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“In treno con Teresio Olivelli”, a Desio una mostra sui deportati ai campi di concentramento

16 gennaio 2023 | 15:57
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“In treno con Teresio Olivelli”, a Desio una mostra sui deportati ai campi di concentramento
Inaugurazione della mostra col sindaco Simone Gargiulo, l'assessore Samantha Baldo, il presidente dell'Anpi Desio Oriano Tagliabue e alcuni parenti dei deportati

E’ stata inagurata presso la sala Carlo Levi di via Gramsci la mostra promossa dall’Anpi dedicata ai deportati del “Trasporto 81” partiti da Bolzano il 5 settembre 1944 e arrivati due giorni dopo al lager di Flossenburg in Baviera.

L’arresto, il viaggio su un treno merci carico di persone, l’ingresso al campo di concentramento, la doccia, le percosse, il lavoro massacrante, il disprezzo. E’ un racconto che fa rabbrividire quello di Walter Gibillini, figlio di Venanzio, deportato in un campo di concentramento, sopravvissuto all’Olocausto e morto a 94 anni,  pochi anni fa. “Mio papà ha passato una vita a raccontare quella terribile esperienza e a portare la sua testimonianza soprattutto nelle scuole” spiega.
Venanzio Gibillini è stato uno dei 432 deportati del “Trasporto 81” partiti da Bolzano il 5 settembre 1944 e arrivati due giorni dopo al lager di Flossenburg in Baviera. Alla storia del “Trasporto 81” è dedicata la mostra “In treno con  Teresio Olivelli”, organizzata dall’Anpi di Desio, inaugurata sabato scorso presso la sala Carlo Levi di via Gramsci . Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, viene raccontata una delle pagine più buie della storia. “La memoria è una missione: va portata avanti, soprattutto tra le nuove generazioni” afferma Carmen Meloni, figlia di Pietro, uno dei deportati. 

mostra memoria desio mb

Teresio Olivelli, un esempio di umanità 

I pannelli esposti presentano le biografie dei deportati, in particolare quella di Teresio Olivelli, esponente di area cattolica, ricordato da tutti i sopravvissuti come esempio di  umanità. Morto a 29 anni, è stato riconosciuto Beato dalla Chiesa nel 2017. Olivelli è stato il fondatore del “Ribelle”, testata dei gruppi cattolici operanti nelle formazioni autonome “Fiamme verdi”. Una copia è esposta alla mostra, insieme a testimonianze, disegni e lettere scritte dai deportati dal carcere di San Vittore, da Bolzano e dai lager tedeschi.

mostra memoria desio mb

“Mio padre si salvò, ma era stemato”

All’inuagurazione, sabato scorso, erano presenti anche  il sindaco Simone Gargiulo e  l’assessore alla cultura Samantha Baldo,che hanno ricordato l’importanza di ricordare. Particolarmente toccanti le testimonianze dei parenti. “Mio papà è stato arrestato il 4 luglio del 44 dai fascisti, perchè considerato un disertore – ha spiegato Walter Gibillini –  E’ stato portato a San Vittore e poi con un bus trasferito a Bolzano. Da lì, fu caricato su un treno merci, il 5 settembre 44  e portato nel campo di Flosssenburg, in Baviera. Gli venne assegnato il numero di matricola 21626. Appena entrato nel campo, insieme agli altri, venne rasato, svestito, lavato sotto una doccia di acqua prima gelata e poi bollente. Gli diedero la divisa con la camicia zebrata e fu portato nella baracca. Furono mesi difficilissimi. La sua fortuna è stata quella di essere stato messo a lavorare in fabbrica come meccanico specializzato. Si salvò. Riuscì ad arrivare all’aprile del 45: più volte mi ha confessato che era ormai agli stremi  e se la prigionia fosse durata ancora per poche settimane non ce l’avrebbe fatta”.
La mostra è aperta fino a mercoledì 18 gennaio, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.