Sociale

Seveso, panchina rossa. “Serve una cultura nuova nella difesa delle donne”

Domenica 29 settembre il sindaco Luca Allievi ha inaugurato la prima panchina rossa della città. Presenti anche i figli di Valeria Bufo, assassinata dal marito nella primavera del 2018.

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Da oggi anche a Seveso c’è una panchina rossa, allo stesso tempo simbolo iconico e prova tangibile di impegno contro la violenza sulle donne. Collocata in piazza IV Novembre, proprio di fianco al plesso della scuola primaria “Carlo Collodi” e a pochi passi dal Parco delle Rose, è stata inaugurata nella mattinata di domenica 29 settembre dal sindaco Luca Allievi davanti a una piccola folla: non solo consiglieri comunali e rappresentati delle istituzioni, ma anche semplici cittadini.

«L’idea della panchina rossa è stata fortemente voluta da tutto il consiglio comunale di Seveso – ha spiegato Allievi, che ha sottolineato come sulla targa sia evidenziato anche il numero anti violenza -, in memoria di tutte le donne che hanno subito questa orrenda piaga sociale che è il femminicidio. Sul solco di quanto già fatto da altri comuni, anche il nostro ha voluto dare il suo contributo per far riflettere. Siamo tutti d’accordo – ha aggiunto – che la semplice apposizione di una panchina non provocherà un miglioramento o la fine della violenza. Ma, se c’è un primo passo per la risoluzione di un problema, quello è ammettere che il problema esiste». Tanto più che negli ultimi anni Seveso è stata toccata nel profondo di due atroci fatti di sangue: l’assassinio di Elizabeth Huayta Quispe, 29 anni, strangolata dal marito nel 2016, e quello di Valeria Bufo, 56 anni, uccisa a colpi di pistola dal marito da cui si stava separando.

«Paolo Borsellino diceva che combattere la mafia non è una questione organizzativa e procedurale, di repressione, ma che è soprattutto un fattore culturale – ha continuato il sindaco -. Credo che la cultura sia fondamentale proprio per combattere le devianze che stanno entrando nella nostra società. Per questo trovo che sia molto azzeccato anche il luogo scelto per questa panchina, vicino alle scuole: se la violenza contro le donne è un fattore culturale, allora la scuola può fungere da volano per fermarlo. E francamente – aggiunge – così come si può parlare di femmincidio, si può anche parlare di bullismo: quando c’è di mezzo la sopraffazione bisogna combatterla alla base, e in questo le scuole hanno un ruolo molto importante». Allievi ha poi passato la parola ad Alice Brambilla, assessore alla Comunicazione del comune di Bovisio Masciago, dove la scorsa primavera era stata inaugurata una panchina rossa proprio in memoria di Valeria Bufo, in corrispondenza del luogo dove era stata uccisa.

«In quanto donna sento che dobbiamo fare qualcosa, anche solo creare degli spunti di riflessione – ha commentato Brambilla, visibilmente emozionata -. Nell’ultimo periodo abbiamo sentito e letto troppo volte di violenze contro le donne. Dobbiamo portare avanti un lavoro di educazione a una cultura nuova nella difesa delle donne contro la violenza di genere: le istituzioni devono essere un punto di riferimento, dobbiamo cercare di fare rete tra comuni. Dicono che siamo il sesso debole – ha aggiunto -, ma in realtà diamo la vita: meritiamo rispetto e meritiamo di essere tutelate».

Allievi ha poi voluto sollevare il tricolore che copriva la panchina insieme ai figli di Valeria Bufo, Alessandro, Stefano ed Eleonora Truzzi, che stanno portando avanti un progetto parallelo di sensibilizzazione contro la violenza di genere tramite l’associazione nata in memoria della madre, XnoiVale, e in collaborazione con l’associazione Adagio.

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