Economia

Imprese musulmane in Brianza, nel 2017 trend in crescita del 2,1%

I settori commerciali più in voga sono gli ambulanti tessili e i ristoranti. In futuro le seconde generazioni dei musulmani potrebbero diversificare i servizi offerti.

centro-islamico2-mb (Copia)

Sono sempre più numerose, anche se, a volte, non ci facciamo caso e ci passiamo davanti distrattamente. Le imprese musulmane in Brianza segnano un trend in crescita. E alcune sono tra quelle che non chiudono i battenti nemmeno in questo agosto di vacanze e riposo. Nel nostro territorio, infatti, secondo i dati della Camera di commercio di Milano, sono 713 le aziende individuali che hanno un titolare proveniente da un Paese a maggioranza musulmana. L’aumento rispetto al 2016 è del 2,1%, una variazione esattamente uguale alla media della Lombardia, dove il totale si attesta su 9.151 ditte attive. Numeri che rendono Monza e la Brianza la quarta provincia in Regione per presenza di imprese musulmane. Davanti nettamente Milano (3.971 aziende), molto più vicine moscheaBergamo (1.052) e Brescia (1.005). Nella città di Teodolinda e nella sua provincia sono gli ambulanti tessili (352) e i ristoranti (241) a fare la parte del leone. Da soli sono circa l’83 per cento di tutte le imprese musulmane in Brianza. Decisamente staccati tutti gli altri settori merceologici. Dagli ambulanti alimentari alle macellerie, dai mercatini ai bar, fino all’ortofrutta alle panetterie/pasticcerie e ai negozietti di chincaglierie. L’incremento delle imprese musulmane a livello lombardo, con le eccezioni delle flessioni di Pavia, Brescia e Cremona, sembra essere un dato consolidato. Ma non deve sorprendere. Basti pensare che in Lombardia sono quasi 50 mila gli stranieri dai Paesi coinvolti nel Ramadan con cariche nelle imprese in Lombardia. Un aumento del 3,4% rispetto al 2016, con un peso di circa il 22% sul totale italiano. Egiziani e marocchini, in questa classifica, occupano oltre il 50% per cento delle presenze e si pongono nettamente avanti a bengalesi e pakistani.

Le prospettive sono di un tessuto economico sempre più misto. In grado di mettere insieme le competenze e lo spirito imprenditoriale di italiani e stranieri, anche musulmani. Lo si può evincere dall’aumento dei residenti provenienti da altri Paesi, ma soprattutto dalle seconde generazioni, sempre più integrate nel tessuto sociale italiano e lombardo. Sull’argomento i diretti interessati sembrano avere le idee chiare. “La crescita delle imprese gestite da titolari musulmani è un dato molto importante e significativo – spiega Mazen Hussein, 22 anni, presidente della sezione brianzola dei Giovani Musulmani d’Italia (nella foto)– riflette una società che cerca di integrarsi e sta passando da lavoratore semplicemente dipendente a imprenditore che assume e genera PIL, mazen-hussein-mbcontribuendo in maniera più significativo al sistema economico italiano”. Il futuro, probabilmente, riserverà delle novità sulla tipologia delle attività economiche guidate da musulmani. “E’ normale che in questa fase si occupino di servizi di ristorazione, servizi tessili o di pulizie – afferma Hussein – ma l’auspicio e il trend è che le seconde generazioni si specializzino maggiormente e, quindi, ci sia una varietà di servizi offerti da parte della comunità”. Difficilmente, comunque, si raggiungerà un’omogeneità con l’offerta italiana. E alcune specificità della società musulmana continueranno, inevitabilmente, a riguardare anche le aziende di cui saranno titolari. “I settori commerciali in cui il cittadino musulmano opera ed opererà sono esattamente tutti i servizi di un qualsiasi cittadino, con l’unica differenza della clausola dell’‘illecito’ – sostiene il presidente della sezione brianzola dei Giovani Musulmani d’Italia – quindi, ad esempio, nel ristorante non ci sarà alcool o maiale, ma cibo che rispetta i principi islamici. Per il resto – continua – un negozio islamico, come gli altri, deve essere fiscalmente e sanitariamente in regola, perché la nostra religione ci invita all’onestà e al rispetto del posto”.

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