Salute

Gli Istituti Clinici Zucchi puntano al futuro: ovociti crioconservati per gravidanza over35

Il centro ospedaliero di Monza sempre più all'avanguardia. Si parla di crioconservazione degli ovociti con il Dottor Mario Mignini Renzin responsabile dell'Unità Operativa di Ginecologia.

dottor mario mignini renzini zucchi monza

L’arrivo di un figlio è il sogno di ogni coppia consolidata. Ma questo, per alcuni, può essere un traguardo difficile da raggiungere per diversi fattori: problemi di fertilità o sterilità, malattie oncologiche oppure – più semplicemente – perché l’età media in cui una coppia inizia a cercare una gravidanza è aumentata. Il momento di maggiore fertilità per una donna, infatti, è tra i 20 e i 30 anni ma – oggigiorno –  lo stile di vita è radicalmente cambiato: l’inserimento nel mondo del lavoro avviene sempre più tardi, l’indipendenza economica fatica ad arrivare e, di conseguenza, il progetto famiglia viene posticipato “più in là”. E quindi, quando la fertilità comincia a diminuire e aumentano i rischi genetici legati all'”invecchiamento” ovarico?

Una donna oggi può valutare l’ipotesi di una preventiva crioconservazione degli ovociti: ovvero la possibilità di prelevare gli ovociti  quando ha meno di 35 anni e conservarli per un utilizzo futuro, cioè quando la donna può e vuole avere una gravidanza anche ben oltre l’età geneticamente considerata più fertile. Una tecnica che oggi è possibile effettuare anche nel Centro di Medicina  della Riproduzione e Biogenesi all’interno degli Istituti Clinici Zucchi – Gruppo San Donato, tra i maggiori in Italia per numero di interventi, che si aggira complessivamente intorno ai tremila ogni anno.

“L’Unità Operativa di Ginecologia è presente negli Istituti Clinici Zucchi dal 2000 e, nel suo contesto, c’è il Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi; insieme, rappresentano un’eccellenza per il centro ospedaliero monzese – spiega il Dott. Mario Mignini Renzini, medico responsabile dell’Unità Operativa  – la presenza di un’équipe medica multidisciplinare, composta da medici e biologi e la presenza delle più moderne tecnologie rappresentano, per gli Istituti Clinici Zucchi, una vera e propria eccellenza”.

E’ possibile cercare una gravidanza anche quando l’età materna è ai limiti della fertilità?

La crioconservazione degli ovociti ha progressivamente acquisito un ruolo sempre più ampio ed importante nei trattamenti di PMA ( Procreazione Medicalmente Assistita) anche perché spesso – sottolinea il responsabile dell’Unità Operativa “l’insuccesso di una gravidanza, naturale oppure artificiale, è spesso imputabile alla scarsa qualità o quantità degli oociti presenti e questo è legato all’invecchiamento ovarico – spiega – ecco perché è importante valutare la possibilità di preservare i propri ovociti: se una donna decide di iniziare un percorso di maternità dopo i 40 anni, per esempio, e può utilizzare i propri ovociti  crioconservati in maniera preventiva quando aveva meno di 35 anni, si garantisce una probabilità di gravidanza, con l’utilizzo delle tecniche di PMA, più elevata”. 

In realtà, al di là dell’aspetto più idealistico della questione, ovvero la possibilità di scegliere di diventare mamme anche in un età più avanzata, la crioconservazione degli ovociti rimane un pratica molto importante soprattutto nei casi più problematici: “pensiamo ad esempio ad una giovane donna che scopre di avere un malattia oncologica – commenta il Dott. Mario Mignini Renzini – – è ben risaputo che radioterapia e chemioterapia sono molto invasivi e possono spesso causare infertilità nella donna. Ovviamente la donna intorno ai 20-25 anni, non ha in mente di crearsi una famiglia ma cosa succede se, dopo anni, finita la terapia, la paziente oncologia scopre il suo istinto materno? Aver crioconservato i propri ovociti o il proprio tessuto ovarico “in giovane età” le potrà permettere  di ricorrere ad una tecnica di PMA con i propri ovociti nel caso in cui il danno della radioterapia e della chemioterapia sia stato così elevato da renderla sterile.

Come funziona la crioconservazione?

Questa innovativa tecnica consiste nel raffreddamento dei tessuti e delle cellule fino a una temperatura di meno 196 gradi e il loro mantenimento in azoto liquido, così da bloccare tutte le attività biologiche allo scopo di conservare quella cellula o quel tessuto nello stato presente al momento della crioconservazione ed evitarne la degenerazione. “La possibilità di gravidanza futura utilizzando gli ovociti crioconservati dipende dal numero e dalla qualità degli ovociti recuperati e crioconservati – spiega il responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi Gruppo San Donato – in generale sono legati all’età e alla riserva ovarica della paziente al momento della raccolta, quindi è necessario farlo entro i 35 anni. Ma anche prima se la paziente, mostra condizioni come malattie, precedenti interventi chirurgici alle ovaie, patologie del sistema immunologo o abitudini di vita poco sane che possono ovviamente interferire con una futura gravidanza”. Ecco perché un team multidisciplinare è fondamentale, “perché – conclude Mignini Renzini – è indispensabile  valutare caso per caso e garantire cosi il miglior successo possibile”.

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