Salute

Vaccini in azienda: dopo la firma del protocollo, i dubbi della Cisl Monza Brianza Lecco

Scaccabarozzi Cisl: "Laddove ci sono le condizioni per poter effettuare i vaccini in azienda, si proceda, purché però si agisca nel rispetto della salute di tutti".

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I primi via libera per le vaccinazioni in azienda potrebbero arrivare già a maggio, ma sono ancora molti gli aspetti da definire. Se da un punto di vista burocratico il protocollo d’intesa per le vaccinazioni sui luoghi di lavoro è stato siglato lo scorso 7 aprile 2021, da Regione, Confindustria, l’Associazione nazionale dei medici del lavoro e Confapi, dal lato pratico i dubbi e le incertezze non mancano.

“Esiste in realtà una contraddizione di fondo. C’è la normativa nazionale che prevede si proceda con le vaccinazioni per fasce d’età e ora c’è questo nuovo protocollo che riguarda i lavoratori. E’ chiaro che ad avere la priorità resta il provvedimento nazionale. Non possiamo fare un accordo in deroga con Ats Brianza, né tanto meno possiamo permetterci di fare figli e figliastri costituendo canali privilegiati”, spiega Mirco Scaccabarozzi, segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco.

Quel che è certo è che ad autorizzare la partenza sarà la Regione, in base all’andamento del piano vaccinale. Resta una conditio sine qua non: la vaccinazione di tutti gli anziani (compresi tutti i 60enni) e dei pazienti fragili. I costi di somministrazione saranno a carico delle imprese, mentre a fornire i vaccini e i dispositivi per la somministrazione (siringhe/aghi) sarà lo Stato.

Nel frattempo, crescono significativamente i siti aziendali accreditati dalla struttura del commissario straordinario all’emergenza Covid-19, generale Figliuolo: secondo Il Sole 24 Ore, al momento dovrebbero essere 732 in tutta Italia. Per quanto riguarda invece, il territorio di Monza e Brianza, sinora, non si è mosso ancora nulla. 

Gli scenari possibili

Come avverranno dunque, nel concreto, le vaccinazioni in azienda? Dato per assodato, come accennato in apertura, che partiranno non appena sarà terminata la campagna vaccinale dei 60enni e sempre a fronte della disponibilità dei sieri sul territorio, le ipotesi attualmente allo studio sarebbero due.

La prima prevede accordi specifici tra la Regione e le aziende di grandi dimensioni che decidono di vaccinare i propri dipendenti. L’impresa, in questo caso, si assumerebbe i costi del personale di una o più linee di un centro vaccinale per il periodo necessario a somministrare le dosi a tutti i proprio dipendenti. Tutto il resto delle linee resterebbe a disposizione delle altre fasce di popolazione.

L’utilizzo di alcune linee degli hub di grandi dimensioni permetterebbe di evitare un’eccessiva frammentazione nella distribuzione delle dosi. Inoltre si tratta degli unici luoghi attrezzati con congelatori ad hoc per la gestione dei sieri che devono essere conservati a bassissime temperature, come quello Pfizer. Infine questa soluzione ovvierebbe al problema delle grandi aziende, nelle quali i medici aziendali non sono in grado da soli di far fronte alla richiesta vaccinale di centinaia di dipendenti.

La seconda soluzione prevede che la Regione, in accordo con le associazioni che rappresentano le imprese, dedichi un unico centro vaccini alla somministrazione del siero a tutti i lavoratori. Al momento, la prima sembrerebbe l’ipotesi più percorribile.

Le difficoltà organizzative

“Al di là dei costi per le imprese, ancora tutti da definire, non può essere sottovalutato il rischio di vaccinare contemporaneamente tutta la forza lavoro. Sappiamo bene che i vaccini possono generare alcuni effetti collaterali, che se pur di breve durata, possono creare non poche difficoltà se colpiscono la maggioranza dei lavoratori. Non possiamo certo pensare che si debba fermare la produzione anche solo per un giorno!”, sottolinea Scaccabarozzi.

“La posizione di Cisl è chiara, non è negativa in assoluto: laddove ci sono le condizioni per poter effettuare i vaccini in azienda, si proceda, purché però si agisca nel rispetto della salute, che è un valore costituzionalmente garantito per tutti, senza distinzioni di sorta. Parafrasando Orwell, non possiamo ammettere che qualche cittadino sia più uguale degli altri”.

Foto di repertorio MBNews

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