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Desio, il prevosto scuote la città: “Non è più tempo di conflittualità, serve una visione d’insieme”

3 gennaio 2025 | 09:17
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Desio, il prevosto scuote la città: “Non è più tempo di conflittualità, serve una visione d’insieme”

Nel suo discorso alla città nella messa di fine anno in Basilica monsignor Mauro Barlassina ha usato parole dure e chiare, parlando di “stanchezza e delusione”. Ha elencato ombre e segni di speranza e ha spronato tutti, amministratori e cittadini, ad avere una visione d’insieme per rilanciare la città. 

“Non possiamo permetterci di lasciare a un destino di abbandono la bella città di Desio”. Lo ha detto il prevosto di Desio monsignor Mauro Barlassina durante l’omelia della messa di fine anno in Basilica. Nel suo discorso alla città, don Mauro ha usato parole dure e dirette, anche nei confronti di chi amministra.
“Non è più tempo che la città paghi per la conflittualità tra le forze politiche, vuote di visione e di progettualità, incapaci di dare futuro e prospettiva, perché troppo impegnate a ‘guardarsi addosso’ e a difendere i propri fortini” ha detto il sacerdote dal pulpito la sera di San Silvestro, davanti a numerosi fedeli, tra cui il sindaco Simone Gargiulo. In un clima politico locale teso, il prevosto ha pronunciato un discorso chiaro e sincero, spronando tutti, amministratori e cittadini, ad avere una visione d’insieme per rilanciare la città. 

Ombre e frustrazioni stanno impoverendo la città

“In questo ultimo giorno dell’anno, con tutta probabilità – ha esordito –  i pensieri potrebbero essere contrastanti. Alcuni di noi concludono un anno con la necessità di ringraziare. Altri di noi, invece, concludono un anno dove prevalgono la tristezza, forse anche la delusione, la rassegnazione e la stanchezza di fronte alle sfide e alle complessità della contemporaneità, che si esplicita in uno sfilacciamento ecclesiale, istituzionale e quindi anche relazionale”. Monsignor Barlassina ha parlato di segni di speranza ma anche di ombre, di “frustrazioni che stanno impoverendo la convivenza sociale della città”. “Nel confronto avuto anche con chi ha condiviso con me l’incontro con le famiglie in occasione del Natale sono emersi segni di speranza e, al tempo stesso, di fatica e stanchezza. Vorrei condividere con voi, per l’amore che porto alla nostra città di Desio, i segni di speranza ma anche le frustrazioni e le complessità che hanno impoverito e potrebbero impoverire ulteriormente la convivenza sociale nel territorio della città”.

I segni di speranza

Segni di speranza, ha detto don Mauro Barlassina, sono “uomini e donne di ogni età che in modo gratuito, costruttivo e sinergico mettono a disposizione il loro tempo nelle associazioni di volontariato sociale”. Altro segno di speranza è “la tenacia dei commercianti nel sostenere le attività nonostante la spietata concorrenza soprattutto dei centri commerciali, nonostante la burocrazia sempre più gravosa e, in molti casi, nonostante i costi degli affitti, spesso esorbitanti, non consoni ai ricavi”. “Sono segno di speranza in città gli operatori sanitari che, in ospedale e in altre strutture e in varie forme, si dedicano alle persone malate, anziane e sofferenti, nonostante i tagli economici sempre più pesanti. Dico questo pensando in particolare alla non sufficiente valorizzazione data al nostro ospedale intitolato a Pio XI, non ancora riconosciuto come riferimento territoriale per la cura della persona nel panorama degli investimenti economici nel territorio di Monza e Brianza”.

Non prevalgano le visioni di parte e gli oscuri interessi

“Segni di speranza sono, ancora, i desiani di nascita e di adozione che si impegnano a favore dell’amministrazione della città nonostante un clima sempre più individualistico, personalistico e conflittuale: si ha infatti la sensazione che prevalgano visioni di parte, a volte (Dio non voglia!) oscuri interessi, mentre dovrebbe essere ben altro ad animare chi è chiamato a lavorare per la città, ovvero il bene comune e la costruzione di un contesto sociale accogliente e attrattivo. Il mercato della casa, con le proprie logiche, se non è il più trasparente possibile, viene condizionato da interessi che favoriscono alcuni ma rendono sempre più poveri altri. La nostra città non merita di essere ancor di più impoverita, rischiando di diventare un quartiere dormitorio della vicina metropoli”

Come contribuire al bene della città?

“Segni di speranza sono i dipendenti pubblici che compiono il proprio lavoro come servizio al bene comune e non come esercizio di un potere burocratico sempre più farraginoso, cavilloso e incapace di offrire risposte alla unanimemente riconosciuta concretezza brianzola, che cerca la realizzazione di obiettivi e non il rinvio all’infinito del compimento dei progetti”. “Segni di speranza sono i tanti che cercano di rendere la città luogo di relazioni oneste, accoglienti, capaci di integrare e includere le diverse presenze culturali, razziali e religiose; sono i tanti che non si limitano al “si dovrebbe”, al “dovrebbero fare”, ma che piuttosto si chiedono “come possiamo contribuire al bene della nostra città?”; sono i tanti che – all’interno della Chiesa locale – si chiedono come poter camminare più uniti, passando da quel periodo del riferimento campanilistico a un percorso attento ad ogni frazione del territorio di Desio, ma in una comunione di intenti e di fraternità”.

“Avere una visione di insieme e muoversi con audacia e creatività”

Il sacerdote ha quindi lanciato una proposta:  “Avere una visione di insieme”. “In questo contrastante panorama – ha detto   caratterizzato da segni di speranza e dalle ombre che li oscurano, mi sono chiesto: quali suggerimenti posso dare? E’ necessario, ora più che mai, avere una visione d’insieme. Occorre muoversi con audacia e creatività. Non è più tempo di interessi parziali, non è più tempo di fare spazio a chi ha magari ancora interessi illegali. E’ tempo di idee e progetti che possano essere condivisi da tutte le parti politiche: occorre avviare un percorso virtuoso, tra persone che sappiano sporcarsi le mani, che sappiano lasciarsi coinvolgere e che offrano prospettiva”. “Non possiamo permetterci di lasciare a un destino di abbandono la bella città di Desio, la città del lavoro e dell’intraprendenza, la città della cura e della prossimità, la città dell’accoglienza e dell’integrazione culturale e religiosa, la città dell’educazione pensata e realizzata, una città pronta ad accogliere e dare spazio di espressione a tutte le generazioni, attraente per i giovani e vivibile per gli anziani”.