Caso Nokia, anche la politica scende in campo per fermare i licenziamenti

Interrogazioni in Regione e in Parlamento affinché l’azienda cambi idea: dal 6 novembre, al termine della cassa integrazione, 115 lavoratori sono a rischio
La situazione dei lavoratori Nokia continua a essere critica, tanto che si susseguono le sollecitazioni anche a livello nazionale affinché la situazione prenda una piega diversa. A rischio licenziamento ci sono 115 lavoratori.
Nelle ultime ore, si è mobilitata anche Regione Lombardia, con l’interrogazione del vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti (Lega Nord). «Il ministero dello Sviluppo economico non ha partecipato agli ultimi incontri tra le parti facendo venir meno il proprio ruolo da garante dell’accordo sottoscritto nel luglio 2016 sulla gestione non traumatica della riorganizzazione della Nokia Italia – scrive Cecchetti – È necessario quindi un forte intervento di Regione Lombardia per garantire il rispetto dell’accordo siglato nel luglio 2016 o comunque per assicurare la continuità lavorativa».
Nelle scorse settimane, la questione era giunta anche in Parlamento, tramite il deputato Cinque Stelle brianzolo Davide Tripiedi: «I 115 dipendenti Nokia a rischio licenziamento tra poche settimane vanno salvati o comunque ricollocati. È scandaloso che il Ministero dello Sviluppo economico non si sia fatto vivo agli ultimi tavoli di trattativa tra l’azienda e i sindacati, ai quali era peraltro presente il dicastero del Lavoro».
Nei giorni scorsi i sindacati hanno incontrato il sindaco di Vimercate Francesco Sartini, ed è probabile che la questione arrivi in Consiglio comunale. Nei prossimi giorni, invece, i lavoratori verranno ricevuti dalla Commissione Lavoro della Regione Lombardia. L’azienda, però, non sembra intenzionata a cambiare idea: nell’incontro delle scorse settimane con i rappresentanti sindacali e del Governo, Nokia è stata irremovibile, confermando la volontà di non voler accedere a nuovi ammortizzatori sociali.
«Dal 6 novembre, data in cui si concluderà il periodo di cassa integrazione previsto dall’accordo, i lavoratori hanno due alternative: accettare i termini proposti dall’azienda per una buona uscita o essere licenziati e quindi impugnare successivamente il licenziamento» ha spiegato Umberto Cignoli, delegato sindacale Fiom. «È terribile constatare come nell’ultima riunione il contributo dei Ministeri sia stato praticamente nulla».