Meno male che il mercato estero c’è. Meno male veramente, perché se gli imprenditori brianzoli dovessero fare affidamento solo sul mercato interno, si troverebbero in una situazione di crisi nera. L’attuale situazione di forte difficoltà della domanda interna non è una novità.
Ma l’ufficio studi di Confidustria di Monza e Brianza ha messo a punto uno studio che fotografa in maniera nitida la situazione. In particolare, per il 49% delle imprese considerate nel campione d’analisi, il mercato interno rappresenta lo sbocco di oltre il 60% delle vendite totali, mentre il 54% vi realizza oltre il 60% del fatturato grafico. Insomma, la domanda interna è in caduta libera, il mercato estero consente un certo margine di manovra, ma oramai la crisi è arrivata a un punto tale che non basta più. «Per il tessuto industriale della Brianza il mercato estero si conferma come il fattore trainante e terminante dei livelli di attività – spiega la ricerca -, ma, come rilevato anche a livello nazionale, non cresce in quantità sufficiente a sopperire il forte calo della domanda interna».
Nonostante la difficoltà, tuttavia, dall’analisi di Confidustria emerge chiaro lo sforzo compiuto dalle imprese per mantenere il patrimonio delle risorse umane. Il 49% delle imprese non ha lasciato a casa nessuno, il 51%, invece, sì. I dati dicono anche che sono state 157 le imprese a beneficiare degli ammortizzatori sociali, per un totale di 5 mila e 600 addetti. Inoltre, il mondo imprenditoriale brianzolo, non sembra intenzionato a mollare la presa. Secondo l’analisi, le famiglie di imprenditori sono disposte a favorire nuovi investimenti sia sul fronte interno, che su quello estero. A Roma, però, il governo deve fare la sua parte alleggerendo il cuneo fiscale e rendendo più flessibile il mercato del lavoro. Tanto per cominciare.
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