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Milano, semafori accesi per l’Area B. Al via le proteste in Brianza

Parte a Milano l'Area B, una zona che copre gran parte del territorio milanese. Quali le conseguenze per la Brianza?

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C’è aria di novità per la circolazione del traffico a Milano. Da lunedì 25 febbraio si sono accese le telecamere dell’Area Buna zona che coincide con gran parte del territorio della città  e che prevede limitazioni al traffico con divieto di accesso e circolazione per i veicoli più inquinanti oltre a quelli con lunghezza superiore ai 12 metri che trasportano merci.

Fonte della foto comune di Milano

È attiva da ieri la nuova regolamentazione che limita il traffico a Milano. Oltre l’ormai famosa Area C, ora si aggiunge l’area B. Un’enorme Ztl che chiude ai mezzi inquietanti diventando la zona a bassa emissione più grande d’Italia e la seconda d’Europa dopo Bruxelles.

Con un’estensione di 128,29 chilometri quadrati, in cui vive quasi il 98% della popolazione residente, l’intera area rimarrà chiusa al traffico inquinante dal lunedì al venerdì festivi esclusi, dalle 7,30 alle 19,30. A voler rassicurare, c’è di buono che il provvedimento avrà un’introduzione graduale, che di anno in anno, infatti, si farà sempre più restrittivo. Fino a quando, nel 2030, l’intera città sarà totalmente vietata a i Diesel.

Il primo step di Area B che prevede il divieto di ingresso in città e la circolazione per le seguenti classi di veicoli: benzina euro 0 e diesel euro 0, 1, 2 e 3, moto a due tempi euro 0 ed euro 1 oltre ai veicoli ingombranti superiori a 12 metri. . Il secondo step, invece, scatterà il prossimo primo ottobre e riguarderà lo stop ai diesel euro 4, attualmente già vietati in Area C, e a tutte le moto e ciclomotori a gasolio euro 0 ed euro 1.

Per vedere quali sono i varchi di accesso clicca qui

IL BOTTA RISPOSTA TRA FONTANA E SALA

A fronte di tale provvedimento, le prime polemiche non hanno tardato ad arrivare. Dure, infatti, le critiche da parte del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana al sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Questa – asserisce – è una visione individualista e non da sistema che mette a rischio la mobilità dell’area metropolitana e dell’intera Lombardia”. Immediata la replica del primo cittadino Giuseppe Sala. “Non posso che rispondere che la mia amministrazione guarda lontano e, soprattutto, ha a cuore come i milanesi respirano. Meglio fare le cose con senso che ricercare ogni giorno il consenso”.

Se sia solo una questione di consenso dissenso, è sicuramente cosa ostica. La domanda sorge infatti spontanea. Quali saranno i relativi disagi che l’Area B porterà con sé? Una risposta arriva da tutte le associazione di categoria. Da Ape Confartigianato, passando per Unione Artigiani, arrivando fino a Confimi. Sentiamo la loro opinione.

L’OPINIONE DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA BRIANZOLE

Nicola Caloni, presidente di Confimi industria Monza e Brianza

“Dal mio punto di vista – spiega Caloni – Milano è la prima città in Europa per variazione di persone. Ossia il divario tra i residenti e tutte le persone che ogni giorno entrano in città per questioni lavorative. Ritengo valida la posizione di Sala, almeno a livello concettuale. Va bene tutelare l’ambiente, ma dall’altra parte, così facendo, si vanno a creare dei disagi enormi. Bisognerebbe allora studiare delle valide soluzioni, come ad esempio le piattaforme di servizio. A questo punto – precisa il Presidente – si avrebbe la tutela dell’ambiente ma anche la fornitura di un servizio efficiente”. Insomma il punto di vista di Caloni non fa una piega. “Un po’ di forzatura, ossia un forte punto di inizio, ci può stare, ma la chiave di volta risiede nella condivisone e nel dialogo. Da parte nostra – conclude Caloni – daremo il pieno ascolto alle esigenze dei nostri associati”. Un ascolto, quello del presidente di Confimi, che sfocia in una dichiarazione ben precisa al sindaco Giuseppe Sala. “In qualità di capofila della tua città – dice Caloni al primo cittadino – dovresti avere una visione di più ampio respiro anziché chiudere questo sano principio nel tuo giardino”.

Marco Accornero, segretario generale Unione artigiani Milano Monza e Brianza

“Il provvedimento era necessario, ma poteva essere calibrato meglio. Sta creando parecchi problemi alle fasce più deboli di artigiani, quelli magari prossimi alla pensione o quelli che stanno vivendo le maggiori difficoltà economiche. L’obbligo di cambiare furgone per adeguarsi alle nuove direttive rischia di trasformarsi in un salasso. Durante la fase di stesura della nuova norma c’è stato un confronto, siamo anche riusciti a introdurre i 50 ingressi liberi, ma sono un palliativo rispetto alla situazione.
Adesso stiamo cercando di affrontare la situazione in modo tale da non lasciare soli quelli che si trovano in maggiore difficoltà. Per agevolare la sostituzione del mezzo abbiamo stipulato una convenzione con le banche e c’è anche la possibilità di fare riferimento a un bando comunale e a uno regionale. Nelle stesura delle nuove direttive si poteva essere più chirurgici e calibrare meglio il divieto su determinate categorie come gli impiegati che hanno un’alternativa per andare al lavoro. Possono utilizzare i mezzi pubblici, mentre gli artigiani non possono certo portare tubi o attrezzature arie in metropolitana”.

Giovanni Barzaghi, presidente di Apa Confartigianato Monza e Brianza

“Ovviamente non siamo contrari a provvedimenti che migliorino la qualità dell’aria, sia chiaro. A dimostrazione di questo aspetto, la nostra associazione, accanto alle altre, è sempre stata presente ai tavoli istituzionali sul tema in maniera propositiva, per portare le istanze dei piccoli imprenditori e degli artigiani. Tuttavia – spiega Barzaghi – riteniamo di segnalare alcune problematiche emerse dal confronto con i nostri associati che risiedono o lavorano nel comune di Milano”. La linea di pensiero di Apa Confartigianato è ovviamente in linea con le altre associazioni. L’ambiente è da salvaguardare, certo, ma lo sono anche i lavoratori e se l’unione fa la forza, Barzaghi conclude asserendo che “abbiamo chiesto più considerazione in merito al fatto che a Milano operino imprese da tutta la Lombardia e per molti può essere un problema acquistare nuovi mezzi. In questo senso – precisa Barzaghi – è nodale mettere in campo tutti gli incentivi possibili. Insomma per gli artigiani serve più gradualità nelle limitazioni e maggiore attenzione alle infrastrutture che rendano più agevole l’accesso in città e la circolazione”.

 

 

 

Articolo di Massimo Chisari e Riccardo Rosa

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