Insegnante stalker continua a perseguitare l’ex alunna, “Adesso basta!”

Non è finito l’incubo di una studentessa monzese minacciata e perseguitata dal suo ex professore che dopo aver cercato di sedurla ha iniziato a stalkerizzarla. La vicenda, fatta di dispetti e cattiverie degne di una puntata di “Criminal Minds”, è finita in Tribunale.
Non è finito l’incubo di una studentessa monzese minacciata e perseguitata dal suo ex professore che dopo aver cercato di sedurla ha iniziato a stalkerizzarla. La vicenda, fatta di dispetti e cattiverie degne di una puntata di “Criminal Minds”, è finita in Tribunale.
L’uomo però, se l’è cavata con un patteggiamento con pena sospesa a un anno e quattro mesi nel 2013. Oggi la famiglia della vittima urla a gran voce che questa giustizia fa cilecca. Perché lui, secondo la nuova denuncia della famiglia, ha accantonato le telefonate nel cuore della notte (causa in passato di amicizie rovinate e della privacy di un’intera famiglia spazzate via a colpi di click), per dedicarsi alla persecuzione via web. Ha creato un profilo finto della sua vittima con tanto di città di nuova residenza, dove lei e famiglia si sono spostati per ricominciare una nuova vita.
“Non ha mai smesso di tormentarla attraverso la rete, ha perseguitato il fotografo delle nozze delle altre mie figlie utilizzando falsi profili per avere fotografie della nostra famiglia”, racconta la madre della ragazza (nel frattempo divenuta maggiorenne) “Abbiamo cambiato città, lui ci ha trovato e ha creato un profilo falso di mia figlia indicando la città dove ci siamo trasferiti e adesso ci sembra che tutto quello che abbiamo fatto per assicurarlo alla giustizia, non sia servito a niente”.
Erano oltre 650 le pagine del fascicolo di indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Pepè, dove sono state raccolte tutte le azioni di minaccia e persecuzione messe in atto dal professore dal 2011 al 2013. Ma non sono bastate a far si che rimanesse in galera. Non sono bastati i numeri di telefono della sua famiglia sbattuti su siti pornografici, con il conseguente scompiglio fin negli ambienti di lavoro dei genitori della ragazza e la scelta di prendere le distanze da parte di amici della giovane e della famiglia. “Nemmeno quello che ha fatto con le sue mani, non in rete, è servito…” specifica la donna, perché l’ex professore è rimasto a piede libero, sempre “cambiando città avevamo creduto di esserci finalmente lasciati alle spalle questa triste e difficile vicenda, nonostante questa persona non abbia mai di fatto smesso di cercare il modo di contattare mia figlia. Invece sono tornati i messaggi, subliminali, che manda via internet. Facce con le lacrime, non so se sia una minaccia di far piangere lei, o cosa, ma fanno paura. Mia figlia deve costantemente guardarsi le spalle e noi siamo sempre costretti a monitorare tutte le persone che contattano noi, i nostri amici e parenti per evitare che finiscano nella sua rete. Cosa vuole ancora? Cosa dobbiamo fare? Perché non si scorda di lei e perché in questo paese non ci sono dei provvedimenti che impediscano a queste persone di rovinare la vita alle donne? Siamo davvero stanchi”.
Lunedì la famiglia ha depositato lunedì un’altra denuncia alla Procura della Repubblica di Monza “Mia figlia non dorme pensando al fatto che lui le dia la caccia. Non dorme pensando che possa trovarla, è andata via di casa perché nemmeno qui si sente più sicura. Mi dicono che c’è chi fa di peggio. Mi domando, quindi? Per vedere qualcosa funzionare bisogna aspettare che accada il peggio? Adesso basta”.