Inquinamento

Allarme microplastiche nel Lambro: sotto osservazione le acque brianzole

Una ricerca effettuata da Fondazione AcquaLab in collaborazione con l'Università Statale

sbocco-depuratore-Lambro

Che le microplastiche siano un enorme problema globale è noto a tutti, ma la situazione, più nello specifico, sul nostro territorio com’è?  Fondazione AcquaLab in collaborazione con l’Università Statale ha effettuato di recente una ricerca proprio sul bacino del fiume Lambro, che per 130 chilometri attraversa la Lombardia da Nord a Sud. E, i dati emersi non sono affatto positivi.

“L’obiettivo principale di questi due anni di ricerca – spiegano – è stato quello di ottenere dei dati su questi nuovi contaminanti emergenti vicino alla nostra realtà quotidiana. Spesso infatti si sente parlare dell’inquinamento delle microplastiche in ambienti distanti, che spesso inducono l’opinione pubblica ad avere una falsa convinzione che tale problema non ci interessi direttamente e che non sia necessario attuare comportamenti virtuosi per mitigare il rilascio di tali inquinanti nei corpi idrici”.

Il livello di microplastiche e nanoplastiche, particelle invisibili a occhio nudo generate da lavorazioni industriali (in particolare l’industria cosmetica), frammentazione di rifiuti plastici ma anche da azioni quotidiane come il lavaggio in lavatrice di capi sintetici, è allarmante: gli scarti sono trattenuti solo in parte dagli impianti di depurazione e i funghi usati come fertilizzanti, secondo la ricerca effettuata, peggiorano la situazione.

“Lo studio di Magni et al. (2019b) ha avuto lo scopo d’indagare tutti questi aspetti in relazione al Depuratore di Milano-Nosedo, il primo e più grande impianto di trattamento delle acque reflue della città di Milano, situato nella periferia sud-orientale e avente una capacità di trattamento pari a 1.250.000 abitanti equivalenti – si legge nella ricerca – Sulla base delle particelle che sono state ritrovate e del dato giornaliero di acque reflue trattate dall’impianto (400.000.000 L/giorno) è stato possibile stimare un numero di particelle plastiche che entra quotidianamente nel depuratore pari a 1.000.000.000 e si è calcolato che circa 160.000.000 di MP vengono rilasciate ogni giorno dallo scarico del depuratore nel corpo idrico recettore. Per quanto riguarda i fanghi di depurazione, considerando che il depuratore ne produce circa 30 tonnellate al giorno, si è stimato che in essi si accumulano quotidianamente circa 3.400.000.000 di MP, di cui il 47% è rappresentato da fibre, come diretta conseguenza dei processi di lavaggio dei capi da abbigliamento sintetici”

La situazione in Brianza

Un ulteriore studio che ha avuto un ruolo chiave nelle indagini ambientali sulle Microplastiche è quello del monitoraggio effettuato lungo il corso del Fiume Lambro (Magni et al., 2021).

Fiume Lambro ricerca microplastiche AcquaLab
immagine tratta dal report di Fondazione AcquaLab

“ Tale corpo idrico è stato scelto in quanto il Lambro riceve effluenti provenienti da numerosi impianti di depurazione, nonché diversi tributari artificiali e naturali, oltre ad attraversare una delle zone più industrializzate e antropizzate d’Italia – si legge – I prelievi delle miscele plastiche sono stati effettuati in cinque stazioni di campionamento: Merone (situato a 20 km dalla sorgente del fiume), Brugherio (collocato all’uscita di uno dei più grandi impianti di depurazione dell’area nord di Milano), Milano, Melegnano (posto qualche km a sud rispetto al depuratore di Nosedo) e Graffignana (a circa 15 km dall’immissione del Lambro nel fiume Po).

La quantità di plastiche trovate a Merone (stazione più settentrionale) deriva probabilmente dall’area a monte del sito, rappresentata dai laghi di Alserio e Pusiano, e la presenza di polipropilene (PP, 58%), polietilene (PE) e di copolimeri di etilene vinil-acetato può essere associata all’ampio utilizzo nel confezionamento, nella produzione di tappi per le bottiglie, di etichette e sacchetti per la spesa, così come di adesivi e sigillanti  anche se, per quanto riguarda la composizione polimerica, non si è evidenziato un chiaro andamento tra le cinque stazioni.

A Brugherio la concentrazione di fibre aumenta e raddoppia rispetto a Merone (14%) e ciò può essere collegato a un’influenza diretta dell’adiacente impianto di depurazione che potrebbe rilasciare fibre di poliestere (PEST; Magni et al., 2019b), poliamide (PA) e poliacrilato (PAK) derivanti principalmente dai lavaggi dei capi sintetici.

Un risultato particolare è stato ottenuto dai campionamenti di Melegnano, dove ci si sarebbe aspettati un aumento della contaminazione da MP e microfibre come conseguenza della vicinanza a un depuratore. Invece, in questa stazione non si è osservato alcun aumento significativo della concentrazione di detriti rispetto alle tre stazioni precedenti . L’ipotesi che è stata avanzata è che, probabilmente, l’ingresso di acqua da altre fonti (es. Naviglio Martesana, Seveso e canale Addetta) potrebbe aver diluito la concentrazione di plastica trovata a Melegnano.

La situazione ha invece subito una svolta nell’ultima stazione . A Graffignana, infatti, è stata trovata una concentrazione di 14,3 ± 11,0 MP/m3 , più di otto volte superiore a quella di Milano, il secondo sito più contaminato, e circa 29 volte superiore alla stazione di campionamento più settentrionale. È stato ipotizzato che tale aumento significativo non sia la conseguenza di un lento e costante aumento della contaminazione dal resto del fiume, ma che piuttosto possa essere associato alla presenza di una fonte puntiforme di contaminazione, probabilmente identificata nell’immissione del fiume Olona, il quale attraversa un’ampia area industrializzata e urbanizzata durante tutto il suo corso e per giunta è risultato altamente contaminato in ricerche recenti che ancora non sono state pubblicate dal gruppo di lavoro

“Le microplastiche rappresentano sicuramente un problema per il pianeta, ma non è ancora chiaro quanto siano pericolose per gli esseri viventi – spiega Alessandro de Carli, direttore della Fondazione AquaLab –. Per questo è necessario fare ancora tanta ricerca per capire come si generano e quali azioni mettere in campo per ridurne l’immissione nell’ambiente”

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