ma è a partire da questo momento che gli ingranaggi della trattativa, fin qui ben oleati, iniziano a incepparsi.

L’impresa Bovisio Centro decide di appaltare i lavori all’immobiliare Sicedesio srl. Le operazioni di scavo iniziano nel 2008, ma ben presto si arenano a causa di due concomitanze pesantissime: da una parte la scadenza del permesso di costruire sul lotto – che non verrà rinnovato dalla nuova Giunta Galimberti – e dall’altra l’improvviso fallimento di Sicedesio.

Si innesca da questo momento una reazione a catena fatale. Tutto è bloccato. Ruspe ed escavatori abbandonano via Marangoni al suo destino, lasciando un’enorme voragine al centro del lotto, di cui con il tempo la natura si rimpossesserà creando la situazione che oggi tutti i bovisiani conoscono.

Le banche intanto bussano alla porta di Bovisio Centro, chiedendo che il denaro prestato per la realizzazione dei lavori torni ai suoi padroni. L’immobiliare non sa dove prendere i soldi, e così il lotto viene pignorato dagli istituti di credito, ponendo definitivamente una pietra tombale sul progetto.

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Ma non finisce qui. Si arriva così al 2011 senza che i lavori siano completati. Per questo l’immobiliare, attraverso una richiesta formale di rimborso, pretende che il Comune le restituisca il famoso milione di euro sborsato per gli oneri di urbanizzazione. Dopo alcune valutazioni, l’amministrazione stabilisce che il rimborso è dovuto per legge, ma la situazione precipita nello stallo più assoluto poco tempo dopo: il Comune chiede a Bovisio Centro srl il pagamento di 2.450.000 euro per occupazione del suolo pubblico. La tassa (TOSAP) si riferisce a quelle aree del lotto promesse dalla società immobiliare al comune e che quest’ultimo avrebbe dovuto riqualificare. Per di più il Comune esige il pagamento delle tasse Ici e Imu arretrate, il cui valore si aggirerebbe attorno al mezzo milione di euro.

Per dirimere le questioni descritte, bisognerà aspettare il pronunciamento del Tribunale Amministrativo Regionale (Tar), ancora atteso dalle due parti in causa.

Questa la ricostruzione della vicenda secondo le fonti del Comune, su tutte il Sindaco, ed ex assessore alle Politiche territoriali, Giuliano Soldà.

Ma sembra che qualcosa stia iniziando a muoversi. “Nel luglio scorso il lotto è stato acquistato all’asta da una nuova impresa immobiliare per il valore di circa un milione di euro- ha affermato il sindaco Soldà-. Il comune sta ancora attendendo gli atti di acquisizione dal tribunale che formalizzeranno l’ingresso della nuova società edilizia, di cui ancora non si conosce il nome. Siamo fiduciosi. I lavori partiranno a breve e la situazione si risolverà”.

Come descritto all’inizio, oggi quel che rimane dei lavori del 2008 è all’insegna dell’abbandono e del degrado più assoluto. Le recinzioni, e il nylon verde che le ricopre, non nascondono il ciarpame di ogni tipo scaricato all’interno del lotto: sacchi dell’immondizia, passeggini rotti, lattine, bottiglie di plastica, detriti di ogni tipo e chi più ne ha più ne metta.

Superando le inferriate arrugginite, ci si accorge della desolazione che avvolge l’area: l’erba alta e i rovi non permettono il cammino, ma in lontananza si riesce a scorgere il gigantesco buco prodotto dagli scavi.

 

 

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