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Monza, elezioni: tutto sugli apparentamenti e i voti di sostegno

Tre sono per Dario Allevi, una per Roberto Scanagatti e due per nessuno dei duellanti: così hanno deciso le sei liste rimaste fuori dal ballottaggio.

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Tre sono per Dario Allevi, una per Roberto Scanagatti e due per nessuno dei duellanti: così hanno deciso le sei liste rimaste fuori dal ballottaggio dopo otto giorni di riunioni e in alcuni casi di trattative coi due candidati sindaci che domenica prossima si sfideranno per la poltrona di primo cittadino del capoluogo della Brianza.

A favore di Allevi si sono espresse Monza con Maffè, Io cambio e Il popolo della famiglia, ma con metodi diversi. La prima si è infatti apparentata, cioè è entrata a far parte della coalizione di centrodestra, le altre non hanno potuto farlo a causa di veti.
Il candidato sindaco della coalizione di centrodestra alternativa Pierfranco Maffè è dunque tornato nella grande casa “delle libertà”, che aveva lasciato, quando era esponente del Nuovo centrodestra, in dissenso con la decisione di Forza Italia, della Lega nord – Lega lombarda e di Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale, di scegliere il candidato unitario in una riunione nel quartier generale di Arcore del leader azzurro Silvio Berlusconi. I centristi (nel frattempo il Ncd si è sciolto e sulle sue ceneri è nata Alternativa popolare) hanno formato la lista Monza con Maffè e hanno trovato nel loro percorso di avvicinamento alle elezioni l’alleato del movimento Io cambio, guidato da Agostino D’Antuoni, composto perlopiù da ex leghisti. Dopo il primo turno di domenica 11 giugno le strade dei due si sono divise perché Maffè, per conto dei 2005 elettori (4,34%) della sua lista, è andato a trattare da solo l’apparentamento con Allevi. E l’ha portato a casa. “La mia storia politica e le mie sensibilità mi dicono che sarebbe meglio appoggiare Allevi piuttosto che Scanagatti – ci aveva detto il medico ciellino la settimana scorsa – Mi sembra abbastanza evidente che negli ultimi 5 anni le cose in città non abbiano funzionato a dovere. Del resto, senza questi problemi il sindaco in carica oggi sarebbe già a festeggiare la vittoria delle elezioni…”. Concluso l’accordo con Allevi (in cambio dell’apparentamento diventerà, in caso di vittoria, assessore alla Famiglia) ha ribadito: “Monza è una città che non è cresciuta, bisogna invertire la rotta”. Maffè, però, in campagna elettorale non aveva gradito alcuni estremismi presenti sia nella propria coalizione che al di fuori di essa. Proprio per questo motivo i beninformati assicurano che abbia posto un veto sull’apparentamento di Io cambio e pure del Pdf.

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Ne è convinto, per esempio, il leader di Io cambio, D’Antuoni: “Perché non ci siamo apparentati con Allevi? Chiedetelo a Maffè, che ha gestito le trattative per la nostra coalizione in gran segreto. Anche Allevi credeva di avere sette liste e non sei in suo sostegno per il ballottaggio perché pensava che Maffè parlasse anche per Io cambio (come dimostra la diretta video su Facebook dell’incontro avuto dai rappresentanti della coalizione di centrodestra con quelli di CivicaMente, ndr). Comunque, discutendo della cosa con Allevi sono giunto alla conclusione che il nostro apparentamento non ci avrebbe portato un ruolo formale nella sua eventuale Giunta. Però l’ex presidente della Provincia mi ha promesso che farà di tutto per avere meno migranti in città, più sicurezza, più ordine e maggiore attenzione alle famiglie italiane. Non abbiamo dunque stipulato alcun accordo: ci siamo fatti una promessa da gentiluomini. Io voterò per lui e lo sosterrò come potrò. Non gli ho assicurato il voto degli elettori di Io cambio (374 pari allo 0,81%, ndr) perché i voti non sono di proprietà di qualcuno: io ho rispetto per gli elettori. Dico solo che il programma di Scanagatti è all’opposto di quello di Io cambio, i cui elettori invece non faticheranno a trovare in quello di Allevi punti in comune col nostro”. In molti in città si sono domandati nei mesi scorsi cosa hanno in comune Io cambio e Monza con Maffè… “Più che la distanza tra le liste io sono rimasto colpito dalla distanza tra l’uomo Maffè che avevo conosciuto e quello delle ultime settimane, in particolare dell’ultima. Ho commesso un errore sulla scelta della persona da sostenere come sindaco”.

Manuela Ponti

Anche Manuela Ponti, candidata a sindaco per il Pdf, che ha raccolto 579 voti (1,25%), ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe… “Volevamo apparentarci con Allevi, ma c’è chi non gradiva la nostra presenza nella coalizione. Non so con certezza chi sia stato, ma immagino Maffè”. Giovedì scorso era infatti stato diffuso un comunicato del partito guidato a livello nazionale da Gianfranco Amato e Mario Adinolfi in cui si parlava di “un sentiero possibile, per operare per il bene della comunità, secondo i principi non negoziabili, si é aperto con Dario Allevi. Il punto di partenza per un accordo elettorale dovrà necessariamente passare per la realizzazione di un assessorato alla Famiglia e Welfare che permetta di calibrare le decisioni del Comune sulle problematiche della famiglia e, ovviamente, capace di imporsi nel contrastare l’ideologia ‘gender’, a favore della tutela dei minori. Se Allevi sarà capace di dar corso a questo accordo col Pdf, di impegnarsi per sostenere i valori cristiani, allora il nostro appoggio sarà per lui. Altrimenti la nostra scelta sarà differente”. L’apparentamento non c’è stato e Ponti commenta: “Ancora pochi giorni e sapremo chi sarà il sindaco di Monza. Noi del Pdf restiamo coi cittadini e… vigileremo, soprattutto su tre punti del nostro programma: la famiglia, la sicurezza e l’immigrazione. Lo abbiamo ribadito in tutta la campagna elettorale: prima le famiglie italiane, prima i cristiani. Continueremo a farlo e saremo attenti osservatori, chiunque sarà il vincitore. Ci impegniamo a tutelare la fiducia dei nostri elettori: niente corsi ‘gender’ nelle scuole, niente rete ‘ready’, niente indottrinamento ideologico al pensiero unico, ampio sostegno alle politiche per la famiglia naturale, al reddito di maternità. Vigileremo sull’arrivo di immigrati e sosterremo le famiglie italiane ad avere una casa e un aiuto. Se Maffè sarà assessore alla Famiglia (che dovrebbe essere un concetto e un modus operandi differente dal semplice cambio di denominazione dell’assessorato ai Servizi sociali) ricorderemo come il suo segretario nazionale Angelino Alfano si sia reso connivente con le lobby LGBT. Come pure con gli sbarchi di migliaia di persone, la loro tratta, la perdita della sicurezza cittadina. Noi ci ricorderemo e vigileremo: non ci manca la fede e la forza per tutelare i minori. Ci fa da guida la dottrina sociale della Chiesa e l’impegno per una cultura cristiana, cattolica. Quindi, al candidato sindaco Allevi va tutta la nostra stima e augurio. E con noi, gli alleati di questa campagna elettorale, Risorgimento sociale italiano – Fiamma Nazionale e Forza nuova. Siamo uniti per contrastare la decadenza del sistema sociale e assolutamente oppositori alla conferma del Partito democratico sulla principale poltrona cittadina, ma altrettanto caparbi nel far sì che le politiche di Allevi siano per la libertà e non per il liberismo. Se vincerà gli faremo le pulci. E anche a Maffè, che è molto vicino alla Conferenza episcopale italiana, mentre noi no. Se a vincere sarà invece Scanagatti lo contesteremo, perché lui agisce in coerenza con le politiche del suo segretario nazionale Matteo Renzi”.

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A votare per il candidato del centrosinistra sarà invece Michele Quitadamo, l’ex aspirante sindaco di Sinistra alternativa Monza, lista che ha ottenuto 616 voti (1,33%). “Il quadro politico ovviamente non ci può ritenere soddisfatti – ha commentato il segretario cittadino del Partito della rifondazione comunista – Non abbiamo saputo intercettare il diffuso scontento che abbiamo misurato in città, che si è ampiamente orientato all’astensionismo e ha contribuito in parte a consolidare il risultato delle destre. Bisogna però essere consapevoli che la responsabilità di questo scontento è per noi interamente attribuibile al Partito democratico. Un Pd che a livello nazionale difende solo gli interessi della finanza, delle banche e del capitale, mentre destruttura il welfare, offende la dignità del lavoro, fa crescere la disoccupazione e taglia le risorse agli enti locali. Un Pd che a livello locale non ha garantito il diritto a un dignitoso abitare, ha perpetrato gli sfratti per morosità incolpevole, ha contribuito allo smantellamento del trasporto pubblico locale, ha proseguito la cementificazione della città. Purtroppo dall’altra parte la forza di Allevi pone una minaccia attuale per Monza. Siamo in particolare preoccupati per le case comunali che la destra già con la Giunta di Marco Mariani voleva sbolognare all’Aler, fermata solo dalla mobilitazione degli inquilini. Siamo preoccupati per l’agibilità delle realtà politiche e sociali e dei punti di aggregazioni alternativi presenti in città. Siamo preoccupati per il rischio di intrecci tra politica e malaffare. Siamo preoccupati per la legittimazione che a Monza si sta prendendo l’estrema destra, che pure Scanagatti si è guardato bene da contrastare seriamente in questi anni applicando lo strumento da noi proposto della Mozione Antifascista. La ripresa delle destre è tuttavia responsabilità del Partito democratico e delle sue politiche antipopolari. Nonostante da questo centrosinistra non ci si possa aspettare nulla e nonostante risulti impossibile qualsiasi accordo politico-programmatico, una legge elettorale antidemocratica impone di scegliere tra due posizioni una peggiore dell’altra e noi, nell’interesse della città e della democrazia, non possiamo agevolare oggi una vittoria dell’estrema destra. Il nostro impegno e il nostro programma rimangono a disposizione dei cittadini e del dibattito politico, affinché finalmente un cambio di passo avvenga realmente in città. Auspichiamo che domenica 25 giugno le cittadine e i cittadini monzesi esprimano in modo netto e convinto il loro voto antifascista”. Visto che la differenza tra Scanagatti e Allevi al primo turno è stata di soli 38 voti (39,92% a 39,84%) a favore del primo, Quitadamo ha espresso ulteriori considerazioni: “Devo rimarcare che se la differenza di voti tra il candidato del centrosinistra e quello del centrodestra sarà di una manciata di voti, diciamo 300-400 circa, sarà spontanea questa considerazione: se dovesse perdere Scanagatti non ci assumeremo il ‘peso politico’ di aver determinato la vittoria dei neofascisti a Monza; se invece dovesse vincere Scanagatti rivendicheremo il ‘peso politico’ del nostro elettorato. Ci dovrà ringraziare attuando qualcosa del nostro programma”. Scanagatti aveva detto che non avrebbe proceduto ad apparentamenti: in caso contrario sareste stati disponibili? “No, per deontologia politica. Del resto noi del Prc eravamo in coalizione con lui cinque anni fa, ma ne siamo usciti nel 2014 perché non venivamo coinvolti nelle decisioni nonostante il contributo dato al programma elettorale. Pertanto non ci identificavamo più nella coalizione di centrosinistra. Dopo il voto dell’11 giugno ci siamo sentiti con Scanagatti tramite amici comuni: lui voleva sapere che intenzioni avevamo e noi abbiamo risposto che lo avremmo votato solo per evitare che vincessero le destre. Certo è che se dovesse essere confermato dovrà rapportarsi diversamente con la città”.

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Libertà di voto, infine, è stata la scelta espressa dal Movimento 5 stelle e da CivicaMente. Il primo (3647 voti, 7,90%), tramite il candidato sindaco e portavoce Danilo Sindoni, aveva dichiarato a spoglio ancora in corso: “Ai nostri elettori diamo piena libertà di scegliere di andare a votare chi vogliono o anche di non andare a votare. Io, per esempio, non andrò a votare”. Domenica scorsa i pentastellati monzesi hanno scritto sulla loro pagina Facebook: “Come sempre il M5s non dà alcuna indicazione di voto: che siano i cittadini a decidere. In passato le forze politiche che ora si sfidano hanno già amministrato la nostra città e, sinceramente, i risultati sono stati insoddisfacenti. Il nostro auspicio è che con chiunque sia vincitore si possa avere un dialogo e una collaborazione migliore rispetto al passato. Il M5s continuerà il lavoro di controllo e di proposta in Consiglio comunale e si impegna come sempre a rendere pubblica ogni decisione contraria all’interesse dei monzesi”.

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Per il candidato sindaco di CivicaMente, Paolo Piffer, la scelta è stata invece più travagliata. C’era interesse a un apparentamento, o perlomeno a un sostegno che sfociasse successivamente in un ingresso in coalizione, con uno dei due schieramenti. Si sono tenuti due incontri in diretta Facebook al termine dei quali è stato diffuso un comunicato dove si legge: “Abbiamo incontrato e dialogato con le due coalizioni in corsa per il ballottaggio. Sono stati messi sul tavolo 7 punti del nostro programma che trattano di barriere architettoniche, di partecipazione, di trasparenza e di lotta agli sprechi. Entrambe si sono mostrate disponibili a realizzarli, e questa è già una grande vittoria per noi e per chi ci ha votato l’11 giugno, comunque andranno le cose. La lista civica ha deciso di tutelare la propria indipendenza e di non ‘apparentarsi’ con nessuno; questo vuol dire che sulla scheda elettorale il 25 giugno non troverete il nostro logo. Il dibattito interno però è ancora vivo per valutare se e quale indicazione di voto dare ai nostri elettori”. Oggi, alle 12.30 in diretta Facebook dai Giardini della Villa Reale, Piffer ha comunicato l’ultima decisione: “La premessa è che noi siamo per andare a votare sempre. Riguardo agli incontri avuti con le due coalizioni, avremmo potuto scambiare i nostri voti (2212 pari al 4,79%, ndr) con un eventuale assessorato. Ma la carica di consigliere comunale che mi è stata confermata è più prestigiosa perché scelta dai cittadini e non dal sindaco. L’obiettivo di chi si candida è quello di realizzare il programma elettorale col quale ci si presenta. Non cercare un dialogo è una forma di profondo egoismo perché si pregiudica la possibilità di realizzare il proprio programma. Entrambi i candidati hanno trovato il nostro programma interessante e hanno dichiarato che i nostri 7 punti sono assolutamente validi. Vuol dire che quei punti in qualche modo dovrebbero essere realizzati. Con entrambi c’era la possibilità di collaborare, cioè di partecipare attivamente alla maggioranza di governo in caso di vittoria. Negli ultimi 2-3 giorni le nostre posizioni sono cambiate quasi ogni giorno, anche a causa delle diverse sensibilità presenti nella nostra lista. Ieri sera abbiamo preso la decisione definitiva, che è quella di lasciare libertà assoluta ai nostri elettori di esprimere la propria preferenza. Che significa andare a votare, non al mare. Riteniamo di essere equidistanti tra le due realtà politiche andate al ballottaggio, che non sono così diverse. Non esprimiamo nemmeno la nostra posizione personale, perché ci sarà chi voterà per l’uno, chi per l’altro e anche chi scriverà sulla scheda ‘CivicaMente’. Vorrei che le manifestazioni di stima nei nostri confronti trovassero concretezza nei fatti in Consiglio comunale”.

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