Giovani musulmani Monza e Brianza, la nuova presidente: “Più dialogo con il territorio”

Sara Eissa, italiana ma con genitori maghrebini, è da poco alla guida del movimento che rappresenta i giovani della nostra Provincia credenti in Allah. In quest’intervista parla degli obiettivi per il 2019.
L’integrazione sociale e la convivenzatra popolidiversi sono spesso all’ordine del giorno. A volte anche per mere speculazioni politiche. Anche a Monza e in Brianza. Dove questo tema si declina pure in senso religioso. In particolare nei confronti dell’ampia e variegata comunità musulmana presente sul nostro territorio.
Recentemente lo hanno dimostrato anche le discussioni suscitate dalla possibile apertura di una moschea o centro culturale islamico a Desio e la nomina a vicedirettrice del Centro islamico di via Ghilini a Monza dell’egiziana Tahany Shahin, prima donna musulmana a ricoprire in Italia un ruolo di vertice in una struttura di questo tipo.
Ed è sempre una donna a guidare la sezione brianzola dei Giovani Musulmani d’Italia. Sara Eissa (nella foto in alto), 20 anni, nata a Sesto San Giovanni e residente a Cinisello Balsamo, madre marocchina e padre egiziano, però, non è la prima esponente del gentil sesso ad essere eletta presidente dei giovani brianzoli credenti in Allah.
Da un paio di mesi, infatti, ha preso il posto di Xhevahire Hyka, conosciuta ai più come Geva, che dal maggio 2018 era al vertice del movimento attivo dal settembre 2011 (leggi l’articolo). Un cambio dovuto a ragioni personali.
Ora, dunque, tocca alla Eissa, studentessa di Psicologia all’università di Milano Bicocca, e al direttivo dei Giovani Musulmani d’Italia di Monza e Brianza, scegliere la linea di condotta dell’associazione. E per il 2019 le idee sono piuttosto chiare. “Brillare sempre, spegnersi mai è il nostro motto – afferma la giovane presidente nell’intervista ad MBNews – significa trovare sempre la forza di dare agli altri il meglio di noi nonostante tutto, fare il bene e promuoverlo sempre. In questo senso – continua – i nostri obiettivi sono ampliare il gruppo e costruire un dialogo con altre associazioni sul territorio monzese e brianzolo”.
Sara, sei nata e cresciuta in Italia, ma i tuoi genitori sono maghrebini. Come vivi questa particolarità?
Sono italiana, ma anche egiziana e marocchina. Le mie origini diverse sono sempre state per me una ricchezza e una fonte di crescita. Ho imparato a vedere le cose da punti di vista diversi e ad essere curiosa nel conoscere culture e tradizioni diverse.
Quale percorso ti ha portato a diventare presidente dei Giovani Musulmani di Monza e della Brianza?
Per motivi personali la mia predecessora, Geva, ha dovuto rinunciare a questa responsabilità e il 15 dicembre ci sono state le elezioni nella nostra sezione. Sono stata eletta, ma a Geva sono molto riconoscente perché è sempre disponibile per consigli e confronti. Per me e il mio direttivo, formato da Omar Dahib, Omar Mohamed, Sara Nait e Yasmine Boumchita, oltre ad essere una grande responsabilità, è anche l’opportunità di dare all’associazione almeno parte di ciò che abbiamo ricevuto.
Come stai impostando il tuo mandato?
Tra i punti più importanti per me ci sono l’ampliamento del gruppo e la costruzione di un dialogo con altre associazioni sul territorio monzese e brianzolo. Avere un gruppo di ragazzi e ragazze, di età diverse e origini differenti, che hanno in comune la fede e l’essere nati e/o cresciuti in Italia, che vivono o studiano a Monza o in Provincia.
Un gruppo che lavora insieme per migliorare e crescere, trovare il proprio posto nella società, per poter dare un contributo positivo alla crescita e allo sviluppo del nostro paese. La nostra è un’associazione di giovani per giovani, dove ognuno cerca di dare il meglio di sé agli altri.
C’è una linea guida che vi caratterizza?
Abbiamo voluto riassumere tutto in un semplice motto “Brillare sempre, spegnersi mai”: trovare sempre la forza di dare agli altri il meglio di noi nonostante tutto, fare il bene e promuoverlo sempre. Si collega perfettamente a questo punto, il lavorare per un dialogo costruttivo, che promuova veramente la conoscenza reciproca e il superamento di pregiudizi o stereotipi. Sono convinta che il confronto e la cooperazione siano la base del progresso in qualsiasi ambito o situazione.
Quali iniziative avete in programma sul territorio nel 2019 e nel prossimo futuro?
Per quest’anno vorremmo organizzare più attività ed eventi in collaborazione con altre associazioni per la sensibilizzazione su tematiche sociali e attuali, come la cultura del dono del sangue, l’importanza del volontariato, le problematiche ambientali e altre questioni essenziali per essere dei cittadini consapevoli e attivi socialmente nella propria città. Tante idee per adesso, che nei prossimi mesi cercheremo di realizzarle.
Come vivi il rapporto con la tua religione? Indossi, ad esempio, il velo?
Per me la fede è una delle cose più importanti ed è qualcosa di cui mi prendo cura, coltivando il mio rapporto con Dio e la mia spiritualità tutti i giorni. La religione è uno stile di vita, che trasmette e rende saldi nei principi e nei valori etici.
Valori come quelli dell’onestà, della generosità, della responsabilità, del perdono, dell’amore e della condivisione, valori che sono comuni a più credi religiosi. Cerco di migliorare me stessa, il mio carattere e le mie azioni per amore di Dio e il bene mio e degli altri. Anche la scelta di indossare il hijab (il velo) è stata parte del mio percorso spirituale e di miglioramento e crescita personale.
Dal tuo punto di vista, oggi a Monza e in Brianza cosa manca di più ad un musulmano?
Credo che oggi sia importante, non solo in Brianza ma a livello nazionale, continuare a promuovere il dialogo, basato sul rispetto e il confronto, sulla convivenza civile e condivisione, per accrescere il benessere sociale di tutti i cittadini.
E’ importante far fronte comune per cercare di risolvere problemi e difficoltà della società e al tempo stesso valorizzare i tanti lavori e iniziative, di cui anche la Brianza è protagonista, di sensibilizzazione su tematiche sociali e di promozione giovanili. Continuare a lavorare sul principio della diversità come una ricchezza e non una minaccia, per valorizzarla e renderla un beneficio comune!