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Alla Scuola Politica Alisei si parla di disagio giovanile: “Una sofferenza che nasce dal confronto con questa società”

2 maggio 2023 | 10:54
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Alla Scuola Politica Alisei si parla di disagio giovanile: “Una sofferenza che nasce dal confronto con questa società”

I giovani del corso di formazione si sono confrontati con una psicoterapeuta e un pedagogista. Un dialogo con al centro un ragionamento sulla sofferenza di adolescenti e delle categorie più ai margini.

“Vogliamo dei professori più umani, devono sapere che non siamo delle macchine. Ci sentiamo sminuiti”. Oppure: “A scuola c’è una competizione tossica, troppe aspettative da parte dei genitori e degli insegnanti sui voti”. Sono solo due citazioni, ma ce ne potrebbero essere molte altre dello stesso tenore, delle ragazze e dei ragazzi della Scuola di Formazione Politica dell’associazione Alisei nel corso della lezione sul disagio giovanile.

Per l’occasione Alisei ha ospitato la psicologa e psicoterapeuta Paola Elena Cesari e il pedagogista Davide Fant. La lezione si è trasformata presto in un dialogo tra studenti e studentesse e i due relatori, una conversazione a cuore aperto con al centro una domanda: “Come stanno i più giovani?”

A partire dall’esperienza di Davide Fant con il suo progetto “Anno unico”, il progetto formativo per il contrasto all’abbandono scolastico che in più di 15 anni di attività ha aiutato più di 500 adolescenti a costruirsi un nuovo percorso dopo un periodo di crisi, si è indagato sui motivi del malessere dei giovani. Con un approccio che non è e non deve essere soltanto quello della patologicizzazione, ma anche e soprattutto di ascolto.

Dal racconto professionale di Fant, poi confermato dai giovani corsisti di Alisei, è emersa l’insofferenza per una società “felicista”, che non ammette negatività. Il mondo che raccontano gli adolescenti e i giovani è un mondo di risultati richiesti se non pretesi fin dalla tenera età, e misurati continuamente (voti, like…). Un ambiente sempre più competitivo in cui si è mai abbastanza bravi o abili. Ma anche “un mondo dove non si impara a reggere lo sguardo al negativo”, ha spiegato il pedagogista Fant. Ecco che quindi la scuola, l’ambiente dove ragazze e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo, dovrebbe diventare uno spazio dove respirare, fermarsi e darsi tempo in contrasto con la società del tutto e subito, del fare continuamente qualcosa senza tregua. Ma anche uno spazio, ha spiegato Fant, “dove ci si può sottrarre allo sguardo” giudicante degli altri, dove si ha “diritto a celarsi”.

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Con la dottoressa Cesari il discorso si è spostato su altre fragilità: quelle delle persone migranti, che arrivano nel nostro Paese e hanno una “sofferenza che nasce dal confronto con la società” in cui si trovano a ripartire da zero ma in cui “non si riconoscono perché va in un’altra direzione”. Si tratta di quella branca chiamata “etnopsichiatria”, di cui Cesari si occupa all’ospedale Niguarda di Milano. “Parte di questa sofferenza nasce non soltanto dall’esperienza dell’essere migrante ma proprio dal confronto con la società”, ha sottolineato ancora Cesari. Anche perché le persone migranti “vivono uno stato di sospensione, dove non c’è possibilità di scelta, e in una società poco aperta”.

Tutto questo, il non riconoscersi in questo mondo, la difficoltà di trovare una direzione accomunano il disagio giovanile e quello delle persone migranti, ha spiegato Cesari.

“Domandatevi come stiamo”, è la richiesta che proviene con urgenza dalle giovani e dai giovani, come hanno dimostrato anche i corsisti di Alisei, che si sono aperti in un emozionante confronto con i due esperti. Tanti racconti, esperienze di vita o anche semplicemente opinioni con un filo conduttore: la preghiera a questa società e a questa scuola di ascoltarli e di iniziare un cambiamento. Per un futuro non più ipercompetitivo, non più del tutti contro tutti, e della performance, dove c’è spazio per raccontare se stessi e le proprie sofferenze senza sentirsi giudicati.