“Ti sfregio la faccia con l’acido e andiamo sui giornali”: 50enne monzese finisce in carcere

6 novembre 2022 | 08:52
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“Ti sfregio la faccia con l’acido e andiamo sui giornali”: 50enne monzese finisce in carcere
Polizia di Stato a Monza

Non poteva avvicinarsi alla casa familiare perché, più volte, aveva maltrattato i suoi parenti e per questo indossava il braccialetto elettronico.

Non poteva avvicinarsi alla casa familiare perché, più volte, aveva maltrattato i suoi parenti e per questo indossava il braccialetto elettronico. Ma un 50enne monzese non ha rispettato il divieto impostogli ed è finito in carcere. Nella giornata di mercoledì 2 novembre, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Monza e della Brianza hanno eseguito la misura restrittiva disposta dal GIP del tribunale di Monza su richiesta della Procura della Repubblica.

Tutto è iniziato nel pomeriggio di giovedì, 20 ottobre, quando per la prima volta i poliziotti sono intervenuti nei suoi confronti. Dopo varie minacce di morte e continui maltrattamenti psicologici che da diversi anni lei e i due figli erano costretti a subire, la sua compagna aveva trovato il coraggio di denunciarlo. “Ti sfregio con l’acido ed andiamo sui giornali”: questa una delle tante frasi pronunciate dall’uomo che non voleva accettare la loro separazione.

La donna era costretta a vivere un incubo fatto di pedinamenti continui: non appena usciva per qualche commissione, quando era fuori per qualche incontro con le amiche. L’ex non faceva altro che messaggiarla di continuo (circa duecento messaggi al giorno), a contattare le stesse amiche della moglie per conoscerne i movimenti durante qualche uscita serale o quando si recavano presso la scuola di ballo, fino ad arrivare al danneggiamento dell’auto della moglie.

Dopo solo due giorni dall’applicazione del braccialetto elettronico, ne è stata verificata la violazione che è continuata anche nei giorni successivi: infatti grazie all’analisi del tracciato gps del braccialetto è stato possibile verificare che l’uomo si sarebbe intenzionalmente diretto verso la zona del territorio di Monza più lontano dal punto di partenza, in quanto in quel luogo sarebbe stato più probabile avvicinarsi alla donna. Pertanto, in considerazione dell’entità e della pluralità delle trasgressioni, unite all’inconsistenza delle ragioni che le avrebbero giustificate ed al comportamento dell’uomo volto a cercare un contatto o un’occasione di incontro con la donna, hanno determinato il convincimento dell’Autorità Giudiziaria circa l’inidoneità delle misure in atto, con la conseguente decisione di applicare allo stesso la custodia cautelare in carcere.