Dalla Strabassotti a Cicciobello, Sandro Nigro ridà vita ai bambolotti cult degli anni ’70
Concorezzo. C’è chi ha perso un braccio, chi porta i segni evidenti del tempo: ogni bambolotto ha la sua storia. E Sandro Nigro, volto noto di Concorezzo e presidente dell’Associazione Cuor di Pelo Rescue Bassotti– che ogni anno organizza la celebre Strabassotti al Parco di Monza – ha deciso di riscriverle, una per una. Come? Ridando vita al mitico Cicciobello, il celebre bambolotto italiano nato negli anni ’60 e amatissimo per generazioni con un boom di vendite soprattutto tra gli anni ’70 e ’80.
“Ho iniziato lo scorso aprile – racconta Nigro – quando ho postato, con un po’ di orgoglio, il risultato del restauro di un vecchio bambolotto malconcio su un gruppo Facebook dedicato. È piaciuto moltissimo. Da allora ricevo decine di richieste ogni settimana. Sono sbalordito nel vedere quanto affetto ci sia ancora attorno a Cicciobello”.

Un bambolotto di colore e un ricordo che non ha mai smesso di vivere
Ma da dove nasce questa passione? Per Sandro è tutto cominciato da bambino, con un ricordo rimasto a lungo nascosto in un angolo della memoria.
“Era la fine del 1986 – racconta Sandro Nigro – Natale era appena passato. Accanto a noi abitava Margherita, la mamma di Rossana, una famiglia del Sud Italia come la nostra. Non entravo spesso in casa loro, ma quel pomeriggio, senza sapere perché, varcai la soglia. Margherita era indaffarata, mentre Rossana giocava da sola nella camera da letto. La seguii. Su una sedia in noce scuro accanto al letto c’era un bambolotto con una camicina bianca a righe rosse. Era di colore. Mi attirò come una calamita. Mi avvicinai, gli tolsi il ciuccio: iniziò a piangere. Rossana me lo strappò di mano. Ci rimasi male, ma ero incantato. Quel bambolotto non mi uscì più dalla testa”.
Sandro chiese a lungo un Cicciobello, ma in famiglia vigeva la rigida regola dei giochi di genere. “i maschi giocano coi giochi da maschi, e le femmine coi giochi da femmine”, ricorda. Un tema, quello della diversità e del superamento degli stereotipi, che Nigro ha affrontato anche nel suo libro Rifiorire con due bassotti, di cui vi abbiamo già parlato in questa intervista (qui il link).
Quel desiderio si concretizzò solo qualche Natale dopo. “Non era di colore. Non era nemmeno il bambolotto che desideravo. Eppure ci giocai lo stesso, anche se il pensiero correva sempre lì… a quel “angelo negro”, come scoprii solo più tardi che veniva chiamato”.
Bambolotti segnati dal tempo, restaurati con amore da Sandro Nigro
“Quest’anno, parlando con un’amica, quel ricordo è riemerso – spiega – e ho scoperto che non ero l’unico ad avere un legame affettivo con quel bambolotto raro”. Pochi giorni dopo, quasi per magia, su Facebook appare un annuncio di vendita proprio di un bambolotto della Sebino.
“Non ci ho pensato due volte e l’ho acquistato. Quando è arrivato, però, era messo davvero male. Ma non mi sono arreso. L’ho smontato, pulito, riparato, cercando di riportarlo al suo antico splendore. Quando l’ho mostrato al gruppo, la reazione è stata commovente. Così ho cominciato a cercarne altri”.

Oggi Sandro Nigro riceve anche 70 richieste al giorno da tutta Italia. “Non me lo aspettavo. Ci sono tantissime persone che vogliono recuperare il loro vecchio Cicciobello, o trovarne uno uguale a quello che avevano da piccoli. Di recente ho ricevuto richieste anche da Monza”.
Dietro ogni restauro, tanta pazienza e passione
Ma quanto lavoro richiede restaurare un bambolotto?
“Tantissimo – spiega – cerco pezzi di ricambio per quelli rotti, uso prodotti specifici per eliminare le macchie dal corpo, ammorbidente e bicarbonato per sistemare i capelli. Non sono un restauratore, sono autodidatta: faccio prove, sbaglio, riprovo. Mi diverto, e a quanto pare… mi riesce anche bene”.
Da un ricordo d’infanzia a una vera e propria missione del cuore, Sandro Nigro oggi è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono riportare in vita un pezzo della loro infanzia. E Cicciobello, anche grazie a lui, è tornato a far battere tanti cuori.


