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Lavoro, ecco come aziende e candidati devono parlare la stessa lingua

Nel webinar organizzato da Confimi Industria Monza Brianza e Bergamo, in collaborazione con il Gruppo Scuola e Gi Group Spa, si è parlato delle aspettative di chi oggi cerca un impiego, di quali sono le figure professionali più ricercate e del ruolo delle imprese come soggetti attrattori.

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Non possono e non devono essere due rette parallele, ma chi offre lavoro e chi lo cerca, nell’attuale contesto economico e sociale, spesso fanno fatica ad incontrarsi. In un mercato del lavoro costantemente in evoluzione, dove l’innovazione e la velocità sono caratteristiche importanti, è necessario che tutti gli attori in campo, dalle aziende ai candidati ad un’occupazione, siano consapevoli di quanto, anche rispetto al recente passato, siano cambiati paradigmi e strategie.

Come è stato spiegato nel webinar “Scuola e azienda, che squadra!” organizzato da Confimi Industria Monza e Brianza e Confimi Industria Bergamo, in collaborazione con il Gruppo Scuola e Gi Group Spa.

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LA SITUAZIONE

Il punto di partenza è l’ormai evidente mismatch, cioè la mancata corrispondenza, tra domanda ed offerta di lavoro.

“Secondo un Rapporto redato da Unioncamere e Anpal (Agenzia per le politiche attive del lavoro) in Italia il 47% delle offerte di lavoro resta inevasa” afferma Laura Parigi, Responsabile del Gruppo Scuola Confimi Industria Monza e Brianza, che da tre anni è impegnato nel dialogo imprese/scuola anche attraverso la stipula di una serie di accordi tra le aziende associate all’associazione imprenditoriale e gli istituti scolastici del nostro territorio.

“Questa percentuale è decisamente significativa – continua Parigi – ci deve far capire quanto sia necessaria una formazione adeguata e continua per fornire le adeguate competenze richieste dal mercato del lavoro, ma anche quanto le aziende non possano più limitarsi a restare in attesa di candidati, ma debbano diventare attrattori nei processi di ricerca del personale”.

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Per le imprese la valutazione dell’intelligenza emotiva e delle capacità relazionali legate al vissuto devono avere sempre più peso nella scelta dei candidati. Che, soprattutto nel caso delle giovani generazioni, attribuiscono primaria importanza al buon bilanciamento tra vita professionale e famiglia.

“Per entrare nel mondo del lavoro conterà sempre di più non soltanto l’aver accumulato esperienze pregresse, ma avere soft skills come la disponibilità e la capacità ad apprendere, la gestione del tempo e dell’ansia, la creatività e la flessibilità” afferma Cristina Reduzzi, che si occupa di sviluppo commerciale in Gi Group Spa, nel corso del webinar organizzato da Confimi Industria Monza e Brianza e Confimi Industria Bergamo.

COSA FARE

In Italia l’attuale carenza di candidati alle figure professionali richieste dal mercato del lavoro, che si combina con l’apparente paradosso, certificato dall’Istat, di un tasso di disoccupazione giovanile al 23,1% e di oltre tre milioni di NEET (acronimo inglese che definisce chi non studia, non lavora e non si forma), non è una condizione passeggera.

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“Si tratta di un tema strutturale con cui fare i conti – afferma Alessandro Nodari, che in Gi Group Spa è specializzato in attrattività, recruiting e valorizzazione delle risorse umane nelle aziende – da un lato, infatti, la velocità del progresso tecnologico è esponenziale e il sistema educativo non riesce a stare al passo e, dall’altro, il calo demografico, che nel 2022 ha registrato un saldo negativo di 300mila tra nati e morti, avrà effetti a lungo termine”.

Il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, che produce un danno all’economia italiana di 16 miliardi di euro, pari all’1% del PIL, è, quindi, una questione di assoluto rilievo. Da affrontare, da parte delle aziende, partendo dalla consapevolezza che sono cambiati il modo di pensare e le aspettative di chi cerca un posto di lavoro.

“La ricerca tradizionale del personale non basta più e deve diventare recruiting marketing, cioè sfruttare strumenti digitali, i social media e i video – sostiene Nodari – l’annuncio di lavoro deve essere concepito come un vero e proprio strumento di comunicazione ricercabile, efficace e attrattivo come uno slogan”.

Su questo fronte un’altra opportunità che le aziende possono cogliere è quella del programmatic recruiting. “In questo caso è l’intelligenza artificiale che mette l’annuncio di lavoro sui 60 principali job board e job aggregator – spiega l’esperto di Gi Group – poi, in base alle risposte, ottimizza la diffusione del messaggio in tempo reale e permette di ottenere risultati molto efficaci in termini di interesse e candidature reali”.

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LE COMPETENZE

La collaborazione tra mondo della formazione e quello del lavoro e delle imprese è la risposta migliore che nel webinar “Scuola e azienda, che squadra!” viene individuata per invertire la rotta di un’Italia in cui c’è un notevole gap di talenti rispetto al resto dell’Europa e spesso i profili junior non hanno competenze tecniche sufficienti.

“Cerchiamo di valorizzare le leve del training e dell’education attraverso la valorizzazione di un ventaglio di formule formative – afferma Marianna Marrazzo di Gi Group – dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori) agli IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), dalle ACADEMY all’apprendistato professionalizzante, tutte opportunità che, in base alle norme, hanno specifiche modalità”.

“Riteniamo importante costruire con la singola azienda e gli enti partner nei diversi territori percorsi formativi differenziati rispetto al profilo in uscita richiesto – conclude Marrazzo – poi definiamo un processo coerente di sourcing e selezione a partire dal matching tra il profilo desiderato in uscita e il profilo a target in ingresso”.

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