Economia

Boom mirtilli in Lombardia, la scelta bio di un giovane imprenditore

Nata del 2013, l'azienda agricola Argillaia, di Bollate, è arrivata a produrre quest'anno 15 quintali di mirtilli. Un successo per il giovane Giulio Joshua Parolo (in foto).

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Belli, buoni e blu. I mirtilli sono senza dubbio uno dei “superfood” (gli alimenti ricchi di nutrienti considerati particolarmente benefici per la salute) più amati e conosciuti: ricchi di vitamina C e di composti vegetali antiossidanti come le antocianine, contribuiscono a rallentare i processi di invecchiamento, sono utili in funzione antitumorale, favoriscono la circolazione sanguigna, proteggono gli occhi e combattono il diabete. Forse anche per questo, come ha rilevato uno studio di Coldiretti, negli ultimi dieci anni la Lombardia ha quasi triplicato le coltivazioni destinate ai mirtilli, arrivando a destinare alle bacche blu circa un milione e mezzo di metri quadrati. E se è la Valtellina a poter vantare il titolo di produttrice principale, anche altre zone della regione non sono da meno: comprese le province di Monza e Brianza e di Milano.

Tra i produttori locali c’è anche l’azienda agricola Argillaia, di Bollate, di Giulio Joshua Parolo. Laureato in lingue straniere, nel 2013 Parolo decide di lanciarsi nella produzione biologica di mirtilli e altri frutti di bosco, seguendo e sviluppando un’intuizione avuta dal padre Enrico. Parolo è in effetti il figlio d’arte di una famiglia che lavora da sempre nell’agricoltura: il padre coltiva cereali e la madre, Cornelia, si occupa delle vendite per un’altra azienda agricola. «Io gli ho dato l’idea, ma il resto è tutto merito suo – afferma orgoglioso Enrico Parolo -. Si trattava di una sfida, ma l’abbiamo vinta: abbiamo avuto un grande successo con la vendita a km zero ai privati, quest’anno è stato un vero e proprio assedio». Basta guardare i numeri: nel 2016 l’azienda agricola Argillaia, 3 ettari di terreno nella zona meridionale del Parco delle Groane, al confine con l’oasi Wwf di Bollate, è arrivata a produrre 15 quintali di mirtilli (contro i 10 del 2015 e i 5 del 2014). Una crescita costante che, prevedibilmente, dovrebbe continuare anche nei prossimi anni, e che era partita da 3.600 piante di mirtillo, oltre alle 400 circa tra ribes e lamponi. Tanto che la difficoltà più grossa è quella del raccolto, che viene fatto a mano e che occupa circa un mese, anche grazie all’aiuto fornito da altri lavoratori agricoli della zona.

Parolo coltiva e produce il mirtillo americano, una varietà che matura prima rispetto a quella delle nostre montagne, che per crescere ha invece bisogno di un clima più freddo, sopra i 1.200 m d’altezza. Il mirtillo americano è un arbusto che può raggiungere i 2 m di altezza: i frutti maturano già a giugno, grazie anche al microclima un po’ particolare dell’Argillaia. «So che sembra strano da dire, ma in questa zona della brughiera, la più meridionale d’Europa, abbiamo circa 2/3 gradi in meno – spiega ancora Enrico Parolo -. Abbiamo puntato sul precoce per riuscire ad arrivare presto sul mercato». Parolo è riuscito a rendere adatto alla coltivazione il terreno argilloso tipico della zona grazie a un sistema di canali per drenare l’acqua e di un pacciamento con teli  anti-radici. L’irrigazione avviene tramite un impianto ad ala gocciolante dall’alto che utilizza l’acqua derivante dal sistema geotermico: il risultato è un ciclo chiuso “virtuoso” che permette l’indipendenza, o quasi, dell’azienda agricola. Che, in quest’ottica, ha introdotto una colonia di 50mila api per incrementare in modo naturale il ciclo produttivo.

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