Nuovo Codice crisi d’impresa, Confimi Monza e Brianza punta sulla consulenza professionale

5 dicembre 2019 | 09:16
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Nuovo Codice crisi d’impresa, Confimi Monza e Brianza punta sulla consulenza professionale

Il Decreto legislativo, in vigore da agosto 2020, prevede obblighi anche per molte Pmi del nostro territorio. L’associazione crede nel contributo di commercialisti e revisori selezionati.

Forse non è una rivoluzione, ma sicuramente i cambiamenti sono tanti e importanti. Per giunta alcuni già in vigore, altri lo saranno tra pochi giorni o mesi. Stiamo parlando del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, approvato con un Decreto legislativo, il n.14, lo scorso gennaio (qui il testo completo).

L’obiettivo generale del testo normativo è consentire una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese e salvaguardare la capacità imprenditoriale di coloro che vanno incontro a un fallimento o, come si afferma nel nuovo Codice, ad una “liquidazione giudiziale”. Gli obblighi previsti dal Decreto legislativo riguardano un numero notevole di aziende, comprese molte delle Pmi brianzole.

E’ per questo che Confimi  (Confederazione dell’industria manifatturiera e dell’impresa privata) Monza e Brianza in collaborazione con l’Odcec (Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) di Monza e Brianza ha scelto la strada di ragionare in maniera professionale sulle novità normative.

E fornire un contributo, grazie a consulenti selezionati e professionali, agli imprenditori associati “perché non guardino con gli specchietti retrovisori” afferma Anna Lisa Fumagalli, Consigliere e Tesoriere di Confimi Monza e Brianza nel corso del convegno “Dal nuovo Codice della crisi d’impresa – Dalla parte dell’imprenditore: opportunità e rischi” (leggi la presentazione).

“Anzi, perché – continua – si rendano maggiormente conto di quali siano le condizioni per avere un assetto amministrativo e contabile in grado di garantire la continuità operativa dell’azienda”. Intenti condivisi in pieno anche dal presidente di Confimi Monza e Brianza, Nicola Caloni e da Simona Ronchi, alla guida del gruppo locale di Confimi impresa meccanica.

LE NOVITA’

La gran parte del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza entrerà in vigore il 15 agosto 2020. E riguarderà, in particolare, le imprese che, nei due esercizi precedenti, cioè nel 2017 e nel 2018, hanno superato anche soltanto uno di questi tre parametri: 4 milioni di euro di attivo dello stato patrimoniale, 4 milioni di euro di fatturato e 20 dipendenti.

“Si tratta di valori che sono stati abbassati rispetto a quanto era stabilito fino ad ora, quando, tra l’altro, bisognava superare due parametri su tre per rientrare in determinati obblighi – spiega Marco Pessina, Dottore commercialista e Revisore legale, iscritto all’Ordine di Monza e della Brianza – tutto questo aumenta la platea delle aziende che dovranno rispettare le norme del nuovo Codice”.

Alcune norme del testo legislativo approvato quest’anno saranno vigenti dal 16 dicembre. Pur con tutti i dubbi sulla possibilità di immediata e concreta applicazione. “Tra pochi giorni scatta l’obbligo per l’imprenditore di adeguare lo Statuto aziendale attraverso la convocazione di un’Assemblea straordinaria e la formalizzazione da un notaio – chiarisce Pessina – sono previste anche sanzioni per l’amministratore inadempiente che vede aumentare le proprie responsabilità”.

“Sempre dal 16 dicembre le imprese che superano almeno uno dei tre parametri già citati dovranno nominare l’Organo di controllo o del revisore – continua – in questo caso le soluzioni vanno dal controllo di legalità, affidato al Sindaco unico o Collegio sindacale al controllo contabile affidato al Revisore o Società di revisione”.

LA CONTABILITA’

Il nuovo Codice della crisi d’impresa sembra spingere chi guida le aziende ad un approccio più partecipativo e consapevole al bilancio e all’andamento della realtà economica di cui si è protagonisti.

“L’invito è quello di superare i formalismi dello stato patrimoniale e del conto economico di un’azienda – sostiene Barbara Russo, anche lei Dottore commercialista e Revisore legale dell’Ordine di Monza e Brianza – il rendiconto finanziario, attraverso l’analisi di bilancio, diventa lo strumento per capire la capacità dell’azienda di far fronte ai suoi debiti nei successivi 6/12 mesi, conoscere le cause per cui è variata la situazione patrimoniale, definire ed esplicitare le modalità di riferimento ed utilizzo delle risorse finanziarie”.

Se margini ed indici, quindi, in questo senso diventano fondamentali per la riclassificazione del conto economico di un’impresa, il ruolo del consulente aziendale deve diventare non più solo contabile e fiscale. “Si tratta di dare all’imprenditore la possibilità di programmare azioni strategiche, conoscere punti di forza e debolezza – continua Russo – in sintesi adeguare la mentalità imprenditoriale al modo in cui le banche leggono il bilancio di un’azienda prima di procedere a forme di finanziamento”.

GLI INDICI DELLA CRISI

La nuova normativa assegna all’Ordine dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili il compito di elaborare, con cadenza almeno triennale, gli indicatori della crisi. Cioè quegli elementi, di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, che siano una sorta di spia delle difficoltà in corso.

“Una prima bozza redatta dall’Ordine ha individuato due indici principali, il Patrimonio netto e il DSCR (Debt Service Coverage Ratio, cioè “rapporto di copertura del servizio del debito”), ovvero la capacità di un’impresa di onorare il proprio debito finanziario” spiega Nicola Fierro, Dottore commercialiste e Revisore legale, sempre dell’Ordine di Monza e della Brianza.

“Se il DSCR non è applicabile o ritenuto affidabile, sono presi in considerazione altri 5 indici – continua – la sostenibilità degli oneri finanziari, l’adeguatezza patrimoniale, il ritorno liquido dell’attivo, la liquidità e l’indebitamento previdenziale e tributario, con parametri riferiti ai diversi settori produttivi”.

Se tutti i 5 indici hanno valori non adeguati, scattano le procedure di crisi d’impresa. Da valutare, comunque, caso per caso. “Si parla di Allerta interna, quando viene attivata dagli Organi di controllo societari o dal Revisore contabile – afferma Fierro – oppure di Allerta esterna, quando l’esposizione debitoria è di importo rilevante, se intervengono l’Agenzia delle Entrate, l’Inps o l’Agenzia della Riscossione”.