Carenza medici di base in Lombardia, Fumagalli: “Più visite, meno PC. Liberiamo i medici dalla burocrazia”

Interrogazione del Consigliere regionale del M5S, Marco Fumagalli, il quale chiede all’assessore al Welfare, Letizia Moratti, quali iniziative intende intraprendere nell’immediato per arginare la carenza di medici.

La carenza dei medici di base in Lombardia rappresenta una problematica, resa emergenza dai numerosi pensionamenti degli ultimi anni. Migliaia i cittadini lombardi che in questo momento sono privi di un medico di base. Di qui l’interrogazione del Consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Marco Fumagalli, il quale chiede all’assessore al Welfare, Letizia Moratti, quali iniziative intende intraprendere nell’immediato per arginare l’emergenza. L’interrogazione sarà discussa in Aula, nel corso del Consiglio Regionale in programma martedì 18 gennaio.

Marco Fumagalli (M5S): «La nostra è in primo luogo una proposta. Chiediamo che i medici di medicina generale siano sgravati da ogni mansione burocratico-amministrativa, di modo da poter concentrare esclusivamente la propria attività sui pazienti. I medici devono fare i medici non i ragionieri. Devono aver tempo di visitare, non passare ore al computer. Mi vengono in mente le ore perse a inserire dati all’interno del farraginoso e tristemente noto sistema informatico regionale, o il tempo sprecato a studiare le farneticanti circolari regionali, tutte attività che potrebbero e dovrebbero essere svolte da assistenti amministrativi.
Il Consiglio regionale ha già sollecitato la Giunta con diversi atti, al fine venissero prese iniziative volte a contrastare quella che per i lombardi sta diventando una vera e propria emergenza. In Brianza la situazione è tragica. A Varedo 2500 persone sono senza medico di base, a Limbiate quattromila e a Brugherio non va certo meglio. La responsabilità di questa situazione è tutta della cattiva amministrazione del centrodestra che governa Regione Lombardia. Abbiamo proposto le Case della Salute, che avrebbero permesso al cittadino la continuità assistenziale anche in caso di pensionamento del curante, non hanno voluto ascoltare. Dovevano attivare le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale ndr) nel 2020, ma hanno preferito concentrare i loro sforzi nell’elaborare idee che han poi finito per favorire la sanità privata. Noi presenteremo la nostra ricetta, per provare a guarire un sistema malato. Auspichiamo che l’Assessore Moratti prenda in considerazione le nostre proposte, intervenendo per risolvere una questione che non dovrebbe appartenere a una Regione che ama autocelebrarsi come l’eccellenza italiana» conclude Fumagalli.

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