Attualità

La fine di Progetto Lissone. A carte scoperte si stacca la spina

Solo lo scorso luglio la ricapitalizzazione di 200.000 euro da parte dell'amministrazione e oggi il triplice fischio sulla storia quindicennale di Progetto Lissone, la società a maggioranza pubblica (56%) che intendeva calamitare l'attenzione degli operatori attorno alle peculiarità lissonesi.

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Solo lo scorso luglio la ricapitalizzazione di 200.000 euro da parte dell’amministrazione e oggi il triplice fischio sulla storia quindicennale di Progetto Lissone, la società a maggioranza pubblica (56%) che intendeva calamitare l’attenzione degli operatori attorno alle peculiarità lissonesi, leggasi artigianato, legno e design. Oltre alla parte pubblica, identificata nell’amministrazione comunale, i 170 soci residenti ed operanti sul territorio di Lissone, a rappresentare la parte privata e la quattro categorie fondamentali nel campo dell’arredamento: artigiani, commercianti, industriali, professionisti.

Ma questa è la storia di un granchio. Il granchio pescato dall’amministrazione comunale guidata da Concetta Monguzzi che ricapitalizza, unico voto contrario quello del Movimento 5 Stelle – che da quel momento ha cominciato una vera e propria battaglia sulla questione – sulla base di un documento che racconta di una possibile comanda del valore di 2,5 milioni di euro e di altre in divenire. Il finale è facilmente immaginabile: l’affare si incaglia e la flebo di 200.000 euro pubblici non ferma il cancro di Progetto Lissone.

Nel consiglio comunale fiume di giovedì 24 ottobre la svolta, il nuovo Consiglio di Amministrazione nominato dal sindaco formalizza i numeri: 1,3 milioni di euro di debiti e una gestione fuori controllo, con alcuni passaggi eloquenti: «Quelle che venivano indicate come trattative (in corso) erano in realtà per lo più meri preventivi inviati a potenziali clienti»; «La situazione debitoria della società presentava una esposizione ben al di là degli affidamenti concessi»; «L’attività di riduzione dei costi si è rivelata assolutamente necessaria ed urgente atteso che i costi fissi di struttura risultavano del tutto esorbitanti e non adeguati in relazione al drastico calo di fatturato». La liquidazione, insomma, sembra l’unica soluzione percorribile.

«Ci siamo fidati – scrive il Listone sul proprio blog – di un bilancio che dichiarava molte meno perdite del reale e soprattutto di una lista di commesse che sarebbero partite non appena avuta la certezza che Progetto Lissone aveva le gambe per continuare ad esistere. La crisi di Progetto Lissone arriva da lontano. Le perdite non sono nate oggi, vengono dal passato».

Attacca invece il Movimento 5 Stelle, che non usa mezzi termini: «I 200.000 euro investiti dal Comune a luglio non sono serviti a niente. Sono persi. Inghiottiti anche loro da quel buco nero delle operazioni finanziarie. E noi di fronte a tutto questo scempio ci chiediamo con quale perizia e responsabilità i membri della maggioranza che hanno votato la delibera a luglio abbiano letto la documentazione contabile prima di prendere la decisione di voto. Cosa hanno capito? Ma l’hanno letta? Non hanno colto una situazione totalmente fuori controllo? Molti nella maggioranza dovrebbero lasciare il posto a persone più meritevoli che leggono documenti con più attenzione di loro, nell’interesse collettivo e su base volontaristica».

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