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Colpito Ar(core) Arcore: cartelli modificati in nome del dialetto

Il dialetto è una battaglia che non deve avere un colore politico. Ma è scontro tra gli esponenti del Carroccio di Monza e Brianza e il sindaco di Arcore: al centro i cartelli in dialetto, che non ci sono più.

cartello arcur imbrattato

Il dialetto è una battaglia che non deve avere un colore politico. Commentano così oggi gli esponenti del Carroccio di Monza e Brianza l’imbrattata che nella notte tra mercoledì e giovedì ha modificato la segnaletica con la scritta che indica il territorio di Arcore, in Arcur. Un atto che ha riportato il nome alle sue origini dialettali sì e anche a quando in Paese il fazzoletto portato nella giacca del primo cittadino era verde.

Furono soldi pubblici spesi per i cartelli. Spesi per ben due volte, sempre per quei cartelli lì: prima con la Lega quando Enrico Perego volle aggiungere la scritta “Arcur”, la seconda quando il sindaco “rosso” in quota Pd, Rosalba Colombo, preferì, appena insediata, toglierli. Un gesto, quest’ultimo, che non deve essere piaciuto a quel tale che il dialetto lo mastica bene e che ritiene importate che si sappia come la città veniva nominata quando erano più i campi  che le fabbriche a fare bella mostra.

cartello-inizio-paese-arcore-mb“Vogliamo complimentarci con i responsabili del gesto – commentano in coro Alessandro Corbetta coordinatore dei Giovani Padani della Brianza, e Andrea Villa, Vice Segretario della Lega Nord di Monza e Brianza  – che hanno rischiato personalmente per dare un segnale forte. All’arroganza della giunta fasciocomunista, che appena insediata ha saputo solo cancellare i cartelli bilingue, la gente ha risposto così. Che il sindaco faccia un esame di coscienza: il dialetto non può essere considerato una questione di carattere politico, anzi è parte della nostra storia e deve essere protetto, tramandato e tutelato. Quando gesti di questo tipo sono spontanei – continua Villa – è segno che il malcontento c’è ed è tangibile. Non possiamo più sopportare che le nostre tradizioni, la nostra storia e la nostra cultura siano spazzate via”.

Risponde per le rime il primo cittadino:”Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E al di là delle battute c’è una bella differenza tra noi e loro, una differenza di stile: mai nessuno si è sognato di venire ad imbrattare i cartelli in dialetto, che è stata una scelta democraticamente fatta. Un atto veramente becero. – aggiunge – Noi siamo sempre stati contrari, perchè ad Arcore si parla italiano e se si vuole tenere viva la tradizione invito la Lega Nord a presentare un progetto che insegni ai giovani il dialetto attraverso chi ancora lo parla, insomma, proporre un progetto di cultura, non degli atti vandalici ”

Purtroppo, i problemi di Arcore non si fermano ad uno spreco di risorse nel mettere, nel togliere e nel pulire i cartelli con la scritta Arcore, ma vanno oltre, verso la questione del traffico che blocca nelle ore di punta persino le biciclette, per esempio. Verso la questione del betonifico, per esempio. Verso Pedemontana, altro esempio.

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