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La flessibilità vince sulla forza: a Lissone il segreto del Jiseido

14 marzo 2024 | 09:36
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La flessibilità vince sulla forza: a Lissone il segreto del Jiseido

A Lissone il Maestro Kenji Tokitsu, fondatore del Jiseido, ha tenuto uno stage presso il dojo diretto dal Maestro Francesco Rossena. Il suo metodo punta a far vincere la flessibilità sulla forza.

C’è una luce vivida che brilla negli occhi del Maestro Kenji Tokitsu, ideatore del Jiseido, una disciplina marziale che punta a sviluppare l’autoeducazione durante tutta la vita. I fortunati a vederla sono i suoi allievi che hanno potuto incontrarlo a Lissone lo scorso fine settimana, per uno stage presso il dojo di via Righi, diretto dal Maestro Francesco Rossena. Nata nel 1983, il Jiseido è un’arte accessibile a tutti, indipendentemente dall’età e dalla forza fisica. Perché nella mente del suo creatore la forza non è tutto. 

“Maestro Tokitsu, lei si è formato tutta la vita in diverse arti marziali. Per quale ragione ha deciso di crearne una nuova”?

“ Ho cominciato da piccolo a praticare il Karate seguendo lo stile Shotokan. Arrivato a un certo punto della mia vita ho capito che quel tipo di arte non faceva bene alla salute. Gli atleti manifestavano problemi fisici già da giovani. Addirittutra ricordo una madre che mi aveva portato il suo bambino di soli sei anni, praticante di Karate, che aveva già dei problemi. Estendendo il braccio per un kata, infatti, dall’esterno si sentivano dei rumori all’articolazione del gomito. Nel Karate i movimenti sono molto netti. I pugni, si bloccano creando contraccolpo.  Tutto questo può creare disagio al corpo. Così, secondo la mia esperienza, ho lavorato per creare il Jiseido, una disciplina che fa sintesi tra più arti e punta al benessere, senza trascurare l’efficacia dei movimenti”.

Tokitsu su alcune riviste della prima scuola da lui fondata

“Nell’immaginario comune, però, le arti marziali sono viste come un’attività di combattimento anche piuttosto spettacolare. E’ difficile scardinare questa idea”.

Sì, è vero, ma a me questo non importa assolutamente. Io che le ho praticate sono perfettamente consapevole che il combattimento è solo una possibilità per difendersi nella realtà. Per anni ho osservato e studiato l’evoluzione delle diverse arti marziali a livello sportivo, ad esempio anche il judo, e mi sono convinto che oggi sono diventate solo uno spettacolo. Il pubblico va a vedere un combattimento solo per applaudire ai colpi. Dello spirito originario è rimasto ben poco. Per questa ragione ho ritenuto opportuno avviare una riflessione, anche confrontandomi con altri maestri e medici, che mi ha portato a fare questa sintesi. Non si deve avere l’idea di scendere in campo per combattere un avversario solo allo scopo di dare spettacolo.  C’è un insegnamento molto significativo che trasmette il Kendo: non vinci dopo aver colpito, ma colpisci dopo aver vinto.

“Da fuori sembrerebbe un monito per infierire sull’avversario, ma credo che ci sia qualcosa di più importante da capire, com’è solitamente nelle discipline orientali…”

“Certamente. Ora mi spiego. Nel kendo chi pratica ha in mano un bastone, lo shinai. Un kendoka non deve pensare di vincere perché picchia violentemente l’avversario. La vera vittoria sta in un semplice tocco del bastone sull’avversario. Tocco che arriva perché il vincitore è stato attento con i suoi movimenti a provocare una disattenzione nell’avversario. Una distrazione fatale. Nell’istante in cui l’avversario si distrae ha già perso. Il colpo finale può allora diventare solo un tocco leggero. È tutt’altro che infierire. La vittoria è qualcosa di estremamente leggero. La forza non serve. Ecco perché dico sempre ai miei allievi che la flessibilità vince sulla forza.  Il controllo del proprio corpo e l’attenzione sempre alta: questi sono la vera forza”.

Il M° Kenji Tokitsu

“Come si traduce tutto questo nel Jiseido?”

“Prima di tutto ho voluto creare un’arte che aiutasse la salute del corpo e dello spirito. Nel Jiseido si lavora sul corpo, sulla percezione di ogni sua parte, sul massaggio degli organi interni attraverso un movimento continuo, e sulla respirazione. Tutto questo benessere che vivono sia il corpo e sia la mente protegge lo stato di salute della persona perché crea un flusso energetico continuo. Ogni figura si compone di gesti perfetti. In caso di combattimento, quindi, (non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di un’arte marziale) chi pratica questa disciplina potrà disporre di una efficacia massima. Il gesto non sarà violento, ma deciso, volto solo a neutralizzare un attacco dell’avversario. Quasi senza fatica perché il corpo è appunto carico di energia. E’ la via della flessibilità che dobbiamo cercare. Flessibilità del corpo e della mente. Non la via della forza”.

Dopo anni di studio e svariati progetti di ricerca tra il Giappone e la Francia, il Maestro, che è anche laureato in sociologia e possiede un dottorato in lingua e civilizzazione orientale, ha portato in Italia la sua Accademia, nel 2002, con il nome di Tokitsu Ryu. In Italia esistono attualmente due dojo in cui si pratica la disciplina, uno dei quali si trova appunto in Brianza, storicamente a Lissone.