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Desio, tante persone in piazza per dire no alle guerre fotogallery

E' stata molto partecipata la marcia della pace promossa da diverse associazioni e realtà cittadine. Un evento interreligioso, a cui ha dato un contributo importante anche la comunità pakistana. "Facciamo sentire la nostra voce e diciamo senza timore che la guerra non può mai essere giusta" ha detto i prevosto don Mauro Barlassina. Forti le testimonianze dai Paesi in guerra.

marcia pace desio mb

Un corteo colorato ha attraversato le vie del centro di Desio domenica pomeriggio. Tante bandiere della pace e tanta partecipazione alla marcia della pace promossa da diverse realtà e associazioni, tra cui la comunità pastorale e la comunità pakistana. Circa 400 persone, di età, origini, culture e fedi diverse, hanno camminato insieme per lanciare un forte e chiaro messaggio: “Basta guerre, noi vogliamo la pace”

L’intervento del prevosto don Mauro Barlassina

“Questa nostra iniziativa si colloca in un momento particolarmente delicato a livello internazionale  – ha spiegato il prevosto don Mauro Barlassina –  Come ha detto il  Cardinal Zuppi, la guerra è un virus, che  coinvolge tutti: a volte  si proclama che la guerra è la soluzione dei problemi. La risposta coinvolge tutti. Questo camminare insieme oggi nella città è segno di un coinvolgimento di tutti. La pace non può essere solo prerogativa della democrazia, che tra l’altro non riesce più a gestire. E’  il momento in cui  noi, gente comune, possiamo fare sentire la nostra voce e dire senza timore che la guerra non può mai essere giusta perché provoca sempre violenza, morte e ulteriore guerra

Il portavoce dei pakistani Ashraf Khokhar

“Noi a Desio siamo sempre scesi in piazza nei momenti difficili, quando i popoli del mondo soffrono – ha detto Ashraf Khokhar portavoce della comunità pakistana e dell’associazione Minhaj Ul Quran – Le guerre purtroppo non finiscono più. La politica internazionale è fallita, non è in grado di risolvere i conflitti. Condanniamo tutte le guerre.  Come  comunità pakistana, collaboriamo con le autorità religiose e politiche desiane e con tutte le realtà cittadine, per il bene della città e del Paese che ci ha accolto con cuore e rispetto, ci ha dato rispetto, lavoro, casa, dignità. Ringraziamo sempre questa città che ci ha dato la possibilità di vivere in pace e fare crescere i nostri figli, per il loro futuro”

Il vicesindaco Andrea Villa

“Oggi è importante parlare di pace, perchè purtroppo il mondo è dilaniato dalle guerre, anche da quelle che non conosciamo – ha detto il vicesindaco Andrea Villa, presente alla manifestazione – Ci sono guerre che non vengono raccontate, popoli che soffrono. Le persone  che muoiono per la guerra sono le vittime di chi, ai piani alti prende decisioni che poi ricadono su di noi. Perchè quando c’è una guerra, il prezzo lo paghiamo anche noi. A Desio accogliamo tante persone che scappano dalla guerra e ci accorgiamo degli effetti quando ci arriva la bolletta e andiamo a fare la spesa, con i prezzi che aumentano. La guerra interessa tutti”. 

Gli organizzatori

La marcia è stata organizzata dalla comunità pastorale, Desio Città Aperta, missionari e laici saveriani, associazione culturale Minhaj Ul Quran, Scuola d’italiano per stranieri, Caritas, Azione Cattolica, gruppo missionario cittadino, rinnovamento nello spirito
Durante il corteo, sono state lette parole di pace, alternate alla musica. Alcuni manifestanti hanno portato cartelli con i nomi dei Paesi in cui c’è la guerra. Tanti i bambini e le famiglie presenti, con le bandiere della pace. La bandiera è stata esposta anche sul campo da calcio in oratorio, durante le partite del Centro sportivo Desiano. 

Le testimonianze: “Nel mio Paese si muore, ma non interessa perchè abbiamo la pelle nera”

Forti e toccanti le testimonianze che hanno chiuso l’evento, in piazza Conciliazione.  “Nel mio Paese c’è la guerra – ha detto Abderrazek Ismail del Sud Sudan –   I numeri parlano 10 milioni di sfollati interni e due milioni di sfollati all’esterno del Paese e centinaia di morti.  Immaginate la situazione. Si muore di fame, di  malattia, per la guerra. Eppure nessuno ne parla. Perchè? Perchè la nostra pelle è diversa. Non è chiara, non abbiamo capelli lisci e occhi azzurri.  Ma noi siamo umani. Abbiamo il vostro stesso sangue. La diversità non può essere un problema. Ci sono persone che dicono ‘Lasciateli ammazzare tra di loro’. Ma di cosa stiamo parlando?” 

“In Centrafrica la popolazione è invisibile”

“Da quasi 20 anni mi occupo della salute ed educazione dei bambini del villaggio di Yolè perché mi ero accorta che, a causa dei conflitti, i bambini avevano perso il sorriso e avevano paura – ha detto Stefania Figini volontaria in Centrafrica –   In 27 anni di missione ho vissuto diversi colpi di stato, con spargimenti di sangue. Ho constatato di persona cosa vuol dire vivere in completa insicurezza. La maggior parte delle persone in Centrafrica non ha un documento di identità. Le donne, fino a qualche anno fa, si muovevano come fantasmi. Pace è rendere visibili gli invisibili. Non possiamo accettare che esistano persone  che valgono meno di altre.  Pace è integrazione. Non abbiamo bisogno di cancelli, muri o frontiere se conosciamo chi ci viene incontro. Iniziamo col dialogo da chi vive in mezzo a noi, per un confronto da cui possono nascere idee utili per la società. E così ci accorgeremo che le cose possono cambiare per il meglio”. L’evento si è concluso con la lettura di un testo di don Primo Mazzolari: “Ci impegniamo noi, non gli altri”

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