Cultura

I-days, Monza sconfigge la paura e si diverte con il rock

Presenti almeno 30mila persone nel primo dei quattro giorni del festival. Forti emozioni e messaggi sociali con i Green Day, Organizzazione ok, ma alti i costi del parcheggio ufficiale e dei “token” per cibi e bevande.

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“Godetevi il momento. Non fate video o foto mentre ci state guardando, semplicemente divertitevi. I social network sono la nuova droga, usiamoli a piccole dosi. Siamo qui ora, noi e voi, e questa è la cosa più importante”. Arrivano nel profondo, e scuotono, le parole ben scandite da Billie Joe Armstrong, frontman della band statunitense Green Day: i 30mila spettatori presenti al Parco di Monza nella giornata inaugurale degli I-days 2017 capiscono, e parte un lungo urlo accompagnato da un applauso. È l’essenza della musica: piacere e divertimento. È andata più che bene, ieri. Più di otto ore di durata dell’evento (superlative le due ore e mezzo degli stessi Green Day), tanti momenti a forte impatto e una leggerezza nell’aria capace di dissipare ogni preoccupazione per il difficile periodo a livello mondiale causato dalla paura – legittima – di attentati e attacchi alla libertà delle persone, in particolare nei luoghi di maggiore affollamento, vedi il recente dramma del concerto di Manchester.

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Un po’ di problemi nel deflusso finale, con “tappi” di persone verso le varie uscite del Parco che forse si potevano evitare (e magari già stasera, nella seconda giornata con headliners i Radiohead, qualcosa sarà fatto in merito), e alti costi del parcheggio ufficiale e delle consumazioni a parte (per gran parte della serata i token, i gettoni utili per acquistare cibo e bevande, venivano venduti a un minimo di blocchi di 5, valore 15 euro), a Monza si è vista vera musica. E che musica: il duo di dj di Twist&Shout, i gruppi italiani Shandon e Tre allegri ragazzi morti hanno reso l’atmosfera frizzante man mano che la gente arrivava all’area concerto, lo storico gruppo californiano ska e punk rock Rancid ha fatto ballare migliaia di fan accorsi da tutta Italia ma anche dall’estero, con il tedesco tra le lingue più gettonate. Loro, come i successivi Green Day, headliners della prima serata, hanno attraversato tre decadi di musica e il risultato, stupefacente, è vedere tra il pubblico genitori ultraquarantenni con i loro bimbi al seguito, ma anche teenagers pronti al loro primo mosh, “pogo” della vita sia in mezzo alla golden area (quella sotto il palco, che costava di più), sia nelle seconde linee.

E i Green Day, che hanno iniziato precisi alle 21 quando calavano le luci della sera, hanno dispensato quello che la platea chiedeva: puro rock, adrenalinico grazie alle tinte soft punk degli inizi (con i pezzi che li hanno resi famosi, “Basket case” e “When I come around”) e più corposo negli ultimi anni, nei quali oltre alla maturità artistica è arrivato anche l’impegno sociale. “Viva l’Italia, no alla corruzione, controllate i vostri politici”, ha esortato il cantante statunitense un po’ in italiano e un po’ in inglese, brandendo ai quattro venti una bandiera italiana lanciata dalla folla. “No Donald Trump”, ha ripetuto poi più volte, ma i passaggi più toccanti sono stati quando ha duettato con le migliaia di presenti con vocalizzi coinvolgenti e messaggi diretti come il forte cenno ai rischi della dipendenza da Internet: “non lasciamoci stordire dall’uso compulsivo del web, viviamo emozioni vere, parliamoci. L’uso massiccio di facebook e degli altri social ci rende depressi, incapaci di comunicare sentimenti, e forse qualcuno che comanda ci vuole così, quindi liberiamoci, non diamogliela vinta!”.

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Per ben tre volte i Green Day hanno permesso ad altrettanti fan di salire sul palco con loro: prima una ragazza che poi, esortata dallo stesso Billie Joe, si è lanciata in uno stage diving sulle prime file pronte a prenderla. Poi lo stesso cantante ha chiesto a un ragazzo che sapeva a memoria una strofa di una canzone di venire a cantarla accampando come scusa un calo di voce, e il giovane ha fatto un’ottima figura, così com’è l’ha fatta Sebastian, adolescente scelto dalla prima fila per suonare con la chitarra la parte finale di un’altra canzone, che conosceva. Alla fine, abbraccio con il frontman che, in un crescendo di emozione, ha regalato a Sebastian la chitarra, lasciandolo con una faccia incredula che ha divertito i 30mila che l’hanno guardata dal palco o con i maxischermi installati in tutta l’area.

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Alle 23.30, dopo avere concluso la malinconica, meravigliosa canzone “Good riddance-Time of your life”, in concomitanza con qualche goccia di pioggia che è scesa per poi smettere poco dopo, il saluto finale e tutti a casa. Non prima di avere esaurito i token a disposizione e, per i più nottambuli, ballare ancora nella discoteca messa a punto nella tensostruttura all’opposto del palco centrale. Altri si sono riversati sui molti stand di magliette ufficiali ma anche di lavori di artigianato. Tanti, coscienziosi, si sono fermati al gazebo del progetto All inclusive – Inside di riduzione del rischio e del danno diAeris cooperativa sociale, per soffiare dentro una cannuccia e capire se il proprio tasso alcolico permettesse di mettersi alla guida oppure aspettare un po’ di tempo o passare le chiavi a qualcun altro. E stasera, venerdì 16 giugno, si replica, con la serata che si preannuncia ancora più partecipata: arrivano i Radiohead (oltre a James Blake), una della band più apprezzate in tutto il mondo. Sabato sarà la volta di Linkin Park, Blink 182 e altri, domenica la chiusura con Justin Bieber. Consiglio: prevedete di partire da casa un’ora prima di quando avevate preventivato, perché i necessari controlli della sicurezza all’entrata sono piuttosto lunghi.

Articolo di Daniele Biella

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