Senza limiti: a Concorezzo la conferenza su sport e disabilità fa cultura!

Una serata dedicata a chi, con lo sport, supera barriere e disabilità, riscopre la libertà e trasforma la diversità in un valore aggiunto.
È stata una serata intensa, carica di emozioni e spunti di riflessione, quella andata in scena il 22 maggio a Concorezzoe dedicata al tema disabilità e sport. Un incontro capace di riempire la sala e toccare corde profonde, grazie alla forza delle testimonianze e alla sincerità degli ospiti presenti.
L’iniziativa è nata quasi per caso, come ha raccontato Fabio Calloni, presidente del CASC. Ma l’emozione nel vedere la sala gremita è stata grande: “Quello che fanno questi ragazzi merita davvero di essere raccontato. Parlare di inclusione è fondamentale. Io ho cominciato a rifletterci anni fa grazie a Cascina San Vincenzo, e anche se condividiamo poco tempo insieme, da loro ricevo tantissimo.”

Intervenuta tramite videomessaggio anche Federica Picchi, sottosegretario Sport e Giovani di Regione Lombardia: “lo sport ci insegna a valorizzate qualsiasi esperienza, che sia negativa o positiva. E ci insegna a farlo al meglio migliorando la nostra autostima passando anche dalle sconfigge. Ci insegna che noi da soli possiamo poco ma di squadra possiamo tutti.
A moderare l’incontro e a tessere una tela tra emozione, delicatezza e realtà Annamaria Levorin che condivide la disabilità con la sua meravigliosa Camilla, atleta dell’Eureka Baskin e presente all’incontro.
Sport e disabilità
Ad impreziosire una serata già speciale la presenza del campione del Mondo dei 3000 metri siepi a Roma 1987 e campione europeo a Spalato 1990: Francesco Panetta che proprio durante il difficile periodo del Covid, ha scelto di cominciare un percorso. “Quando era tutto chiuso, sport compreso, abbiamo lanciato un progetto di atletica con sei atleti. Oggi siamo in 150, ed è diventato il mio lavoro. Ma non lo faccio per dimostrare qualcosa. Lo faccio perché ne sono stato catturato. Ho scoperto risorse in me stesso che non sapevo di avere.”

Protagonisti della serata, atleti e realtà che ogni giorno dimostrano come lo sport sia molto più di una competizione: è metodo, crescita, possibilità di esprimersi, abbattendo barriere e pregiudizi. A raccontarlo, tra gli altri, Emma Maino, la giovane campionessa di nuoto orgogliosamente concorezzese, che non ha nascosto il valore profondo della sua disciplina: “Il nuoto è lo sport che riesco a fare da sempre. Quando sono in acqua non sono in carrozzina, non sento gli sguardi critici. In acqua sono libera di fare quello che voglio, come voglio. È il mio rituale.” Il suo sogno? Quello di ogni sportivo, le paralimpiadi. Nel mentre però Emma sarà protagonista a fine luglio ai prossimi campionati europei paralimpici di Istanbul.
Al suo fianco, Marco Burghardt, responsabile dell’ EurekaBaskin, sport che unisce atleti con disabilità e atleti normodotati. “Sul parquet non ci siano differenze, siamo tutti giocatori. Nel Baskin siamo tutti capaci di giocare, non esistono disabilità.” Un messaggio potente, che ha trovato riscontro anche nelle parole di chi, come lui, crede che lo sport insegni un metodo che diventa parte della vita quotidiana.
Francesco Salerno, maratoneta dell’ASD Silvia Tremolada, ha emozionato tutti con la sua storia. Lo scorso novembre ha corso la maratona di New York e ha condiviso con il pubblico cosa significa per lui mettersi in gioco: “Lo sport mi dà tantissime emozioni. Correre tra il pubblico è qualcosa di veramente speciale.”

Elogio alla “lentezza”
Viviamo in una società che corre a 300 all’ora, sempre più frenetica e concentrata sulla velocità e la produttività. In questo contesto, la serata di giovedì a Concorezzo ha portato una riflessione importante sul valore della lentezza, soprattutto in relazione alla disabilità. È emerso come rallentare forse sia tutt’altro che un limite, ma una risorsa preziosa che ci permette di valorizzare ogni esperienza, rispettare i tempi di ognuno e riscoprire il senso profondo dello sport come valorizzazione autentica della diversità.

Tra i presenti anche Mattia Muratore, ex capitano degli Sharkse oggi ambasciatore del movimento paralimpico che ha posto l’accento sulla ormai abusata parola “inclusione”: “Il messaggio che mi piacerebbe passare è che è arrivato forse il momento di smettere di usare questa parola. Noi avremo vinto quando sparirà dai dizionari italiani e quando accadrà significherà che questa società non è più esclusiva.”
E se si parla di disabilità a Concorezzo non può che esserci spazio anche per Cascina San Vincenzo, rappresentata dal presidente Efrem Fumagalli che ha illustrato il nuovo progetto Aut Evolution in via I Maggio.
A concludere l’incontro, le parole del sindaco Mauro Capitanio, visibilmente colpito dalla qualità degli interventi: “Partecipo a tante serate come questa, ma ogni parola pronunciata stasera ha saputo catturare l’attenzione. Forse dovremmo parlare più di valorizzazione della diversità che di inclusione. Perché la magia dello sport è proprio questa: saperlo fare nel modo più semplice e più vero.”
Quella di Concorezzo è stata una serata che ha lasciato il segno, ribadendo con forza che lo sport è cultura inclusiva, un linguaggio universale che unisce, abbatte confini e arricchisce la comunità. Una Concorezzo che si conferma così un luogo dove lo sport è davvero un patrimonio di tutti, capace di raccontare non solo prestazioni, ma storie. Vere.
