Serie a

Calcio Monza, Gytkjaer “scivola” sulla passerella, ma tutto il tifo è per il danese

Partita a ritmi blandi contro il Lecce: i salentini vincono nel finale. Gytkjaer, probabilmente all’ultima esibizione casalinga in biancorosso, è il protagonista del pomeriggio...

Monza-Lecce

Doveva essere la sua giornata, e lo è stata davvero, nel bene e nel male. Christian Gytkjaer, danese di 33 anni da Roskild, ieri era all’ultima esibizione della sua triennale esperienza in biancorosso. Contratto in scadenza e pochi sussulti in serie A, in una stagione che l’ha visto impiegato da titolare solamente 3 volte: addio quasi certo, inevitabile. Nonostante questo, l’affetto del pubblico brianzolo nei suoi confronti è toccante: in considerazione del saluto al danese, alcuni tifosi già nella mattinata di domenica avevano trasformato l’intitolazione del monumento a “Monza Città del Volley” sito in viale Stucchi in “Monza città del Vichingo”.

Passerella finale

Raffaele Palladino fa dell’empatia una delle carte per tenere insieme un gruppo granitico: a metà ripresa, Gytkjaer in campo per la meritata passerella. Applausi e cori per uno degli eroi di Pisa, l’attaccante che ha scritto il suo nome nella prima vittoria in Serie A del Monza. Il biondo attaccante si impegna, lotta, trova anche lo spazio per un tiro ma la difesa leccese si chiude a riccio. Poi il (primo) fatto: Baschirotto abbatte Colpani, il sig. Doveri (direzione insufficiente) va al VAR e decreta il rigore. Non può che tirarlo Christian. I secondi scorrono lenti: l’abbraccio di Pessina al compagno, il numero 9 che guarda nervosamente il sig. Doveri impegnato a far rispettare le corrette posizioni a Umtiti e Ceesay. Una mano sul volto, poi sul naso. Poi la maglia usata per asciugare il sudore. A dispetto dell’origine nordica, Christian è tutto tranne che un freddo, sotto la “sua” Curva. Dal mio posto in tribuna scambio uno sguardo con un collega: ci siamo capiti. Tre passi, destro incrociato, Falcone sceglie l’angolo giusto, parata. Christian insegue la sfera, ma la respinta è imprendibile. La palla esce, lui alza lo sguardo al cielo.

Ho deciso io che tirasse lui, aspettavamo tutti un suo gol. L’ho detto a Pessina, ma sono sicuro che anche se non gliel’avessi chiesto io, Matteo lo avrebbe fatto calciare a lui” ha dichiarato Raffaele Palladino in conferenza stampa.

Emozioni e numeri

Non si può essere delusi, né tantomeno recriminare nei confronti del numero 9 biancorosso. Senza addentrarci nella fenomenologia del calcio di rigore – gesto che ha tradito anche i più forti di tutte le epoche – non ci sono né calcoli per l’ottavo posto né sulla scelta del rigorista che tengano: era la giornata del Vichingo, quel rigore non poteva che essere suo. La “romantica” storia biancorossa poteva consacrarsi con il rito del gol: non è finita con la corsa sotto la curva, né con un abbraccio con i compagni, ma è storia anche questa, non meno emozionante anche se con una punta di amarezza. E i tifosi biancorossi sono profondi conoscitori di amarezze. Christian Gytkjaer lascia Monza così come si era presentato: fallendo un rigore. A settembre 2020 fu Berisha della Spal a ipnotizzarlo, questa volta, maggio 2023 c’è Falcone. In mezzo tre stagioni, 22 reti in tra A, B e Coppe nazionali e tre fotogrammi indelebili: le due zampate nella notte di Pisa nella più indimenticabile delle partite di oltre 100 anni di storia monzese, e la spaccata che abbatte la difesa della Juventus per la prima, storica vittoria in Serie A.

Monza-Juve
Gytkjaer brucia Gatti e Perin. Il Monza vince per la prima volta una partita in Serie A

Sono queste le storie che ogni tifoso racconta e racconterà e che rivedremo negli anni futuri: ed è una coincidenza che strappa un sorriso pensare che proprio oggi è  l’anniversario di quella finale playoff. Alzi la mano chi non ha ancora rivisto le immagini di un anno fa: grazie Christian, con te il Monza è diventato “da Serie A”.

P.S. l’ultimo impegno stagionale vedrà il Monza di scena a Bergamo. Chissà che alla vista dei colori neroazzurri dell’Atalanta al biondo numero 9 non torni in mente la serata di Pisa. Ci sono ancora 90′ per sognare: din don, din don…

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