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Una vigna nel Parco di Monza: sulla Collinetta di Vedano rifiorisce la bellezza del passato

9 maggio 2025 | 16:14
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Una vigna nel Parco di Monza: sulla Collinetta di Vedano rifiorisce la bellezza del passato

Un progetto tra storia, natura e memoria restituisce alla Collinetta di Vedano il suo vigneto storico, simbolo della tradizione agricola brianzola.

Un tempo i Principi festeggiavano la vendemmia affacciati da un tempietto in ferro, tra viti rigogliose e profumi d’uva. Oggi, quasi due secoli dopo, la Collinetta di Vedano torna a vivere la sua “primavera della vigna”, grazie a un progetto di recupero storico e paesaggistico promosso dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.

L’intervento, attualmente in corso e curato da ERSAF, punta a ricreare un vigneto ornamentale sulle dolci pendenze della Collinetta, in omaggio a quella tradizione agricola brianzola documentata già dal 1800. Il progetto è sostenuto dal Programma degli interventi prioritari – Fase 1 dell’Accordo di programma per la valorizzazione del complesso monumentale Villa Reale e Parco di Monza, per un investimento complessivo di 234.600 euro, di cui il vigneto incide per 32mila euro.

«Riportare il vigneto sulla Collinetta significa restituire al Parco un frammento della sua memoria più autentica», spiega Paolo Pilotto, Presidente del Consorzio e Sindaco di Monza. E infatti, già nel 1841 lo scrittore Giovanni Antonio Mazzotti descriveva questo luogo come un “graziosissimo poggio con un vigneto delle più gran bellezza”, arricchito da un tempietto che ricordava le architetture di ferro della Russia e dell’Inghilterra. Anche il poeta Carlo Porta, nel suo celebre “Brindes de Meneghin”, celebrava con entusiasmo il vino di Vedano, allora parte essenziale della cultura contadina della Brianza.

vigneto al Parco di Monza

I LAVORI PER LA VIGNA NEL PARCO DI MONZA

Così, chi in questi giorni è passato in quella zona del Parco e ha visto trattori e ruspe al lavoro, adesso sa che è in arrivo un vigneto. Dal Consorzio specificano però che il nuovo impianto non avrà finalità produttive ma ornamentali e simboliche. Verranno messi a dimora filari di vite americana resistente alla filossera (uva fragola nera, Vitis labrusca), maritata a gelsi, secondo un’antica pratica colturale. Le viti saranno allevate a spalliera, con supporti in castagno scortecciato e cavi in acciaio inox, mentre i quattro gelsi già presenti sulla sommità verranno sagomati a evocare la forma originaria del tempietto.

In un territorio dove, fino all’Ottocento, il paesaggio era dominato da “aratori vitati” e la vite costituiva oltre il 90% degli alberi da frutto, questo intervento assume un valore profondo: non solo un gesto di bellezza, ma un atto di memoria.