L'incontro

K2-70, a DF Sport Specialist l’emozione di Cristina Piolini per la montagna degli italiani

"Il 16 giugno è prevista la partenza per il Pakistan, quindi ci saranno i giorni di avvicinamento al campo base".

Cristina Piolini

Se all’inizio degli anni Settanta una nuova era nei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cina nacque dal ping pong, oggi la parità di genere e l’unità internazionale possono passare anche attraverso l’alpinismo. Ecco perché è qualcosa più di un’impresa sportiva il progetto K2-70, che ha l’obiettivo di portare nove donne, una dottoressa e otto alpiniste, quattro italiane e quattro pakistane, sulla vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo.

Una di queste donne, Cristina Piolini, alpinista piemontese della Val d’Ossola, ha raccontato al pubblico del DF Sport Specialist di Bevera di Sirtori come si sta preparando all’impresa, organizzata dal Club alpino italiano in collaborazione con EvK2CNR, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota e il patrocinio del Ministero del Turismo e dal Ministero degli Esteri.

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Una sfida anche agli stereotipi che, fino ad ora, non hanno mai portato un team interamente femminile sopra un ottomila oppure non hanno permesso di studiare la fisiologia della donna in alta montagna, in condizioni al limite della sopravvivenza. O, ancora, rendono particolarmente complicato avere donne che diventano guide alpine.

L’IMPRESA

Il progetto K2-70 nasce dall’idea di celebrare un anniversario importante. Sono passati 70 anni esatti, infatti, da quando, il 31 luglio 1954, una spedizione italiana, guidata da Ardito Desio, fu la prima al mondo a raggiungere gli 8611 metri della cima situata nella catena del Karakorum. Che, da quando Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il contributo fondamentale di Walter Bonatti e Amir Mahdi, toccarono la vetta, è conosciuta come la montagna degli italiani.

Ora il K2 potrebbe diventare anche la montagna delle italiane, ma più in generale delle donne. Prima, però, Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, assieme alla dottoressa Lorenza Pratali, dovranno superare le numerose difficoltà che incontreranno lungo lo Sperone degli Abruzzi, la stessa via che nel 1954 portò Compagnoni e Lacedelli ad essere i primi ad arrivare sulla seconda cima più alta del mondo.

Cristina Piolini

L’ALLENAMENTO

“Mi sto preparando in maniera costante per questo progetto che amo definire viaggio e non spedizione – spiega Cristina Piolini nella serata DF Sport Specialist, in cui è stata intervistata da Chiara Todesco, autrice del libro “Calore di lana e profumo di resina. La montagna delle donne” – a marzo ho fatto alcune giornate di training sul Monte Bianco con le altre ragazze italiane e pakistane del team K2-70, quindi siamo state all’Eurac Research di Bolzano, centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna per sottoporci ad una serie di prove medico-scientifiche”.

“Sono appena tornata dal Nepal dove, nonostante il maltempo, ho affrontato alcuni 6mila per preparami a questa missione” continua l’alpinista piemontese, classe 1972, che ha iniziato ad arrampicare a 14 anni, ha scalato il suo primo 8mila senza ossigeno nel 2005, è stata per cinque anni nella Piramide EV-K2, il laboratorio scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche ai piedi dell’Everest ed è la prima italiana ad aver conquistato le Seven Summits, le montagne più alte di ciascun continente della Terra.

Cristina Piolini

LA MISSIONE

All’inizio del vero e proprio viaggio del progetto K2-70, coordinato dall’alpinista Agostino Da Polenza, manca ormai pochissimo. “Il 16 giugno è prevista la partenza per il Pakistan – racconta Piolini, che ama definirsi “alpinista senza sponsor”, al pubblico di DF Sport Specialist – quindi ci saranno i giorni di avvicinamento al campo base, che per me molto importanti perché la montagna è prima orizzontale e poi verticale e fare alpinismo significa anche conoscere popoli, tradizioni e culture differenti”.

“Arrivati al campo base ci saranno, come sempre in questi casi, una decina di giorni di acclimatamento e nella seconda metà di luglio cominceremo la scalata al K2 – continua l’alpinista ed esploratrice che, tra mille avventure, gestisce anche un rifugio alpino sul Monte Moro, presso Macugnaga – la speranza è di raggiungere la vetta proprio il 31 luglio, il giorno in cui 70 anni fa arrivò in vetta la spedizione guidata da Ardito Desio”.

Cristina Piolini

LE DIFFICOLTA’

Gli ostacoli da superare saranno in primis quelli dovuti al percorso, all’alta quota e al tempo meteorologico. “Chi comanda solo la natura e la montagna, io mi ritengo sempre un’ospite in questi miei viaggi e quindi vediamo se questa volta scatterà il giusto feeling” afferma Cristina con la semplicità e la determinazione che la contraddistinguono.

Ma per la Piolini, che nelle sue tante esperienze nell’alpinismo non aveva mai partecipato ad una missione totalmente femminile, il progetto K2-70 nasconde anche altre insidie oltre quelle naturali. “Sono una persona molto schiva, direi jurassica, che fugge lontano dai riflettori – conclude – questa volta, invece, sarò costretta a viaggiare anche con cinque operatori della Rai, che realizzeranno un documentario sulla nostra spedizione, “Sulle orme del K2”,  in onda a dicembre di quest’anno”.

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