Trenord, il racconto dell’odissea di una pendolare

29 ottobre 2019 | 00:53
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Trenord, il racconto dell’odissea di una pendolare

Un ordinario lunedì di disagi sulla linea S4 Milano-Camnago: ce lo ha raccontato la nostra lettrice Cinzia Sironi, che lunedì 28 ottobre è rimasta bloccata per più di un’ora nella stazione di Cormano-Cusano.

Dopo l’odissea della settimana scorsa, cominciata con i disagi legati alle bombe d’acqua di lunedì 21 e terminata con lo sciopero di venerdì 25 ottobre, i pendolari Trenord si trovano ad affrontare nuovi ritardi.

Lo racconta Cinzia Sironi, che utilizza quotidianamente i treni della linea S4 Milano-Camnago per recarsi al lavoro, da Palazzolo Milanese a Rozzano: lunedì 28 ottobre il suo convoglio aveva accumulato talmente tanto ritardo che ha deciso di prendere un giorno di ferie e tornare a casa.

«Ultimamente succede fin troppo spesso – ha commentato Sironi nella serata di lunedì 28 -. Normalmente ci metterei un’ora e un quarto per arrivare al lavoro, ma nei giorni scorsi, tra la pioggia, i guasti e i malori delle persone sul treno ce ne ho messe almeno due. Oggi ho preso il treno alle 7.14: partito puntuale, era sovraffollato perché avevano soppresso il treno precedente. Siamo rimasti bloccati per più di un’ora a Cormano-Cusano, senza informazioni, schiacciati gli uni sugli altri: dopo un po’ qualcuno è stato male. Ci hanno detto di scendere e salire su un altro treno, che però era già pieno, con altra gente che doveva salire. Alla fine siamo riusciti ad arrivare ad Affori, ma a quel punto ho deciso di tornare indietro: peccato che il treno per Camnago sia stato soppresso. Sono riuscita a tornare a Palazzolo solo alle 9.30: esasperante».

Sironi ha anche scritto diverse volte all’assessore regionale a Infrastrutture e Trasporti, Claudia Maria Terzi, ma finora ha ricevuto solo risposte preconfezionate, cortesi ma molto simili a dei copia incolla. «Faccio un casino tremendo – ride – ma se stiamo tutti zitti non si risolve niente: solo settimana scorsa ho mandato sei reclami a Trenord. Mi rendo anche conto che il problema non sono i controllori, con cui se la prendono in tanti, ma i vertici: bisogna fare qualcosa perché la situazione cambi».