Cultura

I fuochi al Parco superano la prova sicurezza. In migliaia all’ex Ippodromo

I controlli hanno funzionato. Anche se i tappi di plastica e qualche bottiglia di vetro sono sfuggiti. Lo spettacolo, iniziato in ritardo, però c'è stato. Eccome.

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E’ durato più il ritardo dello spettacolo vero e proprio. Colpa anche degli ultimi arrivati e di coloro che non si decidevano ad accedere all’area dell’ex Ippodromo nel parco di Monza. Ma, quando, 45 minuti dopo le 22, ora fissata per l’inizio dei fuochi di San Giovanni, si sono spente le luci delle torri-faro e i gonfiabili illuminanti, il tradizionale evento per la festa del Santo Patrono del capoluogo brianzolo ha riempito, ancora una volta, il cielo. Nell’ampia area dove lo scorso 25 marzo si è celebrata la santa Messa di Papa Francesco, la successione di colori e rumori per 25 minuti si è impressa negli occhi delle migliaia di persone presenti. Che, con il viso all’insù, magari comodamente sdraiati sulla coperta portata da casa, si erano distribuiti sul prato di fronte a villa Mirabello.

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Lo spazio riservato agli spettatori dei fuochi, ben 108mila metri quadrati, è stato più che sufficiente per contenere la voglia di non mancare all’evento. Sebbene l’afflusso di persone, in attesa dei numeri ufficiali, apparentemente non sia stato inferiore agli ultimi anni. Quando, nel prato del Parco di Monza compreso tra Cascina Frutteto e Cascina Fontana, avevano assistito ai fuochi di San Giovanni più di 40mila persone. Quest’anno, complice il gran caldo e le vacanze non ancora iniziate, soprattutto per gli studenti ancora impegnati con l’esame di maturità, in tanti hanno voluto esserci. E hanno vinto anche la paura per i possibili problemi di sicurezza. Che ormai, dopo i tragici fatti di Torino in occasione della finale di Champions League, accompagnano tutti i grandi eventi pubblici. Determinando, nell’appuntamento più seguito della sagra di San Giovanni, la decisione di spostare i fuochi nell’area dell’ex Ippodromo.

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Il programma dello spettacolo pirotecnico, affidato alla ditta veneta Martarello di Arquà Polesine, in provincia di Rovigo, ha avuto come tema conduttore “Let’s the world dance”. La musica, diffusa da una serie di potenti altoparlanti, ha cominciato a farsi sentire più di un’ora prima dell’inizio dei fuochi. Con alcuni dei motivi più in voga negli ultimi anni come sottofondo, ognuno ha ingannato l’attesa nel modo più opportuno. Due passaggi con il pallone, il frisbee, una partita a carte con gli amici. Tutto messo da parte quando, sulle note di “It’s my life” del gruppo americano Bon Jovi, un successo datato 2000, sono partiti i primi giochi di colori e rumori.

Tra applauso un po’ timidi e qualche inevitabile espressione di stupore per le figure pirotecniche meno scontate, la successione delle canzoni è proseguita con “A Sky full of stars” dei Coldplay e “Still falling for you” di Ellie Goulding. Poi è venuto il momento di due pezzi italiani molto apprezzati dal pubblico. Il tormentone “Andiamo a comandare” di Fabio Rovazzi. Che, pubblicato inizialmente su Youtube, è diventato più di un fenomeno musicale. Fino ad essere entrato prepotentemente nel gergo, soprattutto giovanile. Una sorta simile è toccata ad “Occidentali’s karma” di Francesco Gabbani. Che dalla vittoria al Festival di Sanremo a febbraio è arrivato direttamente nella colonna sonora di questa estate 2017.

La conclusione dello spettacolo è stata affidata ad un gruppo straniero. Gli svedesi SHM, con la loro “Don’t you worry child”. Un singolo del 2012, un successo nelle classifiche soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America. Qualcuno obietterà che si poteva scegliere di meglio. E, magari, anche i fuochi hanno lasciato meno il segno rispetto agli anni precedenti. Chissà se, nella volontà degli organizzatori, però, un titolo come “Don’t you worry child” (“Non preoccuparti bambino”, Ndr), è stato anche il tentativo di lanciare un messaggio rassicurante al pubblico. Che, in occasione di eventi di massa, si sta abituando a temere possibili atti di terrorismo o improvvise e pericolose scene di panico. Per i fuochi al Parco di Monza, comunque, non sembrano esserci stati problemi di sicurezza. I controlli e la presenza delle forze dell’ordine hanno evitato criticità. Non è mancato nemmeno il supporto della Protezione civile e della Croce Rossa. La prima era presente con 150 uomini, sparsi in ben 40 postazioni, anche sulle vie di accesso all’area dello spettacolo. La seconda ha garantito circa 50 unità con 10 squadre appiedate, 6 ambulanze e 2 Pma (Posto medico avanzato). Sul prato dell’ex Ippodromo non si sono visti venditori ambulanti di bevande e non è stato consentito di portare o parcheggiare biciclette. Per l’assenza dei botti di apertura e chiusura dei fuochi, saranno parzialmente contenti anche gli animalisti. Che, nei giorni scorsi, avevano lanciato l’allarme per la salute dei cavalli che si trovano a pochi metri dal prato del Mirabello.

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Qualche piccola falla qua e là c’è, comunque, stata. Gli steward agli ingressi più di un occhio l’hanno chiuso, infatti, per i tappi delle bottiglie di plastica. Anche qualche bottiglia di vetro ha passato i controlli. Che, però, nel complesso sembrano aver funzionato anche per il deflusso delle migliaia di persone alla fine dei fuochi. A parte la viabilità congestionata nelle vie limitrofe a porta Monza, principale accesso al Parco. Ma questo, probabilmente, era inevitabile. E, così, c’è anche chi ha pensato di trattenersi sul prato ad ascoltare musica. Immaginando, disteso su un gonfiabile, di stare su una spiaggia a godersi la luce della luna.

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