Molto legata alla sua famiglia e questa città e allora le chiediamo come mai sceglie Monza per la sua scuola e non altre città?
Lei ha riempito il più grande teatro della città, ma quando non c’è lo stesso risultato, e non solo al Manzoni, la colpa è dei monzesi che sono poco attenti alla vita culturale della città o è della programmazione culturale che viene fatta?
I monzesi sono persone attente, sanno scegliere. È la programmazione culturale ad essere scarsa. Guardi per esempio quanto spazio viene dato ai balletti: pochissimo. Non si deve pensare il balletto sia uno spettacolo d’élite. Oggi ci sono delle performance che uniscono i passi più classici con anche la musica classica per rendere più facile la lettura di questa bellissima disciplina.
Il suo sogno a Monza?
Il mio sogno era quello di eseguire il mio ultimo spettacolo di fronte alla Villa Reale. Sarebbe stata quella la cornice da sogno per la mia chiusura di carriera. Purtroppo la burocrazia mi ha impedito di realizzarlo. Oggi spero che la Reggia di Monza in fase di restauro diventi quel luogo di produzione e diffusione di cultura che Monza si merita. Per ora un ruolo spetta alla mia scuola di danza che voglio che sia un polo formativo dove non solo si impari a danzare (e non solo classica) ma anche si possa assistere a delle lezioni sulla storia dei balletti.
Foto gentilemente concesse da Monica Perego.
*Articolo modificato il 3 giugno alle ore 15