Brianza, la cassa integrazione cresce del 200% rispetto al 2019. Toccato 1 lavoratore su 4

Con Enzo Mesagna, segretario, con delega al mercato del lavoro della Cisl Monza Brianza Lecco, MBNews è entrata nel vivo dello scenario occupazionale brianzolo.
In Brianza l’occupazione ha mostrato una certa dinamicità nel terzo trimestre del 2020, le assunzioni hanno registrato una crescita del 50% rispetto al secondo trimestre, tuttavia, basta dare un rapido sguardo ai numeri della cassa integrazione di ottobre, per capire che la situazione del mercato del lavoro è tutt’altro che fuori pericolo: 1 lavoratore su 4 rischia di essere toccato dall’ammortizzatore sociale. La pandemia di Coronavirus sta pesantemente compromettendo l’economia mondiale e anche in Brianza i segnali negativi non mancano. “In uno scenario eccezionale come quello attuale, “è necessario agire con forza sulle politiche attive”, dichiara Enzo Mesagna, segretario, con delega al mercato del lavoro della Cisl Monza Brianza Lecco. Con lui, MBNews è entrata nel vivo dello scenario occupazionale brianzolo.
Lo scenario occupazionale in Brianza nel 3° trimestre
“Il terzo trimestre si è caratterizzato con una dinamicità più alta rispetto al trimestre precedente, tanto che siamo riusciti a recuperare quei 9mila posti di lavoropersi nei primi 6 mesi dell’anno. Abbiamo registrato un 50% in più di assunzioni rispetto al secondo trimestre, tuttavia se facciamo un confronto col primo trimestre, abbiamo avuto un calo di 1000 avviamenti. Quindi è andata molto meglio rispetto al secondo trimestre, ma rimane pur sempre in perdita rispetto al primo. Se poi paragoniamo il terzo trimestre 2020 con quello del 2019, ci accorgiamo che questi risultati sono solo parzialmente buoni. Il confronto è molto pesante: si registra un 11,4% in meno di assunzioni per le donne e un -9,6% per gli uomini“, spiega Mesagna.
“In valori assoluti nei primi 9 mesi dell’anno abbiamo avuto 78.714 avviamenti, di cui 43.555 uomini e 35.159 donne. Di questi avviamenti un solo su quattro è a tempo indeterminato (22.539), la maggior parte è invece a tempo determinato (42.445), seguono 8.433 contratti a somministrazione e 2.748 apprendisti. La cessazioni sono state invece 74.736. E’ chiaro che questa situazione è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno in atto da diverso tempo ormai, anche sul nostro territorio, e che chiaramente si è acutizzata in questo periodo soprattutto per via della forte incertezza riguardo al futuro. E’ naturale che in questo scenario i datori di lavoro tendano a optare il più possibile per contratti a tempo determinato. Dall’altro lato però, per il lavoratore, oggi, vivere con un contratto a tempo, significa cadere ancora di più nella precarietà. Perché è facile pensare, ad esempio, che molti di questi siano magari scaduti proprio in questi mesi e non siano certo stati rinnovati”, aggiunge Mesagna.
I numeri della cassa integrazione
“Se diamo inoltre uno sguardo al quarto trimestre del 2020, ai dati di utilizzo della cassa integrazione su ottobre, vediamo subito che la situazione è in netto peggioramento. Dopo i cali di agosto e settembre, a ottobre le richieste sono aumentate in modo esponenziale. Prima di andare a vedere i numeri, è doveroso fare tre considerazioni: stiamo parlando di autorizzazioni alla cassa integrazione e non utilizzo vero e proprio; i dati sono incorporati con quelli di Milano (Inps non li scorpora); riguardano tre tipi di cassa integrazione, ovvero quella ordinaria, straordinaria e in deroga. Pertanto sono dati parziali e quindi sottostimati. Ciò premesso, nel mese di ottobre sono state autorizzate 42 milioni e 600mila ore di cassa integrazione, contro 21 milioni e 300mila di settembre. Numeri raddoppiati. Da inizio 2020 invece, sono state autorizzate 264milioni e 526mila ore, rispetto ai soli 13milioni del 2019. Un aumento dicirca il 200%. Dalle nostre analisi sul territorio è emerso che nella provincia di Monza quasi un lavoratore su 4 rischia di essere stato toccato dalla cassa integrazione”.
Brianza sempre meno industriale e manifatturiera
“Il secondo dato importante da tenere in considerazione è che ormai in modo evidente anche il territorio monzese sta perdendo la sua peculiarità industriale e manifatturiera, a vantaggio del settore terziario, commercio, turismo e servizi. In questo ambito gli avviamenti sono stati 60mila, quasi 3 su 4. Nell’industria si fermano a 12.449, 5913 nelle costruzioni e solo 577 nel settore agricolo. Il 18% di questi avviamenti riguarda personale extracomunitario. Rispetto al terzo trimestre dello scorso anno, ora a risentirne maggiormente sono i lavori più qualificati. Stiamo parlando di un calo di circa il 16% per il lavoratori diplomati, 20% per i laureati, 2,2% per le professioni medio basse legate a una scolarizzazione delle scuole medie. E’ un altro trend che si è ulteriormente rafforzato in questa fase critica”.
Persiste il fenomeno dei licenziamenti volontari
“C’è poi un altro fenomeno che senz’altro continua, quello dei licenziamenti volontari, soprattutto in quelle situazioni in cui la cassa integrazione non arriva. Abbiamo testimonianze di lavoratori, in gravi difficoltà economiche familiari, che stanno pensando di licenziarsi, per poter accedere immediatamente alla Naspi, che di fatto è un reddito mensile, se pur ovviamente contenuto”.
“Serve agire nelle politiche attive”
“Come organizzazione sindacale riteniamo che oltre alla cassa integrazione per il Covid e al blocco dei licenziamenti, necessari e salva vita in momenti come questi, bisognerebbe fare di più. Non ci si può limitare a una politica esclusivamente difensiva. Noi oggi, anche nella ricca Brianza, abbiamo bisogno di riformare, riprogettare il nostro modello di sviluppo, ovvero bisogna investire in maniera decisa nelle politiche attive: la vera sfida che ci troveremo davanti nei prossimi mesi sarà quella di capire come ricollocare tutti quei lavoratori che avranno perso il posto di lavoro. Non sarà semplice, soprattutto perché come sempre accade in situazioni del genere, sono sempre i soggetti più deboli i primi a perdere il proprio impiego. Quindi dovremmo interrogarci su come procedere per riqualificare e rendere professionalmente appetibili queste persone. Va da sé che è fondamentale investire anche nella formazione“, conclude Enzo Mesagna.
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