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il caso |
Cronaca
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Nega l’impegnativa ad una donna trans: il medico era obiettore

5 giugno 2025 | 15:09
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Nega l’impegnativa ad una donna trans: il medico era obiettore

Una porta chiusa in faccia non solo a una paziente, ma a un diritto. È quanto accaduto recentemente nel Vimercatese, dove una donna trans si sarebbe vista rifiutare la prescrizione della terapia ormonale dal medico di famiglia.

Un no secco, freddo. Una porta chiusa in faccia non solo a una paziente, ma a un diritto. È quanto accaduto recentemente nel Vimercatese, dove una donna trans si sarebbe vista rifiutare la prescrizione della visita specialistica dall’endocrinologo dal medico di famiglia. Il motivo? Il dottore si sarebbe dichiarato “obiettore di coscienza”. A denunciare l’episodio era stata la stessa paziente brianzola.

Se in altri ambiti – come l’interruzione di gravidanza – l’obiezione di coscienza è regolata da normative precise, nel campo dell’assistenza sanitaria alle persone trans questa possibilità non è ancora disciplinata in modo chiaro. Eppure, anche questa volta, il diritto all’identità si è scontrato con un principio invocato, quello dell’obiezione.

A raccogliere la testimonianza e a dare voce alla denuncia è stata l’associazione BOA – Brianza Oltre l’Arcobaleno, che da anni opera sul territorio per sostenere la comunità LGBTQIA+. Nei suoi sportelli d’ascolto, aperti a Monza e Vimercate negli spazi della CGIL, la realtà quotidiana delle discriminazioni è documentata e monitorata. E i numeri parlano chiaro.

«Solo nell’ultimo anno – racconta Oscar Innaurato, presidente di Boa – si sono rivolte a noi 146 persone per problemi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Il caso della paziente trans è emblematico di quanto ancora ci sia da fare per garantire il diritto, semplice e sacrosanto, all’esistenza. Non è solo una questione sanitaria: è una questione di civiltà.»

La vicenda pone domande urgenti: chi tutela le persone trans nei percorsi medici? Quali strumenti hanno a disposizione se un medico rifiuta loro la cura? Cosa dice la sanità pubblica, quella che dovrebbe garantire accesso equo e dignitoso alle terapie, a prescindere da identità, orientamento o condizione personale?

La questione si risolse con il cambio del medico di base. Il dottore obiettore oggi è in pensione.

Le associazioni, le istituzioni locali, l’Ordine dei Medici, la Regione: ognuno dovrebbe intervenire perché il diritto alla salute non può essere condizionato da convinzioni personali.

Intanto ieri a Monza è stato inaugurato il primo punto Arcobaleno della città. Lo sportello è stato aperto nei locali del centro civico Libertà e promette di diventare un punto di riferimento per tutta la comunità Lgbtqia+, oltre che per tutto il quartiere. Sarà un centro innovativo per prevenire e contrastare le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere.