Referendum sulla cittadinanza, Cgil: “Un aiuto per le famiglie straniere e i giovani”
Il quinto quesito propone di ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza necessari per la concessione della cittadinanza italiana. In quest’intervista Simone Cereda, Segretario della Cgil Monza e Brianza, spiega le ragioni per scegliere il Sì.
Monza. Quando si sceglie una casa dopo aver vissuto a lungo in un’altra, il senso di nostalgia per quel che si è lasciato diventa piuttosto naturale. Se poi l’approccio al nuovo contesto è pieno di ostacoli e difficoltà, non più può che aggiungersi anche un certo smarrimento. Si può, quindi, immaginare quel che vivono molte famiglie straniere che, andate via dal proprio Paese d’origine posto al di fuori dell’Unione europea, spesso in fuga dalla guerra, dalla povertà e dalla carestia, per poter chiedere la cittadinanza italiana devono risiedere legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.
Un tempo molto lungo, che in Europa ha pochi eguali, nel quale un adulto straniero giunto in Italia non potrà godere pienamente di diritti e opportunità che per noi, nati e cresciuti nel nostro Paese, possono essere scontati. Con il quinto quesito del Referendum, in programma domenica 8 e lunedì 9 giugno, si vogliono ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza necessari per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri.

L’INTERVISTA
Se si raggiungesse il Quorum e vincessero i Sì a questo quesito del Referendum si andrebbe incontro anche ai minori stranieri che, ad oggi, seppur nati in Italia da genitori non italiani, possono richiedere la cittadinanza solo al compimento dei diciotto anni se hanno risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fino a quel momento.
A Simone Cereda, Segretario della Cgil Monza e Brianza, abbiamo chiesto di raccontarci i dettagli di una tematica che ha una rilevanza sociale notevole. Questa intervista segue quelle già pubblicate con Matteo Moretti, Segretario organizzativo della Cgil Monza e Brianza sul primo e sul secondo quesito dei Referendum, Teresa Prada Moroni, impiegata alle vertenze della Cgil Monza e Brianza sul terzo e Federica Cattaneo, Segretaria della Cgil di Monza e Brianza, sul quarto.
IL QUINTO QUESITO
Il Referendum sulla cittadinanza italiana propone di dimezzare da 10 a 5 anni il tempo per ottenerla. Quali implicazioni avrebbe a Monza e in Brianza?
Nel nostro territorio vivono circa 70mila cittadini e cittadine di origine straniera. Lavorano e studiano nel nostro Paese da anni, qualcuno da sempre, essendo nato in Italia. Molti di loro non hanno ancora la cittadinanza e periodicamente sono costretti a regolamentare la loro presenza presso gli uffici della Questura, affrontando code e attese interminabili, in condizioni spesso disagevoli in cui sono coinvolti anche i loro figli.
Con questo Referendum, chiediamo di rendere un po’ più semplice l’accesso alla cittadinanza, riportando da 10 a 5 gli anni di residenza continuativa richiesti per avviare l’iter. Gli altri requisiti non cambieranno: lavoro stabile, casa, conoscenza certificata della lingua italiana, fedina penale pulita. Chi dice che con questo Referendum regaliamo la cittadinanza, mente, sapendo di mentire.

I DETTAGLI
Il quinto quesito non incide sullo Ius culturae e lo Ius scholae. Quale è la posizione della Cgil su questo tema?
Siamo favorevoli ad entrambi gli istituti. Questo Referendum è solo un primo passo nel migliorare l’accesso alla cittadinanza, ma la direzione è quella di andare verso il riconoscimento a chi studia ed è nato nel nostro paese.
Il quesito sulla cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Partito socialista e una rete di associazioni. Quale il ruolo della Cgil su questo fronte, anche considerando che gli altri quattro sono frutto di un’azione più diretta del sindacato?
Abbiamo da subito sostenuto questo quesito del Referendum, pur non avendolo proposto direttamente, perché ne condividiamo contenuto, obiettivi e valori. I Comitati referendari, che abbiamo costituito in tutti i Comuni (o gruppi di Comuni) della Provincia, stanno lavorando per promuovere 5 Sì.
LA SITUAZIONE
Come sta andando la campagna referendaria a Monza e in Brianza?
La campagna referendaria sul territorio procede spedita. Ufficialmente è partita lo scorso 12 aprile, ma è entrata nel vivo proprio in queste ultime settimane e così continueremo fino al 6 giugno, prima del silenzio elettorale. Con i militanti dei nostri Comitati ogni giorno organizziamo banchetti e volantinaggi in tutti i Comuni del territorio: ai mercati, davanti alle scuole, davanti alle chiese, in occasione di eventi pubblici. Ogni momento è prezioso per incontrare cittadine e cittadini.

Che riscontro avete avuto in particolare sul quinto quesito?
Stiamo incontrando grande interesse sui temi di tutti i quesiti perché si tratta di questioni che parlano alla vita delle persone, che possono cambiare, in meglio, la vita di milioni di persone. Il quinto quesito, nello specifico, è sentito soprattutto dagli elettori più giovani, che evidentemente vivono, nella quotidianità, una realtà completamente diversa da quella prevista dall’attuale normativa che vogliamo cambiare, che risale addirittura al 1992.
Siete fiduciosi per l’esito del Referendum?
Sì, continuando a parlare di questi Referendum, tutte e tutti, ognuno nei propri ambiti, dal lavoro alla famiglia, nelle proprie comunità, possiamo raggiungere il Quorum, cambiando in meglio la vita di milioni di persone, e, con una grande prova di democrazia, rendendo migliore tutto il nostro Paese.