Viabilità monzese: codice e realtà, due cose diverse

Secondo il punto n. 7, comma 1, dell'art. 3 del nuovo codice della strada, la carreggiata è la parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli ed è composta da una o più corsie di marcia. Apprezzabile l'ironia del legislatore in tema di "scorrimento dei veicoli" soprattutto se facciamo riferimento alle strade della nostra città. Ne sanno qualcosa i monzesi del quartiere San Giuseppe che quotidianamente sono alle prese con sensi unici alternati "obbligati" dalla larghezza delle carreggiate.


Secondo il punto n. 7, comma 1, dell’art. 3 del nuovo codice della strada, la carreggiata è la parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli ed è composta da una o più corsie di marcia. Apprezzabile l’ironia del legislatore in tema di “scorrimento dei veicoli” soprattutto se facciamo riferimento alle strade della nostra città. Ne sanno qualcosa i monzesi del quartiere San Giuseppe che quotidianamente sono alle prese con sensi unici alternati “obbligati” dalla larghezza delle carreggiate.

In questo quartiere è interessante il caso di alcune vie di comunicazione quali le vie Machiavelli e Goldoni, specialmente in prossimità della scuola Puecher.

Si tratta di “strade urbane di quartiere”, cioè – sempre secondo il codice – strade ad unica carreggiata con almeno due corsie, banchine pavimentate e marciapiedi” e accessoriate “per la sosta con aree attrezzate con apposita corsia di manovra, esterna alla carreggiata”. Qui il legislatore ha dato sfogo a tutta la sua fantasia, ma non è colpa sua se non è mai passato per le “strade urbane di quartiere” di San Giuseppe a Monza.

Questa zona della città, come altre, è particolare. Le vie Machiavelli (già citata in prossimità della scuola), Pacinotti (ultimo tratto verso via Guerrazzi), Edison (il tratto a doppio senso tra Pacinotti e Machiavelli), Guerrazzi (tutto il tratto da Via Borgazzi fino a dopo la chiesa), Galvani (un vero percorso di guerra), un tratto di Via Marsala (in prossimità dell’incrocio con Umberto I), sono di fatto budelli che in alcune fasce orarie rendono invivibile la rispettive zone.

Su queste pagine, qualche lettore ha già commentato lo sciagurato uso di portare i ragazzini a scuola per fare risparmiare loro (o forse ai loro accompagnatori) qualche centinaio di metri a piedi. Si aggiunga che poi viene accolto come evento straordinario il giorno dedicato ad andare a scuola a piedi… Un giorno su 365 di calendario e circa 200 scolastici suona come la beffa di una domenica a piedi dopo litri di aria pestilenziale diffusa e inalata quotidianamente.

Molti cittadini ricorderanno che nei giorni remoti del servizio di trasporto pubblico monzese esistevano mezzi pubblici adibiti scuolabus. Meglio di niente, forse un piccolissimo contributo al decongestionamento del traffico lo hanno anche apportato. Poi, gli scuolabus sono scomparsi dalle strade lasciando spazio ai veicoli privati.

Questa accoppiata di traffico e strade non è certo un bene per la città e per i cittadini. Forse non si può tornare allo scuolabus? Forse è desueto deambulare per qualche metro? Forse la frenesia delle ore di punta non può essere ridotta? Quesiti che attendono risposte sensate. Attendiamo.

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