Ex insegnate stalker condannato ma libero con la condizionale

Ha patteggiato ed ottenuto una condanna a un anno e quattro mesi con pena sospesa ed un risarcimento simbolico. Se la cava così il professore che per due anni ha minacciato e fatto violenza psicologica sua sulla ex alunna minorenne e la sua famiglia.
Ha patteggiato ed ottenuto una condanna a un anno e quattro mesi con pena sospesa ed un risarcimento simbolico. Se la cava così il professore che per due anni ha minacciato e fatto violenza psicologica sua sulla ex alunna minorenne e la sua famiglia e che, mentre attendeva il processo, ha riaperto il profilo facebook, inviato sms minatori alla madre della vittima e forse (gli inquirenti sono già al lavoro per risalire all’identità del possessore di un profilo falso) anche inviato nuove minacce di morte.
Anni interminabili fatti di minacce verbali, diffamazioni e persecuzioni a mezzo web, telefonate nel cuore della notte, auto di amici danneggiate, hanno caratterizzato la vita di G., studentessa monzese che ha da poco raggiunto la maggiore età. Il responsabile degli ignobili atti, è un 35enne.
L.M., ex insegnante di educazione fisica a scuola, affascinato da una sua studentessa minorenne, aveva deciso di farle la corte. La giovane, lusingata dalle attenzioni di un uomo più grande, aveva acconsentito a frequentarlo anche al di fuori dell’ambiente scolastico. Quando il 35enne professore però, ha preteso di più, la ragazzina lo ha respinto. Da allora è iniziato il calvario di un’intera famiglia che, per sfuggire alla sua persecuzione, ha addirittura dovuto cambiare casa ed abitudini. «E’ stato un inferno – dichiara la madre della vittima – ha creato danni a tutta la famiglia, oltre che danneggiato profondamente la serenità di mia figlia».
Nelle 650 pagine del fascicolo di indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Pepè, vi sono raccolte tutte le angherie a cui G. è stata sottoposta per oltre due anni. L.M., oltre ad averla minacciata ripetutamente, aveva anche inserito i numeri di telefono della sua famiglia su alcuni siti pornografici, portando scompiglio fin negli ambienti di lavoro dei genitori della ragazza ed allontanando quest’ultima dai suoi amici. Arrestato per aver violato i ripetuti moniti secondo i quali avrebbe dovuto mantenere le distanze dalla vittima, L.M, ha poi chiesto ed ottenuto di patteggiare la pena.
Questo pomeriggio, presso il Tribunale di Monza, L.M. è stato condannato ad un anno e quattro mesi con pena sospesa ed un risarcimento simbolico. Le sue minacce però, non si sarebbero placate. A giugno la madre della vittima avrebbe ricevuto nuovi sms di minaccia e prima ancora, G. è stata nuovamente raggiunta da un messaggio minatorio “Prima o poi ti trovo e ti ammazzo”. Il monito di morte è stato recapitato attraverso internet con un alias, sui cui gli investigatori stanno già lavorando per capire se si tratti del medesimo soggetto.
«Siamo soddisfatti del capillare lavoro svolto dagli investigatori – dichiara il legale della vittima, Avvocato Giamboi – ci auguriamo che questa persona si plachi e lasci alla ragazza la possibilità di proseguire la sua vita». A latere della sentenza e del lavoro degli investigatori, casi come questo spalancano i già esistenti interrogativi sulla normativa vigente in materia di violenza sulle donne e stalking. I troppi casi su tutto il territorio nazionale, dovrebbero far riflettere sull’opportunità di inasprimenti di pene quali la perdita della possibilità di patteggiare, in presenza di minacce di morte. Gli strumenti legislativi attualmente esistenti, oltre a non tutelare le vittime dopo la sentenza, non possono essere giudicati sufficienti per sanare moralmente gli anni e la consistenza dei soprusi subiti dalle vittime.