“Generiamo”, il welfare che mette radici nel territorio: “La rete funziona, ora vogliamo fare di più”

Esperienze e visioni condivise: “Generiamo” raccontato da chi lo costruisce ogni giorno, dal basso. I numeri e i desideri per il futuro del progetto sono stati illustrati in un evento che si è svolto venerdì 23 maggio presso la Cgil di Monza e Brianza.
Monza. C’è un welfare che non assiste, ma attiva. Che non distribuisce risorse dall’alto, ma le genera dal basso. Che non si limita a curare emergenze “dell’oggi”, ma coltiva legami, consapevolezze, responsabilità. È il welfare che trasforma — ed è stato protagonista dell’evento tenutosi venerdì scorso presso la sala Trentin della Cgil di Monza promosso da Diritti Insieme, l’associazione di promozione sociale che opera dal 2012 per l’accoglienza, l’inclusione culturale e sociale, la lotta alla povertà e la tutela dei diritti dei migranti su tutto il territorio della provincia di Monza e Brianza e la rete di associazioni sue partner.
L’importanza della rete
Un titolo ambizioso per un’esperienza concreta: Generiamo ha preso forma dall’incontro tra associazioni, enti locali, scuole e cittadini, in un laboratorio permanente di collaborazione sociale. Tutti i relatori presenti al panel di confronto — Luca Mandreoli della Cgil MB, Tina Cicchelli di Spazio Colore e l’Assessora alla partecipazione e pari opportunità del comune di Monza Andreina Fumagalli — hanno evidenziato un elemento chiave: la rete. Una rete che tiene insieme persone e organizzazioni, migranti e non, problemi e soluzioni, territori e visioni. E che, per essere davvero efficace, deve crescere: più ampia, più stabile, più partecipata. “Tirando le fila del lavoro svolto ci siamo resi conto che il progetto ci restituisce un messaggio chiaro: per contrastare fragilità e solitudini occorre prendersi cura dell’infrastruttura sociale dei territori con soluzioni che non guardano all’emergenziale e all’immediatezza ma che abbiano un occhio lungo” ha detto Luca Mandreoli, responsabile politiche sociali della Cgil Monza e Brianza.

Le 5 R del cambiamento
Al centro di Generiamo c’è un’idea di innovazione che parte da cinque verbi d’azione: raccogliere, redistribuire, rendere, rigenerare, responsabilizzare. Non semplici parole, ma pratiche che hanno preso corpo soprattutto in corsi di italiano per migranti, ma anche laboratori di fotografia, spazi bimbi, eventi culturali, corsi di cucina e ciclomeccanica, percorsi per famiglie. Oltre 500 persone coinvolte nei corsi, 60 bambini nello spazio bimbi 0-3 anni, 400 partecipanti agli eventi: numeri che raccontano una comunità in movimento. “La vera innovazione è nel metodo: un welfare generativo, modulare e replicabile, che abilita le persone invece di etichettarle”, ha sottolineato Tina Cicchelli, portavoce di Spazio Colore e dei partner del progetto. “Abbiamo fatto tante cose, dal corso di cucina all’imparare ad andare in bicicletta, cose forse banali viste da fuori ma che invece hanno un significato profondo”.
Dall’emergenza alla responsabilità condivisa
Nel contesto post-pandemico, il bisogno di costruire reti di prossimità è diventato evidente. Le istituzioni da sole non bastano più. Come ha ricordato l’Assessora Andreina Fumagalli, è fondamentale che cittadini e associazioni siano protagonisti, non spettatori, del cambiamento sociale. “Le reti locali aiutano le istituzioni a leggere meglio il territorio e a trovare risposte più efficaci. La coprogettazione è per me la strada per dare risposte strutturali: quando mi dicono che a Monza non succede mai niente rispondo con i fatti; decine di associazioni del terzo settore, dello sport, del sociale che hanno voglia di fare e creano più comunità che remano per una Monza migliore. L’obiettivo è sempre farle dialogare, fare in modo che non rimangano isole indipendenti e che il loro essere volontari non si esaurisca nell’azione del momento, seppur bellissima, ma sia patrimonio condiviso per tutta la città”, ha dichiarato Fumagalli.
Il progetto guarda avanti
Il valore di Generiamo sta anche nella sua apertura: formazione per i volontari, coinvolgimento di nuovi enti, possibilità di estendere il modello ad altri campi di azione. Perché costruire una comunità non è solo una questione di interventi puntuali, ma di visione. E quella visione si sta già traducendo in realtà. Come hanno ricordato Mandreoli e Cicchelli in uno degli interventi finali, “dopo anni di semina, raccogliamo un grande senso di comunità che siamo fiduciosi possa crescere anche con una sinergia crescente con l’amministrazione”. Il che significa rilanciare: “con più risorse economiche, più soggetti e più partecipazione attiva”, chiosano.